Infermieri in fuga. Anche il corso di laurea non attira più nessuno

Insubria Più posti in università, ma meno candidati. A Como neppure il 50% delle iscrizioni disponibili

Aumentano i posti in università, ma diminuiscono i candidati: a Como gli aspiranti infermieri sono meno della metà delle borse disponibili. Oggi a Varese si svolgerà il test d’ingresso per accedere ai corsi di laurea nelle professioni sanitarie, sono attesi circa 600 studenti. Di questi però solo 159 hanno indicato come prima scelta il corso di laurea in infermieristica, quando invece il Ministero ha assegnato all’università dell’Insubria ben 249 posti. Quel che è peggio è che per la sede di Como, con le lezioni divise tra il polo di via Valleggio e gli ospedali del territorio, le domande arrivate sono 42 per 99 borse a disposizione. Quindi nemmeno la metà.

I numeri

Il paradosso è che fino a due anni fa il corso di infermieristica a Como contava 75 posti che andavano quasi sempre esauriti. Solo di recente, vista la grave carenza di infermieri nei reparti e negli ambulatori, per aumentare le fila dei futuri professionisti sanitari sono aumentate anche le borse offerte agli studenti. Il risultato però è un calo delle iscrizioni. Così facendo anche nei prossimi anni negli ospedali come nelle Rsa la situazione sarà destinata a peggiorare, bandi e concorsi per assumere infermieri già oggi vanno in gran parte a vuoto.

A Varese il corso di infermieristica ha raccolto 76 domande per 100 posti a disposizione, sempre per l’università dell’Insubria il corso a Busto Arsizio ha ottenuto 41 candidature a fronte di 50 banchi liberi. Al contrario è molto più gettonato il corso di fisioterapia, che ha sede a Varese e che è sempre interno alle professioni sanitarie con un unico test d’ingresso. Sono 267 le candidature per soli 38 posti disponibili. Questa carriera è maggiormente ambita forse perché, dicono gli studenti, è meno dura, meno stressante e più remunerativa, offre più spazio alla libera professione. La speranza è che alcuni dei non ammessi si orientino verso infermieristica. Ostetricia raccoglie 69 prime scelte per 20 posti.

E molti desistono

Male il corso per il tecnico della prevenzione, una figura che Ats Insubria ha cercato la scorsa primavera di rilanciare anche a Como e che però ha totalizzato solo quattro candidature dovendo riempire una classe da 24 studenti. Anche molte specialità mediche, dall’emergenza urgenza all’anestesia, hanno poche domande d’iscrizione, mentre invece alcune ne hanno troppe, per esempio chirurgia plastica o dermatologia.

«Il motivo non è solo economico» così ragiona Massimo Minerva, medico in pensione iscritto al corso in igiene e ora rappresentante nazionale dell’Associazione liberi specializzandi. «Certo un chirurgo plastico guadagna molto più di un medico del Pronto soccorso, che pure fatica e rischia parecchio. Ma anche un medico legale ha una paga molto elevata, eppure il corso conta pochi iscritti. Bisogna a mio parere guardare anche al numero degli abbandoni, ci sono corsi che fanno fare tantissime ore in corsia agli specializzandi. Un vero sfruttamento, tanto che molti desistono. Più in generale oggi le scuole mediche offrono un gran numero di posti a tavola, avendo però a cena sempre meno ospiti. Così facendo aragoste e caviale finiscono sempre, mentre ad avanzare sono sempre solo insalata e fagioli. Continuando nel paragone, è molto complicato rendere più appetibili le pietanze più umili».

© RIPRODUZIONE RISERVATA