Cronaca / Como città
Martedì 31 Dicembre 2024
La beffa dei bonus edilizi. Rischia chi è stato truffato
La denuncia Condomini devastati dai lavori per il “110” mai ultimati. Eppure il fisco potrebbe chiedere ai residenti la restituzione dei crediti
Gli ennesimi esposti per sospetta truffa nei lavori eseguiti con il regime del superbonus fiscale, prima ancora che reclamare il via di un’inchiesta penale puntano a far annullare o revocare la concessione della cessione del credito da parte dell’Agenzia delle entrate a chi non ne aveva il diritto. E il motivo è presto detto: una volta scoperto che i lavori per i quali lo sconto del 110% non sono mai stati ultimati, il fisco potrebbe pretendere dai contribuenti formalmente beneficiari di riavere i soldi dei crediti erogati. E quindi a pagarne le conseguenze sarebbero i proprietari degli immobili che contavano nel potenziamento energetico delle loro case, ma si ritrovano ora con i condomini trasformati in cantieri incompiuti.
Scandalo superbonus
Le ultime due denunce, anticipate sul quotidiano di ieri, sembrano la fotocopia l’una dell’altra, pur se trattano di luoghi completamente differenti. Eppure si scopre che due condomini il cui unico comune denominatore era l’ex amministratore hanno subito le stesse sorti: il via libera ai lavori con il superbonus, l’incarico dato alla medesima ditta, la comunicazione di inizio lavori a novembre 2022, la decisione della ditta di rinunciare ai lavori, l’incarico (a febbraio 2023 in un caso, a marzo dello stesso anno nell’altro) a una seconda società di Milano, anche in questo caso la stessa, il cantiere aperto e dopo pochi lavori abbandonato, la scoperta della “moltiplicazione” delle richieste di cessione del credito.
Proprio quest’ultimo passaggio lascia sospettare l’ipotesi della truffa. Nel primo caso: sette giorni dopo l’affidamento dei lavori alla nuova società, questa (attraverso un commercialista di fiducia) già emette fattura per quasi 600mila euro a fronte di nessun lavoro eseguito e - due mesi più tardi - presenta richiesta di cessione del credito all’Agenzia delle entrate. Altri quattro mesi e viene presentata una seconda istanza: stesso numero di protocollo, stessi beneficiari ma spesa più alta (700mila euro) e diverso commercialista.
Nel secondo caso: ad aprile 2023 il via ai lavori, a maggio la prima fattura, ad agosto la prima istanza al fisco per la cessione del credito (550mila euro). Quindi a fine ottobre, nel giro di soli quattro giorni, altre tre istanze: stesso numero di protocollo, stessi beneficiari, anche qui spesa più alta (702mila euro per ogni domanda) e diversi commercialisti (in un caso riecco il nome già notato per l’altro condominio).
Due vicende formalmente denunciate dall’avvocato Antonio Lamarucciola, ma che pare siano assolutamente casi fotocopia di altre disavventure analoghe avvenute in altri condomini comaschi. A pagarne le conseguenze i residenti, che si ritrovano le case “violate” da lavori soltanto abbozzati e il cassetto fiscale “sporcato” da istanze fantasma.
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