La battaglia del cedro finisce in tribunale. I residenti: «Non si tocca». Cisl: «Da abbattere»

Como Per il sindacato è colpevole di allagamenti agli uffici, tra via Recchi e viale Rosselli. I proprietari di Casa Gatti e dell’albero: «C’è da 92 anni e dà ossigeno». Raccolte cento firme

Il cedro della discordia. Potrebbe essere questo il titolo della saga che sta interessando l’isolato tra via Recchi, viale Rosselli e viale Masia e che vede tra i protagonisti un giudice che dovrà decidere o meno sull’abbattimento della pianta, lo scontro tra la Cisl e i proprietari di Casa Gatti (e dell’albero) e i residenti che si sono mobilitati per cercare di salvarlo perché, a vario titolo, da decenni sono abituati a vederlo dalle loro finestre e a beneficiare del suo verde e del suo ossigeno.

La vicenda

Tutto ruota attorno a un esemplare di “Cedrus deodara” del diametro di circa 96 centimetri, altezza di 22 metri e raggio della chioma di 8 metri e, nello specifico, sulla sua stabilità e sul fatto che sia indicato da una delle due parti come “colpevole” di allagamenti e danni.

«Casa Gatti (affacciata su viale Rosselli, ndr.) - racconta una delle tre proprietarie, Maria Carobbio in Lorini – è stata costruita nel 1932 su progetto razionalista dell’ingegner Giussani e il cedro venne piantato in quell’anno. Da allora è lì mentre l’edificio adiacente, dove oggi c’è la Cisl, era stato costruito all’inizio degli anni Cinquanta e, se vogliamo dirla tutta, a una distanza dall’albero inferiore a quella regolamentare. I miei nonni non fecero questioni e ormai quella è una vicenda chiusa. Prima fu sede della Fiat Franchini, poi per diversi anni è rimasto sfitto fino all’acquisto, l’anno scorso, dalla Cisl». Si tratta dell’ex palazzo dell’Ina Assitalia di via Recchi che ha anche una parte interna non visibile dalla strada.

La mobilitazione

«Noi – prosegue Carobbio – abbiamo sempre fatto le manutenzioni e la pulizia del tetto. Ad agosto del 2023 ci hanno chiesto di abbattere l’albero perché secondo loro, causa infiltrazioni ed è insicuro, ma noi ci siamo opposti. Abbiamo fatto una serie di verifiche e abbiamo proposto di effettuare noi la manutenzione dell’albero e la pulizia, ma siamo finiti in contenzioso». La Cisl infatti ha deciso di portare la questione in tribunale e si sono già svolte tre udienze in attesa di quella definitiva prevista a fine ottobre. «Il giudice – spiega ancora Carobbio – ha chiesto delle verifiche. La prima è stata fatta alla base dell’albero con dei sensori e un monitoraggio per vedere lo stato di salute all’interno, alla presenza del nostro agronomo e di quello della controparte e non sono emersi problemi. Adesso verrà fatta quella “in quota”».

Intanto è partita la mobilitazione arrivata a un centinaio di firme. «Questo albero – conclude – porta ossigeno non solo a noi, ma a tantissime persone che hanno i loro appartamenti affacciati sul nostro giardino e per questo si sono attivati per salvarlo. Ha aderito anche Legambiente e la raccolta firme va avanti. Noi ribadiamo la nostra proposta di accordo per potature periodiche, pulizia e controlli di sicurezza a nostro carico, ma la pianta è quasi centenaria e deve rimanere».

La Cisl, che ha appena trasferito in via Recchi tutti i suoi uffici ha un punto di vista opposto. «È una questione complicata – spiega il segretario generale Daniele Magon – e noi abbiamo fatto denuncia perché non c’è stata la possibilità di trovare un accordo. Ogni volta che piove si allaga tutto: gli aghi intasano i canali e, nonostante i nostri interventi alla copertura, il problema non si è risolto. Finché la sede era abbandonata nessuno si accorgeva di nulla, ma ora i danni sono ingenti. Non siamo contro i cedri o gli alberi, ma così non si può continuare. Ci sono uffici che si allagano con persone che lavorano. Mi spiace per chi è affezionato all’albero, ma noi non vediamo alternative».

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