Le donne comasche: «Basta scontri bisogna dialogare»

Il dibattito Solo un punto fermo nelle opinioni di tutte: «Vanno tutelati soprattutto i bambini»

Inizierà oggi alle 13.30 l’esame della proposta di legge di Fratelli d’Italia sulla maternità surrogata come “reato universale”. La maternità surrogata è già vietata in Italia dalla legge 40/2004, ma la proposta della maggioranza propone di punirla come reato anche se fatta da un italiano all’estero. Il tema, visto dalle donne, a Como si colora di luci diverse. Chiara Milani, referente della biblioteca, ritiene che: «Bisogna avere la sensibilità di accogliere le istanze della contemporaneità nel rispetto dei diritti di tutti.

È necessario stare al passo con i tempi con tutte le tutele assolutamente necessarie dei minori, ma anche delle donne e degli uomini coinvolti. Io sono per la massima apertura salvaguardando le riflessioni etiche e morali. Non mi piace dire sì o no di pancia, piuttosto ritengo che serva un dibattito consapevole che non ghettizzi o metta fuori legge chi appartiene a una parte oppure no. L’importante è tutelare il minore, da qualsiasi coppia venga. Siamo di fronte a un problema complesso, dobbiamo procedere con calma e cautela e distinguere il pregiudizio da un dibattito serio e tutelante dei bimbi».

Elena Di Raddo, professore associato di Storia dell’Arte Contemporanea alla Cattolica, riflette sulla maternità «come dono. Non ho un punto di vista ideologico, ma come donna mi sono più volte confrontata col tema della maternità che è un dono che mette al centro la vita. Spesso però siamo portati a pensare, in modo un po’ egoistico, che la maternità sia un diritto e non un dono e, invece, al centro è la nuova vita e il bambino che ha bisogno di una famiglia omo o etero. La surrogata può portare a delle deviazioni di natura egoistica che possono essere superate evitando di arrivare a certi limiti estremi, dopotutto ci sono molti bambini già nati che possono essere adottati; certo, è una scelta difficile e impegnativa, ma credo che si debba evitare di forzare la natura».

Valentina Grohovaz, dirigente scolastico dell’istituto Como centro ritiene che siano «tanti gli aspetti etici da approfondire, ma sono solidale con chi deve ricorrere alla maternità surrogata per avere una famiglia. Non voglio essere superficiale, ho tanti pensieri che ancora devo mettere a fuoco. Sono però convinta che ogni idea abbia legittimità e che vada discussa in modo cauto. I dibattiti aggressivi a cui assistiamo mi trovano sempre molto contraria».

Simona Roveda, presidente del Teatro Sociale crede che «sia importante non giudicare né chi ricorre alla maternità surrogata, né chi offre il proprio corpo. Bisogna trovarsi nelle situazioni per dare dei giudizi. Credo che sia una pratica fattibile, in modo controllato. Punirla come reato non avrebbe senso».

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