La confessione choc dei Taborelli
«Così pagammo la tangente al fisco»

L’ex presidente di Unindustria: «Ho consegnato io i 50mila euro in contanti». Il denaro dato all’ex direttore dell’Agenzia delle entrate per il tramite di Antonio Pennestrì

La tangente da 50mila euro costata un’accusa e un patteggiamento per corruzione ad Ambrogio e Mario Alberto Taborelli, è stata pianificata davanti a un camino acceso poco prima di una cena in un sera d’autunno di due anni fa. A raccontarlo sono gli stessi imprenditori tessili, nella loro confessione resa nel settembre scorso al pubblico ministero Pasquale Addesso. Confessione che svela i retroscena di quella mazzetta che l’allora direttore dell’Agenzia delle entrate, Roberto Leoni, intascò grazie alla mediazione di Antonio Pennestrì, «un amico di vecchia data» dei fratelli Taborelli.

Amicizia di vecchia data

«Con lui - sono le parole di Mario Alberto, che fu anche deputato nelle liste di Forza Italia - io e mio fratello avevamo rapporti di frequentazione sin dagli anni Novanta. Nel corso degli anni mi ha chiesto in diverse occasioni dei favori trovandosi in difficoltà economica». In particolare nel 2012 «in occasione delle sue pregresse vicende giudiziarie - precisa Ambrogio Taborelli, sempre davanti al pubblico ministero - chiese a mio fratello di prestargli 40mila euro per coprire dei debiti». Soldi che, successivamente, Pennestrì ha restituito. «Per questa ragione - prosegue l’ex presidente di Camera di Commercio e di Unindustria Como - ha sempre avuto un debito di riconoscenza nei nostri confronti.

Ed è anche per quel debito di riconoscenza, sostiene Ambrogio Taborelli, che «quando abbiamo ricevuto» un verbale di contestazione «da parte dell’Agenzia delle entrate per circa un milione e 200mila euro» Pennestrì «ci propose di darci una mano in quanto disse che aveva un forte legame di amicizia con l’allora direttore» Roberto Leoni. I due imprenditori accettarono «anche perché - sottolinea Mario Alberto - in quel momento avevamo una difficile situazione aziendale».

Un mese più tardi, di nuovo a cena a casa dell’amico Mario Alberto, Pennestrì riferisce: Leoni è disposto ad aiutare.

L’incontro con Leoni

«Mio fratello - racconta Ambrogio Taborelli - mi disse che sarei dovuto andare presso lo studio Pennestrì per conoscere Leoni. Rimasi sorpreso, perché era la prima volta che incontravo un direttore dell’Agenzia delle entrate in uno studio privato». L’appuntamento viene fissato alle 7 del mattino, così da evitare occhi indiscreti. «L’incontro avvenne tra gennaio e febbraio 2018. Eravamo presenti io, Antonio Penestrì e Leoni il quale mi fece un’ottima impressione» visto che «era molto interessato alla nostra azienda». Dopo quel primo appuntamento, il terzetto torna a incontrarsi - sempre nello studio Pennestrì - qualche tempo dopo per discutere «dello stato di avanzamento della pratica».

Fino a quel momento di mazzette non se ne parla. Fino all’autunno successivo. Quando l’ex patron della Comense è ancora ospite a cena a casa dell’ex parlamentare: «Poco prima che iniziassimo a cenare - rivela proprio Mario Alberto - Pennestrì ci chiese di parlarci. Ci spostammo tutti e tre vicino al camino» e qui l’ex commercialista «ci rappresentò che la cifra da pagare per l’interessamento di Leoni era di 50mila euro. Io e mio fratello rimanemmo sorpresi dall’entità della richiesta». Ma - sono parole di Ambrogio, in questo caso - «abbiamo riferito ad Antonio che gli avremmo consegnato la somma da lui richiesta senza discutere».

Nei giorni successivi i Taborelli prelevano 25mila euro dal contante presente nella cassa dell’azienda e il resto lo mettono loro.

«Sono stato io - ammette l’ex presidente degli industriali comaschi - a recarmi il 26 novembre nello studio Pennestrì e a consegnare i 50mila euro, in banconote di diverso taglio, nelle mani di Antonio». Qualche giorno dopo i Taborelli offrono un pranzo, in un ristorante a Tradate, a Pennestrì e Leoni per «ringraziarlo per la sua disponibilità» sottolinea Mario Alberto. Perché quei 50mila euro avevano consentito di ridurre le pretese dell’Agenzia da più di un milione ad appena 140mila euro. Dopo l’arresto dell’ex presidente della Comense, i due imprenditori si presenteranno dal loro - del tutto ignaro - commercialista per confidare il pagamento della mazzetta. E, in quel periodo, Mario Alberto Taborelli avrà anche modo di parlare con l’altro figlio di Pennestrì, Federico: «Era molto arrabbiato con il padre per questa vicenda» rivelerà Ambrogio. Mentre il fratello ex parlamentare, prima di chiudere il verbale, alla domanda “ha altro da aggiungere” decide di far aggiungere una frase di scuse: «Sono dispiaciuto dell’intera vicenda sia per me che per mio fratello».

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