Cronaca / Como città
Mercoledì 20 Novembre 2024
«Le incisioni rupestri? Le ho scoperte io, mentre facevo un picnic»
La storia Fu il comasco Tommaso Malinverno ad accorgersi, nel 2017, dei petroglifi del Pizzo Tresero, in Valfurva, considerate le più alte d’Europa: «Vi racconto com’è andata»
A oltre 3mila metri d’altezza incisioni rupestri disegnate più di 3mila anni fa: la scoperta, riportata dalle cronache in queste ore, si deve a un giovanissimo escursionista comasco, Tommaso Malinverno.
L’eccezionale ritrovamento ai piedi del ghiacciaio del pizzo Tresero, in Valfurva nel parco nazionale dello Stelvio ha suscitato stupore e tutte le autorità della Lombardia hanno voluto celebrare questo nuovo prezioso tesoro.
Si tratta di un gruppo di incisioni paleontologiche datate tra i 3.600 e i 3.200 anni fa, dette petroglifi, incredibili perché realizzate in vetta. Sono i reperti rupestri rinvenuti nel punto più alto dell’intero continente europeo. A trovare queste incisioni nell’estate 2017 era stato un ragazzino di 13 anni, Tommaso Malinverno, residente a Como. «All’epoca volevo diventare un archeologo, stavo per iniziare il liceo Volta – racconta Tommaso, che oggi ha 20 anni –. La mia famiglia ha la casa a Bormio e d’estate andiamo spesso in montagna amando tutti passeggiare. Quel pomeriggio ero in compagnia di mia mamma, di mio papà, di mia sorella, di mia zia e di mia cugina. Abbiamo fatto una camminata abbastanza impegnativa, sotto al Tresero, partendo dal passo del Gavia, fino alla capanna Bernasconi. Niente di impossibile, ma arrivati in cima ci siamo fermati a riposare e a mangiare i panini che avevamo preparato al mattino. È successo tutto per caso. Lo ricordo benissimo, ero seduto su quei sassi a mangiare e mi è caduto un pomodorino. L’attenzione così si è spostata a terra, su alcuni segni stilizzati sulla roccia». Una spirale, poi a poca distanza Tommaso ha riconosciuto la figura abbozzata di un uomo. Più avanti, qualche passo dopo, un altro uomo seduto a cavallo di un non meglio specificato animale.
«La mia famiglia è amica da sempre di Roberto Caimi, un esperto comasco da anni impegnato nella Società archeologica padana, con sede ad Albavilla – racconta sempre Tommaso, che ora a Milano frequenta il corso di laurea in economia, alla Cattolica –. Così l’abbiamo chiamato, anche lui ha una casa a Bormio. Quindi poco dopo l’abbiamo accompagnato fino in cima ad osservare questi disegni in cui mi ero imbattuto». È stato Caimi ad avvertire l’ente parco, la sovrintendenza. Poi un esperto di glaciologia della Valfurva, Giuseppe Cola, seguendo le orme di Tommaso ha trovato non lontano altre incisioni . «Da allora ci hanno messo tanto tempo – racconta ancora lo studente comasco – perché l’inverno seguente è ghiacciato tutto e le verifiche e i campionamenti si sono dovuti fermare. Solo ora hanno stabilito datazione e provenienza certa. Io nel mio piccolo sono sempre stato orgoglioso di quel ritrovamento, pur causale. Aapere che si tratta delle incisioni rupestri fatte nel punto più alto d’Europa mi rende davvero contento».
I petroglifi del Tresero sono una testimonianza della presenza di lunghissimo periodo dell’uomo nelle terre di montagna. Le incisioni sono collocate sopra il passo di Gavia e sono in stretto collegamento con i siti rupestri in Valtellina e in Valle Camonica, primo sito italiano a ottenere, nel 1979, il riconoscimento Unesco quale patrimonio dell’umanità. È di lunedì la conferenza stampa di presentazione in Regione con tutte le autorità.
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