La piazza di Santa Teresa ritrovata dopo 32 anni

Inaugurazione L’intervento della Bcc Brianza e Laghi ha restituito ai comaschi un’area ricca di storia. Verde, panchine e vetrate per ammirare la cripta

Una storia lunga oltre trent’anni su cui ieri si è scritta la parola fine. È quella di piazza Santa Teresa, dei box interrati e dei reperti dell’ex convento dei Carmelitani scalzi tutelati dalla Soprintendenza che si conclusa con la consegna formale alla città di uno spazio rimesso a nuovo e da cui – dopo tanti anni – sono state rimosse impalcature, mezzi di cantiere e materiali vari. A restituire la zona recuperata con la creazione di una “piazzetta” con panchine, ombra e due oblò in vetro (circondati da “scatole” in rame per evitare che i passanti potessero scivolarci sopra) sopra la cripta, una sorta di “museo” sempre aperto è la Bcc Brianza e Laghi (che già nel 2014 aveva rilevato 35 dei 69 posti auto, ora praticamente tutti venduti).

«Finalmente si chiude una storia trentennale – spiega il presidente della banca territoriale Giovanni Pontiggia – che noi abbiamo rilanciato a partire dal 2014. Ci sono voluti alcuni anni per ricostruire l’iter burocratico e ottenere i permessi e le autorizzazioni. L’anno scorso abbiamo aperto la parte dei box e abbiamo inserito, anche se non era dovuto, il recupero della cripta che ora restituiamo alla città. Un intervento importante per l’aspetto economico, ma anche per il senso di comunità che si potrà avere in questo luogo. Noi siamo una banca piccola, ma con visioni più ampie e con sensibilità verso il territorio». Il sindaco Alessandro Rapinese parla di «momento splendido per la nostra città poiché quella che era un’area di degrado si è trasformata in uno straordinario elemento sia culturale che comunitario. Da oggi i comaschi avranno una bellissima piazza in più».

La realizzazione dei box era passata da una serie infinita di problemi: prima quelli legati al ritrovamento dei reperti e poi a quelli finanziari della cooperativa costituita proprio per la costruzione dei garage arrivata al fallimento e infine all’intervento della Bcc.

I progetti

A tenere i conti del tempo passato in quanto progettista fin dalle primissime fasi è l’architetto Alberto Masolo presente con la figlia Paola, che ha firmato l’ultimo atto, ovvero il recupero di cripta e piazzetta. «Parliamo di una storia di 32 anni – racconta – formata da due fasi. Quindici anni prima e diciassette poi fino ad arrivare ad oggi. Avevamo seguito l’idea di progetto iniziale e poi ancora le varie pratiche, poi erano emersi i problemi relativi al ritrovamento del convento con tutte le conseguenze del caso, su tutti lo spostamento dei box, la riduzione del numero, le indagini. Con la Soprintendenza si analizzava pezzo per pezzo per capire cosa si poteva demolire e cosa no, poi ci sono stati i problemi dei committenti e adesso siamo arrivati alla conclusione». Una progettazione rimasta quindi “in famiglia”.

In tribunale

La vicenda dell’autosilo era più volte finita nelle aule di tribunale con diversi contenziosi con la cooperativa che aveva avviato il progetto a cui erano seguire problematiche aperte con l’amministrazione comunale. Il progetto iniziale dell’autosilo da poco meno di 90 posti è degli anni Novanta e i primissimi scavi erano partiti nel 2001, poi era stato ridimensionato una prima volta scendendo a 77 e una seconda, a 69 box totali. Il ritrovamento dei reperti aveva portato alla necessità di “traslare” l’intervento verso il collegio universitario con nuovi progetti, autorizzazione e, ovviamente, aumento dei costi. L’opera interrata venne consegnata nell’agosto del 2007 con 37 box venduti sui 69 totali. Poi ne derivò, proprio sul recupero della cripta, un contenzioso tra la coop e il Comune fino ad arrivare all’agosto del 2015 con l’acquisto all’asta da parte della Bcc di 35 posti ormai venduti tutti. E ieri all’inaugurazione dello spazio pubblico.

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