«Io, sul green di villa d’Este con Agnelli e Jim Clarke»

L’intervista Nini Binda, il socio più anziano del club di Montorfano: «Con l’addio all’azionariato diffuso è finita un’epoca. Ai nuovi proprietari dico: fate un eliporto non la piscina. Tra i tanti vip, anche Gregory Peck è passato da qui»

Conosce a memoria ogni buca e ogni filo d’erba e oggi è l’iscritto del golf club Villa d’Este con più anni di tesseramento all’attivo, avendo iniziato a frequentare il circolo tra il 1957 e il 1958. Nini Binda, 90 anni e non sentirli, è seduto nella club house del golf, uno dei più antichi d’Italia (il settimo, per la precisione, essendo nato nel 1926) e dei più noti al mondo. E adesso che l’azionariato diffuso si è chiuso con il ritorno della maggioranza saldamente nelle mani dell’hotel 5 stelle lusso (come in origine) è in qualche modo «la fine di un’epoca».

Binda tra le 18 buche di Montorfano è di casa. Fu tra i primi ad arrivare quando un incendio devastò la club house, accolse l’avvocato Agnelli e i piloti di Formula Uno. Ma anche il presidente della Toyota e ricorda bene «la Thunderball rosa di Heinz, che poi vendette a Clooney Villa Oleandra» e i tanti calciatori. Dal golf sono passati anche reali (Leopoldo del Belgio era un affezionato e ci fu anche Edoardo VIII, che abdicò per amore di Wallis Simpson). Ricorda la famiglia Droulers e la vendita alla Palmolive con il successivo ingresso di tanti soci, gli anni della presidenza dell’Immobiliare Bosco Montorfano e l’impresa di portare l’acqua del lago di Como fino a lì per garantire l’autonomia del compendio. Si guarda intorno e indica con la mano un’enciclopedia Treccani: «La vede, quella? L’ho regalata io».

Binda, ne ha viste tante da qui...

Eh, sì. Sono il più anziano, non in termini anagrafici poiché c’è un signore di 96 anni, ma certamente quello con più anni di appartenenza al circolo, a cui sono iscritto dal 1957-58. Sono stato consigliere di tanti presidenti, da Livi a Varasi e poi Tronchetti Provera, Rizzani e Ragazzi.

Lei ricorderà anche quando era tutto di Villa d’Este...

Sì certo. Il golf venne poi venduto dai Droulers, proprietari di Villa d’Este, alla Palmolive. Poi la società cambiò dirigente e il nuovo preferiva il tennis al golf e, così, Varasi acquistò le quote e le divise tra 300 soci circa. Ci sono state diverse cessioni, ma l’assetto è arrivato fino a pochi giorni fa, quando Villa d’Este è tornata con la maggioranza.

Adesso infatti l’albergo ha il 51% delle quote. Lei cosa ne pensa?

Come ex presidente sono molto amareggiato di come è stata gestita negli ultimi anni l’immobiliare Bosco Montorfano ed è un peccato che non ci sia più l’azionariato diffuso. Al presidente uscente dico “thank you for coming, but thank you for leaving” (grazie per essere venuto, ma anche per lasciare, ndr). Giudico estremamente positivo il ritorno di Villa d’Este. Ero un ragazzino quando entrai nella “sportiva”, cercavo di dire qualcosa e mi rispondevano “Binda, devi ascoltare e basta perché sei giovane”.

E lei, ascoltò e basta?

Andai a casa e raccontai a mio padre quello che succedeva e che non contavo niente perché non avevo azioni. Lui chiamò il Banco Lariano, ma non c’erano azioni in vendita. Dopo un po’ di tempo lo contattò la banca dicendo che se ne erano liberate alcune e così me ne prese un piccolo pacchetto. A quel punto, avendo delle quote dell’hotel potevo finalmente dire la mia.

Lei ha avuto anche azioni dell’Immobiliare però.

Sì, ma poi le ho vendute.

Ora le decisioni sono nelle mani di Villa d’Este di cui lei è ancora in piccola parte socio.

Sì. E a Fontana (il proprietario dell’hotel e fautore dell’acquisto del golf, ndr) consiglio di non pensare di fare una piscina qui perché, a mio avviso, la priorità è un eliporto. I big si muovono in elicottero e quello è un servizio imprescindibile se si vuole tornare ad altissimo livello.

Lei ha parlato della «fine di un’epoca». Cosa intende?

Negli ultimi anni si è perso il prestigio e spero che ora, con Villa d’Este, si possa riacquistare. Poi bisognerà capire la parte sportiva come sarà organizzata e gestita. Oggi non abbiamo neanche più un rappresentante in Federazione nonostante le squadre di altissimo livello di una volta.

A proposito di sport, chi ha visto tirare qui e con chi ha giocato a golf?

Ho giocato con Umberto Agnelli che arrivava con i Rivetti. E poi con i piloti Jim Clark e Jackie Stewart. All’epoca dormivano a Villa d’Este quando c’era il Gran Premio e si rilassavano a giocare a golf. Stewart mi aveva anche invitato a Ginevra. Tanti anni prima anche Gregory Peck passò da qui. Sono stato due volte in gara anche con Attilio Fontana, attuale presidente della Regione, lo ricordo con simpatia e come un buon giocatore.

Un momento doloroso...

Quando bruciò la club house, nel dicembre 1990. Ero appena atterrato a Milano e mi chiamarono dicendo che c’era un incendio. Fui il primo socio insieme al vigile di Montorfano Angelo Maspero ad arrivare.

E una cosa di cui va orgoglioso...

Aver portato l’acqua del lago di Como fino a qui. Nel 1985 ci fu una siccità impressionante e il golf ne soffriva molto. Allora pescava l’acqua dal lago di Montorfano e la riserva disse che non era più possibile. Mi venne l’idea di portare l’acqua del lago di Como e come risposta chiamarono il 118...

Sembrava una follia...e poi?

Niente per diversi anni. Nel 2009 l’operazione “Progetto acqua” venne realizzata con Giuseppe Accolla presidente. Portammo l’acqua dall’acquedotto industriale fino al golf per assicurare approvvigionamento idrico. Più di 8 km di tubazioni, cinque Comuni e due linee ferroviarie attraversate per un investimento di un milione e mezzo di euro per 160 metri cubi l’ora di portata d’acqua e, all’interno del campo da golf, un serbatoio interrato, 500 metri di condutture e 200mila euro di investimento.

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