La svolta dalle telecamere: Omar era nel parcheggio in via Giussani

L’inchiesta Querenzi sarebbe stato immortalato dall’impianto video. Era mezzogiorno, poco prima dell’arresto. Attese conferme dall’autopsia

La svolta nell’omicidio di Giuseppe Mazza potrebbe essere arrivata in queste ore, e la prova potrebbe essere nelle bocche più che serrate degli inquirenti. Al centro dell’impennata che potrebbe portare alla soluzione del caso, potrebbero esserci proprio le telecamere di cui parlavamo ieri, quelle della scuola di via Giussani puntate sul parcheggio interno del complesso. L’area dove è avvenuto il delitto è appena fuori dalle recinzioni, eppure qualcosa è rimasto impresso nell’occhio elettronico. E questo “qualcosa” sarebbe Omar Querenzi che dopo mezzogiorno sarebbe stato immortalato entrare nell’area dove si trovava la macchina Volkswagen Lupo della vittima e dopo pochi attimi allontanarsi da quel punto.

Il punto cardine

Potrebbe essere questo il riscontro che gli uomini della squadra Mobile stavano cercando. E potrebbe essere spiegato in questo modo il motivo per cui nella giornata di venerdì sono rimasti a lungo all’interno della scuola. Da quanto è stato possibile appurare, la mole di video acquisita dagli agenti della Questura sarebbe notevole, e per questo gli inquirenti starebbero passando al setaccio tutta la giornata del delitto, minuto per minuto. Ma questo elemento sarebbe ritenuto – comprensibilmente – fondamentale. Il collocare Omar in quello spiazzo dove c’era l’auto è infatti il punto cardine dell’indagine che vede il trentatreenne iscritto sul registro degli indagati, sospettato per il delitto di Giuseppe Mazza.

Sul suo capo già pendeva più di un sospetto, legato sia alle modalità dell’azione, sia al tipo di ferita causata, sia al punto attinto dalla lama di vetro in comparazione con il tentato omicidio avvenuto poco prima sempre in via Giussani, poco oltre la pensilina dell’autobus, con vittima un ragazzo di 23 anni del Salvador. La squadra Mobile cercava però elementi per collocare il sospettato anche nel piazzale dove era parcheggiata l’auto della vittima, e le telecamere in questo sarebbero state preziosissime. Se quanto riportato fosse confermato, si delineerebbe in modo definitivo anche la dinamica delle aggressioni.

Le due vittime legate da un coccio di vetro: una manciata di secondi per determinare l’esito fatale dell’aggressione in via Giussani

Poco dopo mezzogiorno, dunque, la prima vittima colpita dal coccio di vetro sarebbe stato proprio il giovane centroamericano che stava andando in banca, mentre allontanandosi dal punto di questa prima aggressione – in quei dieci minuti o poco più trascorsi dal ferimento all’arresto di Omar Querenzi da parte delle volanti– il giovane avrebbe fatto in tempo ad entrare nel parcheggio della scuola e riuscire pochi attimi dopo. Una manciata di secondi, non di più. Ovviamente, quanto appena riportato è solo una ricostruzione ipotetica, quella su cui stanno lavorando gli inquirenti basandosi sugli elementi in loro possesso. Da segnalare anche che il trentatreenne è stato arrestato solo pochi attimi dopo, in cima alla via Giussani all’incrocio con la Varesina. Aveva gli indumenti sporchi di sangue. Pantaloni e maglietta che sono stati sequestrati e che ora verranno affidati ad un consulente per estrarre da quelle macchie elementi che si spera possano essere pure loro utili.

L’autopsia

È infatti chiaro che l’incarico che verrà affidato riguarderà la ricerca di tracce di Dna della vittima su quegli indumenti. Come pure le stesse indagini verranno fatte presumibilmente anche sugli indumenti della vittima e pure sui cocci di vetro trovati nelle vicinanze e pure nel pugno dell’uomo ucciso.

Sempre in queste ore, il pubblico ministero che sta indagando sull’omicidio – il pm Simone Pizzotti – affiderà l’incarico per l’autopsia sul corpo di Giuseppe Mazza. In questo caso a interessare è soprattutto l’ora presumibile del decesso, che se la ricostruzione dovesse essere confermata dovrebbe combaciare con il momento in cui le telecamere avrebbero ripreso l’indagato entrare ed uscire – dopo pochi attimi – dal parcheggino della scuola. Se così fosse, il quadro d’insieme sarebbe ricostruito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA