Legge anti burqa al via in Svizzera. Salvini sui social: «Buonsenso»

Oltre confine Dal primo gennaio in vigore il divieto di nascondere il viso. E il ministro leghista mostra subito apprezzamento

Dal 1° gennaio entra nella piena operatività una delle leggi più dibattute e controverse che hanno segnato l’agenda politica svizzera degli ultimi anni. Stiamo parlando del divieto di dissimulare il viso nei luoghi pubblici, noto dentro e fuori i confini federali come “legge anti burqa”. Legge per la quale il Ticino ed in particolare Lugano rappresenterà un primo importante banco di prova, considerato lo stretto legame che la ricca cittadina del Ceresio ha con il turismo a cinque stelle proveniente dai Paesi del Golfo Persico. «Chi dissimulerà il viso illegalmente sarà punito con una multa di sino a 1.000 franchi», ha fatto sapere il Governo di Berna, anche se alla fine ha prevalso la linea morbida, almeno per quel che concerne le sanzioni, considerato che inizialmente l’ammontare della sanzione ammonterà a 100 franchi, cifra che potrà essere saldata «immediatamente sul posto», evitando così ulteriori conseguenze.

A monte di questa decisione del Governo, a lungo ponderata, c’è l’avallo delle urne, secondo una tradizione ormai ultra-collaudata oltreconfine. Questo perché il 7 marzo 2021 popolo e Cantoni avevano accolto l’iniziativa popolare dal titolo “Sì al divieto di dissimulare il proprio viso”. Da quel momento era dunque stato introdotto un nuovo articolo costituzionale nella legge federale legato proprio a questo divieto, che non si applicherà «a bordo degli aeromobili e nei locali che servono per le relazioni diplomatiche e consolari, nonché nei luoghi di culto». La dissimulazione del viso rimarrà poi consentita per «motivi di salute, sicurezza e protezione dalle condizioni climatiche nonché per seguire le usanze locali così come in occasione di spettacoli artistici e d’intrattenimento o a scopi pubblicitari».

Ieri anche il ministro Matteo Salvini ha dato conto via social dello «stop al velo integrale in pubblico in Svizzera a partire dal 1° gennaio 2025», aggiungendo che «si tratta di una scelta di buonsenso per contrastare stili di vita che opprimono diritti e libertà delle donne, incompatibili con i valori occidentali». Resta da capire oltreconfine a chi saranno affidati controlli e sanzioni.

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