Cronaca / Como città
Sabato 11 Gennaio 2025
La tragedia del Patria: «Nostra zia morta
per la sua generosità»
L’anniversario Ottant’anni fa gli angloamericani mitragliarono il piroscafo: sei vittime e 16 feriti. La nipote: «Lasciò il posto a una donna che si salvò»
Un filo lungo esattamente ottant’anni, che parte dalla storia del piroscafo Patria e della Seconda Guerra Mondiale e diventa memoria. Un filo che, oggi, si fa racconto di quello che successe il 10 gennaio del 1945 in centro lago, tra Cadenabbia e Menaggio. La voce è quella di coloro che appartengono a una delle famiglie che pagò il prezzo delle mitragliate dei caccia bombardieri anglo-americani sul Lario, ma soprattutto quello di un gesto di generosità.
«Nostra zia Evelina – raccontano i nipoti Eugenio e Maria Rosa Girola – era una suora del Valduce che si trovava nella loro casa religiosa di Carlazzo. Era da poco passata l’ora di pranzo e stava rientrando a bordo del Patria. Accanto a lei, vicino alla finestra, era seduta una signora che era stata a comprare delle scarpe nuove in cuoio per il marito avendo ricevuto un buono dal Comune».
Il bimbo appena perso
«Visibilmente non si sentiva molto bene anche perché, da pochissimo, aveva perso un figlio vissuto appena due settimane. Nostra zia si offrì di cederle il suo posto, più riparato. Improvvisamente dalla vallata sopra Menaggio arrivarono due caccia bombardieri che iniziarono a sparare. Zia Evelina rimase uccisa sul colpo mentre la signora a cui aveva lasciato il posto si è salvata». Una storia, quella della suora morta a 41 anni per fatalità e altruismo che i nipoti hanno deciso di tramandare posizionando una targa sulla tomba di famiglia al cimitero di Oltrona di San Mamette, anche se la zia è sepolta al Monumentale di Como nella cappella delle suore del Valduce: «Dolce ed affabile di carattere, di profondo spirito religioso, generosa nel sacrificio, fedelissima al dovere. Mentre viaggiava sul battello Patria del lago di Como morì per mitragliamento aereo». Una frase, esattamente come la foto (con la data di nascita, il 21 aprile 1903, e di morte), tratta dalla piccola immaginetta fatta realizzare come “pio ricordo” di suor Evelina dalle consorelle Infermiere dell’Addolorata. I familiari di suor Evelina raccontano inoltre di aver incontrato, una decina di anni fa, la signora Teresa Della Torre di Moltrasio, sopravvissuta al mitragliamento grazie al suo sacrificio. «Ci aveva raccontato quello che accadde quel giorno – riferiscono – e ci aveva parlato anche di lei e della sua vita. Sappiamo che se n’è andata pochi anni fa, nel 2017, a cento anni».
Di quello che avvenne sul piroscafo Patria c’è qualche traccia in qualche pubblicazione, ma nulla di più. «Cacciabombardieri nemici hanno mitragliato i dintorni della città dove sono pure cadute alcune bombe...Un mitragliamento di aerei nemici è pure avvenuto, ieri nel pomeriggio, nel centro lago dove sono stati presi di mira i piroscafi “Bisbino” e “Patria”».
Così, “La Provincia” dell’11 gennaio 1945 riportava quello che era accaduto il giorno precedente. Mercoledì 10 gennaio. Ottant’anni fa. «A bordo del “Bisbino” (in disarmo dal 1982, ndr) – prosegue l’articolo - è caduto al suo posto il comandante del piroscafo (Arturo Prevedoni, ndr) e si lamentano cinque feriti, due dei quali appartenenti al personale di coperta. A bordo del “Patria” si sono invece avuti cinque morti e diciassette feriti uno dei quali appartenente al personale della “Lariana”. Sul “Patria” si manifestava anche, all’altezza della cabina di comando un principio d’incendio». Un pezzetto nel quale si definiva anche quello che stava accadendo sul Comasco: «Gli aviatori nemici – si legge - hanno dato un’altra prova della loro barbarie mitragliando popolazioni, casolari e piroscafi passeggeri in navigazione e seminando al loro passaggio vittime e danni».
La maestra
Tra le cinque vittime (di cui non vengono messi i nomi nel giornale dell’epoca) c’era la maestra di Bellagio Giuseppina Bianchi, morta a 52 anni, come recita il suo certificato di morte, «in un battello sul lago per mitragliamento aereo», c’erano Adelina Marcionni Struffi di Varenna, Italia Morbelli di Milano, Roberto Fioroni di Genova. E c’era suor Evelina Girola. I morti, due giorni dopo, salirono a sei a causa del decesso di un ferito, ma il suo nome è rimasto sconosciuto. La situazione, sul lago, si fece sempre più complicata. Altri battelli vennero colpiti nelle settimane successive e, il 12 aprile, venne sospeso definitivamente il servizio viaggiatori. Dopo la fine della guerra fu la volta della ricostruzione, anche dei mezzi nautici. Alcuni oggi non sono più operativi. Il Patria, invece, è in cantiere in attesa di un futuro e tornando a navigare continuerà a mantenere vivo quel filo che intreccia storia e memoria.
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