La griffe contraffatte. Giro d’affari illegale da un milione all’anno

L’inchiesta Sequestrati decine di migliaia di capi. A uno degli indagati la Gdf trova 144mila euro in contanti. Come funzionava il giro: dai fornitori ai venditori finali

Un milione di euro con oltre 15mila capi contraffatti immessi nel mercato nero di tutta Italia. A tanto ammonta il giro d’affari illecito che, secondo la Procura di Milano e la Guardia di finanza di Como, sarebbe stato movimentato in appena un anno dai sette uomini accusati di aver realizzato o fatto parte di un’associazione per delinquere specializzata nella contraffazione di griffe di lusso. Un calcolo fatto per “difetto” dagli investigatori, che proprio in queste settimane hanno notificato un avviso di chiusura indagini a un totale di 26 indagati.

In realtà il conto potrebbe essere decisamente più alto. Anche perché nel corso delle perquisizioni, che risalgono ormai all’autunno dello scorso anno, gli uomini del nucleo di polizia economico finanziaria di Albate hanno sequestrato ad Alessandro Saudella, considerato il motore principale della banda, oltre 21mila capi e accessori contraffatti, ben 144mila euro in contanti, oltre un chilo in monili d’oro, d’argento e pietre varie nonché un paio di orologi di lusso; mentre ai fratelli Cappelletti, della 2C di Cantù, sono stati sequestrati oltre 82mila capi e accessori che si presume siano stati falsificati e 360 metri di stoffa con, riprodotti, marchi di brand del lusso.

Da dove arrivano i tessuti

Come anticipato sul quotidiano in edicola ieri e sul nostro sito web, l’indagine ha preso il via proprio seguendo gli spostamenti di Saudella, ex ambulante di Bovisio Masciago in affari con il laboratorio della 2C di Cappelletti Marzio. E proprio nel parcheggio vicino alla ditta canturina i finanzieri hanno potuto osservare i primi passaggi sospetti di stoffa, in particolare con Fausto Briccola, dipendente della Tessitura Scotti srl, il quale avrebbe portato fuori dalla sua ditta 18 rotoli di tessuti griffati.

È stato poi lo stesso Marzio Cappelletti, dopo il maxi sequestro nel suo laboratorio, a raccontare agli investigatori i canali di approvvigionamento delle stoffe e delle etichette per confezionare i prodotti contraffatti. E in particolare: la Marina Manifattura di Marina Primi di Busto che, a sua volta, si sarebbe rifornita da Davide Zorzi, dipendente della Achille Pinto spa di Casnate con Bernate e licenziataria dei marchi Burberry, Chanel, Gucci, D&G, Mc Queen. Altro canale di approvvigionamento un piccolo laboratorio di confezioni di Albese, la cui titolare Habiba Sajdani è pure lei indagata.

Il giro della merce

Questo il giro d’affari, secondo il pm Paolo Storari: Saudella recuperava la materia prima, la “socia” Isabella Della porta pianificava la merce da far confezionare sulla base degli ordini dei clienti; il confezionamento avveniva all’interno della 2C di Cantù, dove venivano anche apposte le varie etichette di marchi del lusso, etichette - insistono gli inquirenti - recuperate tra gli altri da Mauro Rancatore di Bregnano, che vent’anni prima aveva una ditta di confezione ma dal 2006 risulta non percepire alcun reddito (stando agli accertamenti delle fiamme gialle) e dalla moglie Franca Pinna.

Quindi c’è tutto il giro degli acquirenti finali, posizionati un po’ in tutta Italia e dei cui affari abbiamo scritto sul quotidiano di ieri. Un giro milionario che ha scosso il mondo del tessile comasco, che si è scoperto permeabile a “sparizioni” di stoffe lavorate per conto delle grandi griffe e rivendute sul mercato nero.

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