Le parole del vescovo imbarazzano il sindaco. E lui preferisce il silenzio

Preferisce non commentare le parole del vescovo il sindaco di Como, Alessandro Rapinese. D’altra parte le durissime parole di monsignor Cantoni sul tema della case vacanza mal si conciliano con le posizioni ultra-liberiste di Rapinese, che da queste colonne ha rivendicato il diritto dei proprietari di casa di gestire i loro alloggi come meglio credono. Sul punto concorda anche Enrico Colombo, assessore al turismo: «C’è una legge regionale del 2014 che non ci consente di intervenire - dice - d’altra parte Como non è Firenze e la Lombardia non è la Toscana. Ma il problema è anche che la locazione lunga non è più redditizia, e comunque l'amministrazione locale non può dire al privato cosa fare delle sue proprietà, non siamo in una dittatura stalinista».

Le code alla Navigazione

Ma l’assessore - messo qualche paletto al tema: «se overtourism per noi è la coda alla biglietteria della Navigazione c’è qualcosa che ci sfugge, dovremmo farci un giro a Venezia», dice - allarga la riflessione a una più ampia gestione del turismo: «Il problema è che dall’Expo, momento che ha segnato il boom di presenze nel Comasco, il tema non è mai stato gestito - dice - Ora noi abbiamo un progetto che riguarda i servizi al turismo: che non significa solo bus e battelli, i servizi turistici indispensabili sono anche quelli culturali, ed è il carisma del nostro progetto Community per la riqualificazione del polo museale della città. Il vescovo ha puntato il dito con il turismo “mordi e fuggi”, quello dei selfie, che non è turismo ma una forma di saccheggio dei servizi della città. Se invece si progetta un turismo più culturale, realizzando un’offerta museale appetibile, creiamo le condizioni per incentivare soggiorni più lunghi e contemporaneamente valorizziamo il patrimonio e il territorio. Insomma, creiamo le condizioni per un tipo diverso di turismo».

«L’intervento di monsignor Cantoni mi trova d’accordo quasi su tutta la linea, dissento solo sulla riserva sulla ricchezza del nostro turismo, che secondo me porta benessere a tutto il territorio - dice Luca Leoni, presidente di degli albergatori di Confcommercio - Credo il punto davvero centrale toccato dal vescovo sia quello dello svuotamento della città e del rischio della perdita di identità della comunità. Sono delle verità che abbiamo sempre denunciato, soprattutto in relazione all’esplosione delle case vacanza che ha creato lo svuotamento dei borghi e la mancanza di case per i residenti. E credo che il vescovo abbia ragione anche quando denuncia le condizioni di lavoro nel settore: sono convinto che la strada da percorrere sia quella del welfare aziendale e che i nostri dipendenti debbano guadagnare il giusto e avere il tempo libero adeguato per vivere».

Simone Majeli, ceo di Rent All Como, società che gestione affitti turistici, richiama i vincoli normativi che disincentivano le locazioni lunghe: «Servirebbe un intervento normativo che almeno equiparasse i diritti dei proprietari e degli inquilini, invece oggi se uno ha in casa un minore o un anziano può restarti in casa due anni senza pagare - dice - Comunque il tema dell’overtourism credo debba essere ricondotto alle sue proporzioni: il numero di case vacanza rispetto agli immobili e infinitesimale, e quest’anno i numeri del turismo sono in calo, compresi quelli degli arrivi extralberghieri rispetto all’offerta, quindi si va verso una naturale regolazione del mercato. Bene ha fatto li vescovo a sollevare il problema, forse anche la chiesa, come già fa peraltro, oltre al Comune, potrebbe aiutare ad assorbire l’emergenza abitativa, mentre a volte sembra che l’onere sia a carico dei privati».

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