Lavoro, produttività, emergenza affitti: «Bisogna spingere sull’housing sociale»

Il caso Dal presidente degli edili Molteni al numero uno di Cdo Mazzone fino a Guerra (Anci) - «La questione sollevata da Confindustria merita risposte. Il tema della casa è cruciale»

Como

A Como lo stipendio medio è inferiore al canone d’affitto mensile richiesto per una piccola abitazione.

Confindustria ha lanciato a livello nazionale un piano per offrire alloggi a prezzi sostenibili ai lavoratori, altrimenti impossibilitati a firmare i contratti perché non riescono a pagare l’affitto. Un fenomeno che investe città molto costose, come Milano, Firenze e Roma, ma che è particolarmente pressante anche a Como, uno dei capoluoghi dove il disallineamento tra i costi della locazione e la produttività del lavoro è maggiore. Colpa, spiegano le categorie, anche del boom turistico che ha occupato buona parte degli immobili privati in città.

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Dunque gli industriali chiedono agli enti pubblici di mettere a disposizione aree dismesse e immobili sfitti, liberando le riqualificazioni da vincoli burocratici, per attrarre investimenti con le giuste leve fiscali.

«Negli ultimi anni è cambiato il paradigma – dice Francesco Molteni, presidente di Ance Como –. Le aziende oggi hanno una incredibile necessità di mano d’opera, ma non riescono ad assumere perché i lavoratori interessati non trovano case a prezzi sostenibili. La politica della casa sociale, abbandonata da anni, è riemersa come necessità in maniera prepotente. Le questioni sollevate da Confindustria meritano delle risposte indispensabili. Il nostro territorio deve anche fronteggiare l’aggravante dell’alta richiesta turistica, verso cui buona parte del mercato delle abitazioni è orientato. Stiamo dialogando con prefettura, Camera di Commercio, Comuni e Aler per trovare soluzioni. Insieme al pubblico, perché un nuovo piano casa deve sfruttare anche aree dismesse e alloggi sfitti della comunità».

Secondo una stima della Fondazione Scalabrini, che da anni cerca di mettere a disposizioni abitazioni alle famiglie bisognose, a Como una famiglia con due bambini per riuscire ad abitare in città in un appartamento da 90 metri quadrati deve guadagnare almeno 4.200 euro al mese.

«Questo per il sistema produttivo è un tema cruciale - commenta Marco Mazzone, presidente della Compagnia della Opere – tanti nostri associati fanno una grande fatica nel reperire mano d’opera, in un territorio che già soffre la vicinanza dell’attrattiva Svizzera. Dobbiamo sperimentare l’housing sociale, anche internamente al nostro welfare aziendale. Ci sono già esperimenti di agevolazioni e bonus sui canoni di affitto in cambio dell’inserimento in azienda oltre al normale stipendio. Questa è una leva per promuovere la mobilità in ingresso a livello nazionale, dalle altre province, come pure a livello internazionale. Nel pubblico il nuovo Prefetto si sta molto impegnando per riunire tutti a un tavolo e lavorare sui tanti immobili pubblici sfitti, perché è giusto pensare a percorsi condivisi».

È noto che la diocesi, per esempio a Rebbio, è impegnata a restituire appartamenti non solo ai bisognosi, ma anche a lavoratori stranieri esclusi dal mercato della casa. «È indispensabile – dice Mauro Guerra, presidente di Anci Lombardia – altrimenti ci ritroveremo senza infermieri, insegnanti, dipendenti comunali. Noi Comuni dobbiamo farlo insieme ai privati, riqualificando gli alloggi sfitti e puntando sulle aree dismesse. Sul lago stanno per aprire quattro alberghi, per circa 200 addetti cadauno, ma devono prima trovare appartamenti in cui abitare. Il turismo ha espulso giovani famiglie e lavoratori, dobbiamo tornare all’edilizia sociale».

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