Cronaca / Como città
Lunedì 11 Novembre 2024
La mafia turca, altri 157 arresti. Istanbul ringrazia la polizia lariana
Omicidi in tutta Europa Le informazioni fornite dalla squadra mobile portano a una maxi retata contro il clan Boyun
Nasce a Como la maxi retata che nei giorni scorsi, in Turchia, ha portato a ben 157 arresti a carico di altrettante persone sospettate di essere legate al cosiddetto gruppo Dalton, il clan mafioso capitanato da Barış Boyun, il boss arrestato lo scorso maggio al termine di un’indagine lampo condotta dalla squadra mobile di Como. Da quell’inchiesta e dai retroscena di quel lavoro, nato per un’intuizione di un paio di poliziotti della Questura di Como, è partito un effetto domino sfociato - nei giorni scorsi - nella retata realizzata dalle autorità di Istanbul.
Non tutte le 157 persone ricercate sono state arrestate. Tra i nominativi per i quali è stato spiccato un mandato di cattura lo stesso Boyoun, che è in carcere in Italia dopo che i poliziotti comaschi lo hanno arrestato la scorsa primavera.
Nel corso delle operazioni della polizia turca si è avuta la conferma della potenza di fuoco dell’organizzazione criminale: sono state infatti sequestrate quaranta pistole clandestine, dieci pistole automatiche, cinque fucili da caccia, tre mitragliatori AK-47, due bombe a mano, e poi droga e una grande quantità di denaro in contanti. Arrestata anche la moglie di Barış Boyun, Ece.
A tradire Boyun, già arrestato per ben due volte in Italia ma rilasciato in entrambi i casi, un viaggio in Svizzera nel settembre dello scorso anno. Il presunto boss per evitare la dogana di Brogeda, più controllata, aveva deciso di percorrere le strade di Como. Una decisione fatale per lui. Infatti una pattuglia della squadra volante ha intercettato in tangenziale, non lontano dalla Questura, un’auto con a bordo tre cittadini turchi (la scorta del presunto boss) armati con pistola Glock calibro nove, con una seconda pistola calibro nove di marca Walther, 45 proiettili calibro 45 e un giubbotto antiproiettile. Proprio quell’operazione ha decretato l’inizio della sua potenziale fine, visto che le accuse a suo carico sono pesantissime. I detective comaschi hanno così dato il via a un’indagine che, in una manciata di mesi, ha raccolto indizi su una interminabile serie di reati, tra i quali almeno un omicidio - avvenuto a Berlino - nonché progetti di attentati kamikaze, traffico di droga e di armi, riciclaggio di soldi, traffico di esseri umani sulle rotte dei migranti.
La polizia turca dava la caccia a Boyoun da anni. Perché lo considera uno dei più spietati boss della malavita organizzata all’ombra della mezzaluna e della stella a cinque punte. E in effetti le intercettazioni sembrano confermare quel sospetto: «Ti ricordi quell’organizzazione terroristica che ha assalito i poliziotti facendosi saltare in aria? Sto addestrando i miei ragazzi nelle azioni da fedayn, attacchi kamikaze». Sono le 23 del 26 febbraio scorso. A parlare è Boyun, in casa con la moglie Ece, di 9 anni più giovane. L’appartamento è pieno zeppo di cimici della polizia. Che registrano ogni sospiro. Ogni ordine impartito ai suoi uomini. Ogni parola: «Uccidere». «Vendicarsi». «Sparare alle gambe». «Bombe». «Kalashnikov». «Uzi». Un’inchiesta che, forse, non ha ancora finito di produrre clamorosi risultati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA