Cronaca / Como città
Giovedì 30 Gennaio 2020
«Io, studentessa a Wuhan
Qui viviamo da reclusi»
La testimonianza di Benedetta, studentessa dell’Insubria: «Viviamo con la mascherina e i detergenti sterilizzanti»
Da una settimana, quasi tutta la giornata di Benedetta Busnelli si svolge all’interno del dormitorio dell’università. Si esce per fare la spesa, sempre con la mascherina e il detergente sterilizzante a portata. S corre così la vita a Wuhan, città cinese epicentro della battaglia contro il Coronavirus. «Adesso sono molto tranquilla. Appena si è diffusa la notizia della messa in quarantena, sono rimasta scossa. Però sento molto vicino la mia famiglia e gli amici, quindi sto bene», spiega la ventiquattrenne.
«Già a fine anno – aggiunge - si è diffusa la voce del virus. Fino al 18 gennaio, i notiziari e le app del Paese fornivano dati e informazioni, però le persone contagiate erano molto poche. Poi, da quel giorno, la situazione è peggiorata all’improvviso e da giovedì scorso stiamo all’interno del dormitorio, uscendo solo per prendere l’acqua e comprare qualcosa. Abbiamo le mascherine protettive e il prodotto sterilizzante sempre con noi. L’università ci ha fornito tutte le informazioni, comprese quelle per pulire al meglio la nostra stanza. Inoltre, a richiesta, ogni volta che si rientra, si misura la febbre».
Misure protettive
Benedetta ha studiato alla triennale di Mediazione linguistica all’Insubria di Como. Una volta laureata, ha scelto d’iscriversi alla Magistrale proprio all’università di Wuhan. Negli ultimi dieci anni, sono oltre 500 i giovani laureati dell’ateneo cittadino che hanno trascorso da uno a 15 mesi di soggiorno studio in Cina durante il loro triennio. Molti decidono di tornare per un ulteriore periodo di perfezionamento linguistico, per finire la laurea magistrale oppure per lavoro. Quelli che risultano attualmente residenti in loco sono una trentina, sparsi in tutto il paese, di cui circa la metà è rientrata provvisoriamente in Italia nei giorni precedenti. «Sono in una stanza singola – prosegue Benedetta – con gli altri compagni comunichiamo attraverso “Wechat”, un’applicazione di messaggistica molto usata in Cina (e complicata da installare, provare per credere, ndr). Ovviamente, alcuni aspetti destano un po’ di preoccupazione: per esempio, le mascherine “super protettive”, in dotazione oggi, fino a quanto dureranno? Saranno sufficienti?».
Sulla strada del rientro
Nella battaglia contro il Coronavirus, il governo cinese ha messo in campo massime precauzioni. Chi conosce il Paese orientale, non resta stupido dalla capacità del “Dragone” di completare colossali progetti ingegneristici in tempi record, come sta accadendo proprio per l’ospedale di Wuhan. «Per quanto mi riguarda – continua la giovane – sono soddisfatta. Le informazioni mi sembrano chiare ed efficaci. C’è, inoltre, un’applicazione aggiornata ogni mezz’ora in cui sono forniti ragguagli e numeri circa il contagio. Ovviamente, l’idea della quarantena spaventa, ma credo sia la soluzione migliore per fermare la diffusione del virus».
Intanto, oggi è previsto il volo organizzato dalla Farnesina per rimpatriare gli italiani bloccati a Wuhan. L’aereo raggiungerà l’aeroporto avendo a bordo personale medico specializzato. All’arrivo in Italia, i connazionali seguiranno un protocollo sanitario definito dal Ministero. Ieri pomeriggio, pur sapendo della possibilità di tornare a casa, Benedetta non aveva ancora ricevuto l’orario dall’ambasciata, con cui è in costante contatto. «Per ora, sebbene sia combattuta, ho deciso di tornare», conclude. Poi si vedrà.
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