Infermieri via dagli ospedali comaschi
«Turni massacranti, io cambio lavoro»

Decide di lasciare il Sant’Anna dopo dieci anni e spiega : «Non reggo più, tanti come me» - Nel 2021 all’Asst Lariana 134 uscite e 131 in servizio: bilancio in passivo nonostante i concorsi

Como

Tanti infermieri dell’Asst Lariana fuggono in Svizzera, si danno alla libera professione o tornano al Sud. Colpa dei turni stressanti, degli straordinari, delle ferie bloccate e di organici sempre più esigui a fronte di una professionalità poco apprezzata. «Ho deciso di rassegnare le mie dimissioni – scrive ai colleghi Claudio Morelli , infermiere del Sant’Anna per quasi dieci anni e sindacalista della Cisl dei Laghi –. Abbandonare la nave mi sembra l’unico modo di fuggire da questa situazione che non riesco più a reggere. La stanchezza fisica e le continue riorganizzazioni di questo ultimo periodo mi hanno dato il colpo di grazia».

E ancora: «Come me tutti i colleghi sono sottoposti a turni massacranti e a ritmi altissimi con continui problemi di copertura turni per contagi, ma anche per dimissioni volontarie e malattie. Il lavoro viene organizzato già con le ore di straordinario perché non si riesce in alcun modo a far quadrare la situazione. Ho visto talmente tante dimissioni volontarie in questo periodo che qualcuno dovrebbe davvero iniziare a farsi qualche domanda. Non si pensa in nessun modo alla persona, al benessere lavorativo, l’unica preoccupazione sono i turni da coprire. Io, sinceramente, sono stufo di essere mortificato in questa maniera».

Persone e non macchine, scrive ancora l’infermiere impegnato nei reparti Covid, altro che eroi o angeli. Secondo Morelli è in corso da mesi una diaspora verso la libera professione, la più remunerativa assistenza domiciliare. In ospedale la paga si ferma a 1.700 euro circa, oltre confine gli stipendi non sono paragonabili. Ma tanti colleghi decidono anche di tornare al Sud, visto che la pandemia ha sbloccato diversi concorsi e anche gli ospedali delle regioni meridionali sono tornati ad assumere.

«Il 70% della forza lavoro presente al Nord arriva in realtà dal Sud e il trend ora si è invertito – si legge ancora nella lettera –. È sotto agli occhi di tutti, l’ultimo concorso per infermieri qui ha raccolto poco più di 200 domande, le graduatorie si esauriscono subito. Un sistema così in affanno non può permettersi di perdere professionalità sulla cui formazione ha investito per anni».

Per molti infermieri organizzare lavoro e famiglia negli ultimi mesi è stato impossibile. Nel 2021 nell’Asst Lariana sono cessati 117 rapporti di lavoro tra gli infermieri, se ne sono dimessi due pediatrici, 12 di famiglia e tre della Terapia intensiva: il conteggio totale arriva a 134 uscite. Nelle fila degli assunti militano invece 85 infermieri, 45 di famiglia e uno per la Rianimazione, dunque 131. Il bilancio è in passivo nonostante i tanti bandi d’assunzione pubblicati.

«È arrivato il momento di cambiare vita – scrive ancora l’operatore sanitario – di riprendere in mano progetti e sogni nel cassetto e questo implica abbandonare questa azienda. Ho maturato questa decisione dopo l’ennesima riorganizzazione interna e lo spauracchio degli ordini di servizio proprio in prossimità delle festività natalizie».

Gli infermieri rimasti in ospedale lamentano di essere in pochi e di avere un’elevata età media, superiore ai 50 anni. Mancano infermieri in modo cronico anche nelle Rsa comasche e ne serviranno ancora dopo la riforma regionale che punta a costruire le cosiddette “case di comunità”.

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