La crisi degli avvocati «è un bene», in Francia e Germania sono la metà

Professioni Soltanto 21 i praticanti a Como, un calo dell’1,3% degli iscritti alla Cassa forense. L’ex presidente dell’Ordine: «Migliore agio economico significa più attenzione alla deontologia»

Una riduzione del numero degli avvocati (a Como ci sono soltanto 21 praticanti iscritti) non è affatto una cattiva notizia. Anzi: meno siamo meglio stiamo, per dirla con Renato Papa, avvocato penalista, già presidente dell’Ordine degli avvocati e della Camera penale di Como e Lecco. «Pensi- dice Papa - che in Italia gli avvocati sono circa 235mila, mentre la Francia ne conta 60mila, la Germania 165mila e la Gran Bretagna 141mila». A rendere l’idea se possibile ancora più chiara è il rapporto tra il numero di avvocati e la popolazione residente: in Germania il rapporto è esattamente la metà di quello italiano, con 200 avvocati ogni 100mila abitanti, in Francia sono invece 100 ogni 100mila.

«Sul piano meramente economico la riduzione del numero degli avvocati non è un male - dice Papa -. L’aspetto reddituale non è secondario: da esso dipende direttamente la qualità del lavoro. Se un avvocato non è afflitto dall’urgenza di sbarcare il lunario, potrà scegliere e calibrare più liberamente le sue scelte professionali e processuali. Tenga conto che in campo penale c’è stato anche chi si “inventava” le querele pur di far quadrare i conti. Chi è, per così dire, “disperato” abbassa il livello della prestazione, finendo per diventare un dipendente del suo cliente, una “coscienza a nolo”, come diceva Remo Danovi, padre del codice deontologico forense. In altre parole un migliore agio economico garantisce anche una maggiore attenzione agli aspetti deontologici della professione».

Papa ricorda anche una circostanza senz’altro poco nota: in origine l’Albo degli avvocati era a numero chiuso, come quello dei notai; per entrarvi occorreva superare un concorso: «Dopo la Seconda guerra mondiale il nostro albo fu aperto “provvisoriamente” per dare una chance ai tanti giovani laureati che tornati dal fronte avevano bisogno di lavorare. Capisce? Il nostro è un Albo aperto “provvisoriamente” da ottant’anni».

I numeri, tratti dall’VIII rapporto Censis sull’avvocatura, ci dicono che nel 2023 il numero degli iscritti alla Cassa forense (l’ente previdenziale degli avvocati) si è ridotto dell’1,3%.

In alcune regioni del Paese il numero dei legali ogni mille abitanti rimane uguale oppure superiore a 6, mentre la media nazionale corrisponde a quattro legali ogni mille abitanti.

L’età media dei professionisti sale a 48,3 anni. Il numero di avvocati attivi per pensionato scende a 6,7 e il numero dei pensionati ha registrato un aumento del 4,5%. Sono state registrate 8.043 cancellazioni fra gli iscritti alla Cassa, mentre le nuove iscrizioni sono state 6.393. La differenza è in negativo, pari a 1.650 unità.

Il 54,2% degli avvocati ritiene che la propria condizione professionale sia abbastanza o molto critica. La percentuale aumenta al Sud (60%).

Per il 50,2% degli iscritti all’Albo le prospettive per il 2024-2025 rimangono stabili, mentre non saranno positive per quasi il 28%. Il 34,6% dei legali abbandonerebbe la professione visti i costi troppo elevati e, appunto, lo scarso ritorno economico.

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