Lago, dai monti non arriva più acqua: «Mai una situazione così in 80 anni»

Consorzio dell’Adda Deflusso dimezzato rispetto a settimane scorsa per mantenere il livello. Mauri: «Situazione sempre più complicato, terminato l’accordo sui rilasci dalla Valtellina»

Deflusso dimezzato rispetto a settimana scorsa per mantenere il livello del lago sopra il minimo di legge.

La mancanza di piogge e di nevi sulle montagne rende sempre più critica la situazione, come spiega Emanuele Mauri, presidente del Consorzio dell’Adda, ente che gestisce la diga di Olginate: «La situazione si è complicata ulteriormente. A fine luglio è terminato l’accordo che avevamo con i bacini alpini che per alcune settimane hanno rilasciato fino a 6 milioni di metri cubi d’acqua al giorno. A inizio agosto abbiamo avuto un afflusso pari a un quinto rispetto a quando previsto dall’accordo. Ieri mattina la portata in ingresso si era ristabilita e questo è indicativo del fatto che in queste ore dai laghi alpini stanno svasando».

Andamento imprevedibile

Impossibile però prevedere l’andamento: «Al momento nei bacini alpini hanno riserve per 100milioni di metri cubi, pari al 20% dell’invaso massimo totale. Sono anche loro al livello di guardia, ma pare che abbiano avviato il rilascio per attivare le turbine: o devono sopperire alla mancanza di energia sulla rete oppure dal punto di vista delle tariffe conviene. È nel weekend che riducono le portate e quindi noi andiamo in crisi. In questa fase, comunque, riusciamo a mantenere il livello del lago sopra il minimo previsto dalla concessione, anche in assenza di pioggia».

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«Abbiamo ridotto il deflusso in maniera drastica: a valle arriva ben poco»

Per farlo si regola la diga: «Abbiamo ridotto il deflusso in maniera drastica: oggi escono 50 metri cubi al secondo contro gli oltre 200 metri cubi al secondo di un periodo normale e contro i 100 metri cubi di settimana scorsa. A valle arriva ben poco. Potremmo ancora ridurre il deflusso se servisse per mantenere il lago attorno al livello minimo previsto dalla concessione, che è il livello all’interno di cui la navigazione funziona, poi spetta ad altri dragare eventualmente i porticcioli per evitare che vadano in secca o manutenere gli argini. Chi deve farlo lo farà».

Per il momento non c’è ancora un allarme legato all’uso civile dell’acqua: «Nel prossimo periodo l’utilizzo prioritario del lago potrebbe essere quello idropotabile. Per ora nel nostro territorio, servito anche da bacini montani e sorgenti, non abbiamo questo tipo di esigenza, ma arrivano richieste dalla zona del Po. Esigenze che sui tavoli a livelli regionali o interregionali non possono non essere prese in considerazione».

Anno drammatico

Il 2022 si sta rivelando un anno drammatico da questo punto di vista: «Mai abbiamo affrontato una situazione del genere in 80 anni. L’acqua che è arrivata dai bacini alpini in questi primi sette mesi dell’anno è la metà di quella che arriva generalmente. A valle è finita la stagione della semina, per quel che riguarda il primo raccolto, mentre le altre attività agricole non saranno portate a termine per mancanza di acqua».

Mauri risponde anche alle polemiche di alcuni sindaci dei civici di centrodestra che reclamano di poter incidere sulla gestione della diga: «Il Consorzio rispetta una concessione che è frutto di una legge dello Stato e che prevede l’uso idropotabile come prioritario e poi l’uso irriguo come subalterno. La diga non è al servizio del lago, ma di un ambiente che è anche di monte e di valle, per cui le richieste dei sindaci sono incomprensibili. Il presidente del consorzio è nominato dal ministero della Transizione ecologica e rappresenta le esigenze dell’ambiente».

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