Lotta per la vita la giovane ferita. Polemiche sui tempi d’arrivo del medico (7 minuti dalla chiamata al 112)

Incidente di via Milano Sempre gravissima in rianimazione la liceale comasca di 17 anni. I testimoni hanno sollecitato i soccorsi: l’automedica, che risultava essere in via Italia Libera, ha impiegato 5 minuti

Lotta, la giovane comasca ricoverata da ieri mattina in rianimazione. E i medici del reparto di terapia intensiva del Sant’Anna stanno facendo di tutto per salvarle la vita. Restano critiche, ma stazionarie, le condizioni della diciassettenne vittima del gravissimo incidente stradale avvenuto sabato mattina in via Milano bassa, all’incrocio con via Cigalini.

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Uno scontro avvenuto davanti agli occhi di decine di testimoni e che ha acceso - in questo fine settimana di paura e dolore per un famiglia comasca - un’accesa e tutto sommato sterile polemica sulle responsabilità dello scontro, sulle quali fanno luce gli agenti dell’ufficio incidenti della polizia locale di Como.

L’incidente

Ripercorriamo quanto accaduto, sottolineando che la ricostruzione non ha alcun interesse ad attribuire responsabilità a chicchessia, ma si limita a fotografare cause ed effetto del terribile incidente.

Manca poco più di un quarto d’ora alle 10. La giovane, 17 anni, liceale comasca e promessa del nuoto per una società cittadina, è in sella al suo scooter diretta verso il centro città. Scende lungo via Milano dove alcune auto sono incolonnale. Lei supera le vetture in coda. Ma, all’altezza di via Cigalini, non si accorge che un’automobilista, al volante della sua Renault Captur, si è fermata per svoltare a sinistra e imboccare la strada a senso unico che conduce verso via Cadorna. La donna inizia la manovra senza avvedersi dell’arrivo dello scooter. L’impatto è inevitabile e violento, ancorché le velocità dei mezzi molto contenute. La moto sbanda e finisce la sua corsa a oltre trenta metri di distanza sul marciapiede dalla parte opposta della strada. La ragazza viene sbalzata anche lei sul marciapiede opposto, a poco meno di una trentina di metri dal punto d’impatto.

Le sue condizioni appaiono subito gravissime. Indossa un casco jet, di quelli a elemetto, che non riesce a proteggerla da un gravissimo trauma cranico. Subito decine di persone accorrono per prestarle soccorso e molte chiamano il 112 per chiedere l’arrivo dei soccorsi.

E qui si innesta una seconda polemica: i tempi di arrivo dell’automedica. Veloci, ma non velocissimi come sarebbe lecito attendersi viste le distanze esigue tra la base di partenza e il luogo dell’incidente.

I tempi dei soccorsi

Si calcola che dalla prima telefonata di aiuto all’arrivo del medico, siano passati 7 minuti tra il filtro del 112, la descrizione dell’accaduto e delle condizioni della ragazza all’operatore del 118 e l’attivazione dei mezzi. Il fatto è che l’automedica parte da via Italia Libera (almeno: così risulta ufficialmente) ovvero da appena 500 metri (in linea d’aria anche meno) da percorrere in sirena e che, anziché arrivare da piazza Vittoria com’è lecito attendersi considerando il tragitto più breve, ha raggiunto il luogo dell’incidente da San Bartolomeo, ovvero seguendo la rotta suggerita dal navigatore per chi non può percorrere le corsie preferenziali.

Ovviamente quei tempi, comunque brevi, non hanno avuto alcuna ripercussione né conseguenza (anche perché, come sempre, l’équipe ha soccorso la giovane con professionalità assoluta), se non la rabbia di chi, di fronte a un incidente così grave, vive ogni minuto di attesa come un’eternità. E infatti non sono mancate le telefonate di sollecito.

Quel che conta ora, in ogni caso, sono le condizioni della ragazza. Lei lotta. I medici pure, con lei.

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