Cronaca / Como città
Sabato 24 Dicembre 2022
Lavorare in Pronto Soccorso? A Como molti preferiscono evitare e così il 60% delle borse non viene assegnato
SanitàSono pochissimi i neolaureati disposti a lavorare nel settore dell’emergenza-urgenza: «I nuovi medici scelgono soltanto le carriere più allettanti e le posizioni meglio retribuite»
Nessuno vuole fare il medico in Pronto soccorso.
Il 60% delle borse bandite quest’anno per la medicina d’emergenza urgenza non sono state assegnate in mancanza di candidati. Ci sono specialità molto ambite, come l’oculistica o la cardiologia che fanno incetta di novelli medici, mentre altre sono in sofferenza, il 23% dei banchi della classe di anestesia e rianimazione sono rimasti vuoti. Per corsi come medicina di comunità e delle cure primarie è un’ecatombe, il 78% dei posti è andato deserto, in generale il settore della sanità soffre la mancanza di un ricambio generazionale.
Un corto circuito
«Fino a qualche anno fa la formazione in medicina si scontrava contro un imbuto - commenta Michele Nicoletti , segretario di Federspecializzandi –. I giovani medici accettavano qualsiasi posizione pur di non restare anni in attesa senza svolgere davvero la professione. Adesso i posti offerti sono talmente tanti che possiamo permetterci di scegliere. Ed è ovvio che l’orientamento si sposta verso le posizioni più agevoli e meglio retribuite. L’oculistica si satura subito perché il privato paga bene. Mentre fare i turni in Pronto soccorso è certo meno allettante. Questo corto circuito è destinato a scoppiare. Il legislatore deve rendere più attrattive le mansioni più faticose e meno ambite». I cosiddetti “camici grigi” non ci sono quasi più. Prima i neolaureati dovevano sostenere anni di prova sperando di rientrare nelle graduatorie, oggi già il giorno dopo la discussione della tesi vengono cercati per iniziare a visitare.
La scarsità di medici in Pronto soccorso è evidente proprio in questi giorni, il Sant’Anna e il Valduce sono affollati di pazienti ed hanno difficoltà a rispondere a tutti i bisogni di cura. «Abbiamo appena affrontato il tema con tutti i presidi delle facoltà di medicina - dice Federico Ruoli, rappresentante lombardo di Federspecializzandi e membro dell’osservatorio nazionale sulla formazione sanitaria specialistica –. I colleghi in forze al Pronto soccorso hanno basse tutele e di contro vivono un alto rischio, è un nodo da risolvere. Con tantissimi posti vuoti da riempire i nuovi medici scelgono solo le carriere più attrattive, lasciando intere aree scoperte». In generale comunque, sottolineano gli specializzandi, nell’ultimo biennio tutte le Regioni hanno aumentato le borse a disposizione a fronte all’incirca dello stesso numero di studenti, anche per questo tanti posti banditi sono andati deserti.
Spesa sanitaria in aumento
«La professione in generale ha perso attrattività – ragiona Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como – sul territorio come in Pronto soccorso. Siamo subissati dalle richieste di aiuto, come pure dalla burocrazia, mentre la medicina continua a non essere abbastanza valorizzata economicamente. Iniziamo a parlare di risorse. La spesa sanitaria è in forte aumento tra i cittadini, invece gli stanziamenti sono in contrazione. Le risorse finanziate dall’esecutivo sulla sanità sono in buona parte state assorbite dai maggiori costi dell’energia. Quando a noi serve assumere più personale sanitario dando più incentivi in busta paga».
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