La casa fantasma di Salita Peltrera non sarà mai sistemata

Battaglia legale Il Consiglio di Stato dà ragione al Comune: giusto non concedere proroghe. Dietro alla diatriba l’allargamento della strada sfociato in un processo (non finito) per corruzione

Addio appartamenti esclusivi con vista mozzafiato sul lago e sulla città di Como. Il Consiglio di Stato chiude definitivamente la controversia legale, che dura ormai da dieci anni, tra la società proprietaria dell’ormai ben noto edificio abbandonato (e diroccato) di via Salita Peltrera e il Comune che, nel 2017, aveva negato la proroga del termine della Dia, ovvero la dichiarazione di inizio attività indispensabile per procedere ai lavori di ristrutturazione. Una vicenda amministrativa che, a un certo punto, s’è trasformata anche in un fascicolo penale con l’inchiesta per corruzione che ha coinvolto Palazzo Cernezzi e il cui processo, ad oggi, non è ancora terminato (la Cassazione ha rinviato gli atti in Appello).

Una lunga diatriba

Il 16 dicembre 2011 la Imothep srl presenta la richiesta di Dia «al fine di realizzare un intervento per la costruzione di un edificio residenziale pluripiano ad alta efficienza energetica, previa demolizione dell’edificio esistente, da realizzarsi in via Salita Peltrera, 46-48». Il mese successivo, gli uffici comunali rilasciano l’autorizzazione ma subordinandola alla presentazione e alla realizzazione di «un progetto esecutivo riguardante il necessario allargamento della sede stradale» per consentire non solo alle auto degli eventuali futuri residenti di raggiungere la proprietà, ma soprattutto ai camion di raggiungere il cantiere in sicurezza. Per procedere all’allargamento, però, era necessaria l’autorizzazione dei proprietari di alcuni terreni presenti ai lati della strada. Ed è qui che tutto si interrompe.

Perché un paio di proprietari non hanno dato il loro assenso alla realizzazione dell’opera. O, meglio, non si è raggiunto alcun accordo economico, visto che i privati avevano - secondo la società - avanzato pretese eccessive, con cifre assolutamente fuori mercato.

È qui che si inserisce la vicenda giudiziaria. Perché, nell’ambito dell’indagine sulla vicenda paratie - il cui processo è finito in nulla - era emerso un incarico di consulenza da 14mila euro (pagati 4mila) dato dalla Imothep all’ex dirigente di Palazzo Cernezzi, Pietro Gilardoni. Secondo l’accusa quell’incarico sarebbe legato al tentativo di convincere l’amministrazione a procedere all’allargamento d’ufficio della strada per poter finalmente sbloccare i lavori. La Imothep srl e Roberto Ferrario, il professionista legato alla società, avevano patteggiato l’accusa di corruzione. Gilardoni dovrà comparire davanti alla corte d’Appello, dopo che la Cassazione ha annullato la sua assoluzione per non aver commesso il fatto.

Ricorso respinto

Al di là di quella vicenda, la società proprietaria della casa fantasma - così chiamata per via della presenza nel corso degli anni, nottetempo, di visitatori che hanno anche acceso in passato un paio di focolari poi diventati incendi - aveva chiesto nel 2017 al Comune di dilazionare se non addirittura sospendere i termini della Dia. Di fronte al “no” di Palazzo Cernezzi aveva fatto ricorso al Tribunale amministrativo. Ma sia il Tar prima che il Consiglio di Stato adesso hanno respinto le ragioni della Imothep: «La Dia si è formata con la condizione apposta dal Comune, accettata dalla Società, per la quale “le opere di demolizione e ricostruzione del fabbricato non potranno avere inizio prima della realizzazione delle opere stradali, utili al raggiungimento dell’accesso alla proprietà”» Di conseguenza il ricorso è infondato.

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