Le botte al ristoratore: Michael era già finito in questura solo un mese fa

L’identikit A carico di Patellaro diverse denunce, in passato. Così Erika sui social: «Una donna sa essere straordinaria»

In Questura, Michael Patellaro ci era finito di recente, non più tardi un mese e mezzo fa. Ce lo avevano trascinato i poliziotti della squadra volante, intervenuti tra viale Lecco e piazza del Popolo dove il titolare di un ristorante giapponese era stato malmenato e gettato a terra da un ragazzo che, con la fidanzata, era fuggito dal locale senza pagare. Il ristoratore era stato portato in ospedale e aveva rimediato con una prognosi superiore ai 40 giorni. Lui, Michael, era stato denunciato per lesioni aggravate e insolvenza fraudolenta.

I guai di lui

Era l’ultima settimana di agosto. E Michael aveva portato Erika a pranzo, al ristorante giapponese. Ma al momento del conto aveva trascinato fuori la ragazza e tentato la fuga senza pagare. Inseguito dal gestore del ristorante, un uomo di 50 anni, Patellaro si era fermato e lo aveva colpito gettandolo a terra. L’uomo era finito contro la vetrina di un negozio e, inizialmente, aveva pure perso i sensi.

Una vita di tanti piccoli grattacapi, quella del ragazzo che si trova al Bassone con la pesantissima accusa di tentato omicidio: furto, detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e lesioni. Cresciuto nell’Olgiatese, dove peraltro da giovane aveva giocato a calcio nell’Astro di Olgiate Comasco, l’ultima residenza ufficiale lo dava a Binago. Ma da circa un mese si era trasferito, in affitto, nell’appartamento al civico 4 di via Nino Bixio. L’appartamento che condivideva da qualche tempo con Erika Dessi è al secondo piano, di questa casa di ringhiera con vista sulle rotaie che dalla stazione San Giovanni portano a Chiasso, e con le finestre della camera da letto che danno sulla rumorosissima via che da piazza Santa Teresa sale verso Monte Olimpino.

Di lei, Erika, le cronache e i social restituiscono il profilo di una ragazza tormentata, orgogliosa dei suoi occhi tra il verde e l’azzurro, il corpo griffato da una serie di tatuaggi. Nata a Monza nel 2002, ha trascorso l’adolescenza a Somma Lombardo, in provincia di Varese, dove ha frequentato il Cfp. Quindi lo scorso anno, fino a novembre, ha lavorato come cameriera nel caffè e della stazione di Varese. Proprio lì aveva conosciuto Michael. Sul suo profilo linkedin si definisce come una persona con «attitudine all’ascolto. Capacità di apprendimento rapido e grinta accompagnati ad una naturale propensione per il lavoro di squadra».

Scriveva sul suo diario digitale, non più tardi dell’estate scorsa: «Sai qual è il bello di una Donna? Che quando le succede qualcosa, piange, bagna tutto il cuscino, le lenzuola, svuota pacchi di fazzoletti, ma poi si fa coraggio, si asciuga il viso, esce, ride e fa finta che tutto sia apposto. Anche se dentro il cuore è a pezzi. Il bello di una Donna, è che sa essere semplicemente straordinaria in ogni situazione, seppur nella sua grande fragilità». Ora quella donna fragile è lei, che lotta per la vita nella rianimazione del Sant’Anna.

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