Indagine dei carabinieri: dietro le consegne a domicilio l’ombra del caporalato. Un rider su tre a Como a rischio sfruttamento

In città murata I militari con la polizia locale hanno controllato quindici rider legati a Deliveroo e Glovo. Uno di loro era clandestino

C’è l’ombra del caporalato, dietro alla gestione della consegna a domicilio di pizze, burger e cibo da parte dei rider in servizio a Como. I carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro, con i colleghi del comando provinciale e della Compagnia, hanno effettuato venerdì sera una serie di controlli a tappeto sul giro di consegne a domicilio attraverso le applicazioni Glovo e Deliveroo. I primi accertamenti, compiuti anche con l’ausilio di due pattuglie della polizia locale, hanno portato a scoprire almeno cinque posizioni sospette di altrettanti giovani stranieri impegnati nel lavoro di consegna, che potrebbero essere vittime di caporalato.

I controlli in città murata, scattati alle 18 di venerdì, fanno parte di una maxi operazione a livello nazionale disposta dal Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro. L’attività prende il via da controlli effettuati sia a Como che a Milano negli anni scorsi: a Milano a seguito del coinvolgimento di alcuni ciclofattorini in incidenti stradali, con un fascicolo aperto al fine di acquisire informazioni sull’orario di lavoro, modalità di retribuzione, mezzi utilizzati, condizioni d’igiene e sicurezza ed altro, stante la mancanza di qualsivoglia tutela applicata agli stessi e alla non riconosciuta riconducibilità dell’incidente ad “infortunio sul lavoro”. A Como per la scoperta di rider impegnati nelle consegne che, però, non risultavano anche titolari degli account aperti sulle piattaforme digitali di “food delivery”.

I risultati dei controlli in centro storico

Rider controllati dai carabinieri.

Complessivamente in città sono stati controllati 15 giovani, impegnati nelle consegne, e legati alle insegne Glovo e Deliveroo. Di questi, cinque di loro non erano i titolari ufficiali dell’account. Questo significa che c’è stata una cessione di account che, potenzialmente, potrebbe nascondere un’ipotesi di caporalato di lavoro. È infatti già emerso, in passato, che chi cede il proprio account si tiene fino all’80% del compenso, lasciando il resto a chi materialmente compie il lavoro. Di questi cinque ragazzi, uno di loro - un nigeriano - è risultato clandestino.

La maggior parte dei rider è di nazionalità nigeriana, quindi sono stati controllati tre ragazzi pakistani e un venezuelano. La polizia locale, che ha partecipato ai controlli, ha invece elevato cinque contravvenzioni per illeciti amministrativi collegati all’utilizzo delle biciclette e dei monopattini elettrici, non risultati a norma.

Il blitz nazionale

Con l’avvento del periodo pandemico, la prolungata chiusura degli esercizi commerciali e le restrizioni adottate per limitare la capacità di movimento delle persone al fine di contenere la diffusione del Covid-19, si è registrata una crescita esponenziale da parte della popolazione dell’utilizzo dei servizi di delivery tramite applicazioni telematiche dedicate, trasformando di fatto i rider in lavoratori essenziali in circuito lavorativo 24/7. Le piattaforme di App Delivery hanno quindi proceduto a reclutare telematicamente un numero considerevole di nuovi rider.

In questo nuovo ed atipico scenario lavorativo, il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Milano aveva accertato l’esistenza e lo sviluppo di numerosi episodi di cessioni di account con l’intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati di account e l’effettivo prestatore di manodopera. Gli account sarebbero registrati sulle piattaforme anche (e spesso) tramite l’utilizzo di documenti falsi e, successivamente ad avvenuto accreditamento, ceduti al rider che materialmente effettua la prestazione previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero da parte del caporale. In sintesi, si verifica che gli account registrati e accreditati sulle piattaforme delle citate società di Food Delivery3, verosimilmente gestiti dal c.d. caporale, vengano ceduti ad altra persona (rider) che materialmente eseguirà la prestazione lavorativa della consegna previa trattenuta di una quota percentuale4 del guadagno giornaliero operata dallo stesso titolare dell’account, con conseguenti ingenti profitti per quest’ultimo.

Numerose problematiche sono poi connesse ai veicoli utilizzati per il trasporto qualora gli stessi non siano conformi alla normativa di riferimento o non abbiano le caratteristiche per l’espletamento del servizio in argomento (problematiche legate, ad esempio, alla mancanza di assicurazione, casco, targa ecc). Si pensi, ad esempio, all’utilizzo di un velocipede a pedalata assistita difforme.

L’operazione di controllo nasce proprio dall’esperienza maturata nelle attività svolte nel capoluogo meneghino ove sono in corso accertamenti delegati dalla Procura della Repubblica di Milano ed è stata estesa all’intero territorio nazionale dal Comando Carabinieri Tutela Lavoro nell’ambito dei propri poteri ispettivi, al fine di contrastare in altre realtà il fenomeno dello sfruttamento lavorativo attraverso le cessioni di account nonché per assicurare il rispetto della normativa prevenzionistica relativa alla sicurezza sui luoghi di lavoro -anche alla luce delle prescrizioni già impartite- nonché nell’ambito di realtà societarie fino ad ora non interessate dalle procedure di accertamento soprariportate.

Nel corso dei controlli, i Carabinieri hanno proceduto a: Individuare su “strada” e in particolare in ben 225 Hot Spot preventivamente censiti in tutto il paese (luoghi ove i rider si ritrovano in attesa di ricevere gli ordini) N. 1609 ciclofattorini; verificare la presenza del fenomeno della cessione di account trasversalmente sull’intero territorio nazionale, concentrato soprattutto nel centro-nord Italia con le dinamiche già evidenziatesi a Milano, in quanto su 823 lavoratori stranieri controllati, 92 di questi sono risultati in cessione di account per una percentuale pari all’11,2%; accertare n. 23 prestazioni lavorative fornite da persone irregolari rispetto alle norme di soggiorno sul territorio nazionale; avviare le verifiche su oltre 1500 rider circa l’effettivo assoggettamento dei lavoratori a tutti gli obblighi in materia di sicurezza ed igiene ai sensi delle norme prevenzionistiche in materia; controllare anche un minore che lavorava in cessione di account che è stato riaffidato al proprio genitore.

Al termine delle attività gli account in cessione o a qualsiasi titolo utilizzati fraudolentemente sono stati di fatto eliminati al fine di impedire la prosecuzione delle condotte illecite. Inoltre, le stesse società hanno recentemente implementato i controlli interrompendo il rapporto lavorativo nel caso emergano situazioni di irregolarità.

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