La mamma di Yuri: «Non perdonerò: date l’ergastolo a chi me l’ha ucciso»

Il delitto di Milano La donna incontra il ragazzo che ha provato a salvare suo figlio di 23 anni: «C’è tanta rabbia, spero che la sua fine non sia vana e che nessuna madre debba soffrire così»

«Non ci può essere perdono per quello che è successo. Lui l’ha voluto ammazzare. L’unica cosa che mi auguro per l’arrestato è il carcere a vita».

La madre di Yuri Urizio, Giovanna Nucera, rompe gli indugi e parla di quanto accaduto al figlio alla Darsena di Milano. Parole sofferte, pronunciate mentre attende di poter celebrare il funerale (che dovrebbe essere a Como in un luogo ancora da individuare, anche se si attende il nulla osta della procura di Milano dopo l’autopsia) che però entrano nel merito della tragedia avvenuta in viale Gorizia.

«Tutelare i ragazzi»

«C’è tanta rabbia – conferma subito la mamma di Yuri, assistita in questa storia di dolore dall’avvocato del foro di Como, Fabio Gualdi – Speriamo che la morte di Yuri non sia stava vana, perché altre mamme non debbano subire lo stesso strazio in attesa che le autorità tornino a tutelare i ragazzi che camminano per strada».

Sempre la madre, si è appreso ieri dalla trasmissione Rai “Ore 14”, nel fine settimana ha incontrato il ragazzo che nella notte della Darsena era stato il primo ad intervenire per dividere Yuri dalle mani del suo aggressore che lo stava soffocando con «una presa a tenaglia» e che gli era sopra con tutto il corpo. Era stato sempre questo ragazzo, sbracciandosi, a richiamare l’attenzione di una volante della polizia che era sopraggiunta in Darsena permettendo i soccorsi al cameriere comasco arrestando nello stesso tempo l’aggressore. Uno sforzo – purtroppo – risultato vano visto il drammatico epilogo di questa storia di violenza.

«Sei stato un angelo – ha detto la mamma al testimone dell’aggressione, le cui parole sui fatti dette agli agenti di polizia sono finite anche nella misura cautelare che ha portato in carcere Cubaa Bile, tunisino di 28 anni accusato di omicidio – Ci hai dato una speranza, anche se per due soli giorni. Hai fatto tutto quello che potevi».

La famiglia, si è appreso ieri, ha anche depositato in Procura a Milano la nomina di un proprio consulente medico, il dottor Marco Scaglione. Bocche cucite, invece, dal palazzo di giustizia meneghino e pure dalla Polizia di Stato che sta indagando sulla vicenda.

Ancora tanti dubbi

Si era appreso, la scorsa settimana, che era stata individuata la donna ucraina presente con Yuri pochi attimi prima del delitto. Indiscrezioni di stampa hanno riportato ieri – da parte della testimone – una sostanziale smentita di quanto era stato detto dal tunisino per difendersi, ovvero che il cameriere comasco l’aveva importunata (e anche rubato dei soldi) e per questo lui era intervenuto. La testimone avrebbe invece dichiarato di non essere stata affatto importunata da Yuri.

Una posizione che la famiglia aveva subito attaccato con forza ritenendola di comodo e non veritiera, mancando in pratica tutti i riscontri a partire dalle immagini delle telecamere che smentivano questa versione.

Cosa possa essere accaduto, insomma, è ancora tutto da chiarire. C’è anche chi avrebbe riferito di atti fuori controllo da parte del tunisino ben prima del delitto.

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