Cronaca / Como città
Venerdì 15 Maggio 2020
La città che riapre per la Fase 2
«Sì ai sensi unici anche per i pedoni»
Commercianti divisi, ma gli esperti concordano: «Servono soluzioni, anche città per città e via per via»
La cosiddetta “vasca” della città murata a senso unico: i commercianti sono scettici, i professori invece approvano.
Una delle possibili idee per una ripartenza in sicurezza dopo l’epidemia è l’istituzione di percorsi pedonali obbligati per regolare il “traffico” in centro storico, visto che lungo le vie dello shopping è difficile garantire la distanza sociale. «L’idea potrebbe anche essere sensata - dice per esempio Antonella Murgia dell’alimentari A&G di via Cesare Cantù – ma non so quanto sia poi applicabile. Un tentativo si può fare, ma poi tutto sta alle persone, alla responsabilità di ciascuno di noi, ai comportamenti dei singoli. Perché, ripeto, controllare sensi unici pedonali mi pare complicato».
Scettici i titolari del “Farcito”, il bar all’angolo di via Giovio, che sottolineano come al momento la città abbia il problema opposto: è ancora troppo vuota. «Ci sono soprattutto i residenti, poi speriamo che tornino tutti - dice Tiziana Castiglioni, della enoteca e salumeria di via Rovelli –. Quella dei sensi unici pedonali non è una fantasia. Via Vittorio Emanuele a scendere e via Luini a salire, dico per esempio, non è impossibile. Ecco magari nelle piazze la gestione diventerebbe un problema ma a mio parere una regolamentazione non sarebbe male perché la gente non mi pare abbia davvero compreso. Vedo tante mascherine indossate sotto al naso e tanti gomiti che sfiorano altri gomiti». Poi però c’è anche chi è contrario. «Vi prego – commenta Giuliana Bianchi dal negozio Peter Pan di piazza Volta –, sarebbe brutto un centro storico monodirezionale. Io ho fiducia nella responsabilità individuale: bastano distanza e mascherina». Altri sono più possibilisti. «Da una parte si sale e dall’altra si scende - commenta Angela Cuomo, Caffè & caffè di via Bernardino Luini – forse può funzionare. Bisogna vedere però chi controlla». Servono vigili e polizia. «Tolto il sabato e la domenica il centro non è mai così tanto affollato – ribatte Marco Cassina, presidente di FederModa e titolare di Peter C in piazza San Fedele – e poi adesso il turismo è bloccato, la Svizzera è chiusa. Io più che ai sensi unici per i pedoni penserei ad una presenza fissa delle forze dell’ordine per il controllo della distanza e delle mascherine».
Ma è così strana questa idea? «Non si è mai vista – dice Marco Ponti, economista dei trasporti del Politecnico –. Mi vengono in mente Parigi e Tokyo, dei centri immensi dove il flusso dei pedoni viene veicolato. Però se c’è una forte presenza di vigili e polizia questi sistemi possono anche essere attuati».
«Io credo che occorra trovare delle soluzioni ad hoc per ripartire – dice Remigio Ratti, noto economista e politico svizzero, esperto di mobilità e cattedratico a Friburgo –. Anche città per città, via per via. Restare in casa ancora non si può, per ragioni economiche e sociali. Uscire in sicurezza è un dovere. A me pare che i sensi unici pedonali nei centri molto stretti e affollati siano una trovata intelligente, sensata. Ovviamente se ben studiata e se tagliata su misura. Bisogna poi andare a tentativi, a tappe. Anche noi in Svizzera stiamo cercando di togliere i sigilli dai luoghi pubblici per gradi, per esempio dalle piazze e dai parchi molto frequentati».
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