L’eredità di Spallino: «Una città colta e di pace. Oggi cosa ci direbbe?»

Il ricordo In Camera di Commercio convegno a più voci. Casati: «Aiutò a fondare il Centro Volta e poi l’università». Milani: «Rifondò la biblioteca. Che ora però “traballa”»

Como

«L’eredità di Antonio Spallino in città sta nel volerci bene. Como, dobbiamo volerci bene e fare bene». Il giudice Giuseppe Anzani non ha scelto parole che semplificano, nel ricordare lo storico sindaco comasco, nato cento anni fa. Lo ha fatto invece tracciando un ritratto profondo e intenso in apertura della conferenza “La città per tutti”, organizzata dai giornalisti dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), dai giovani del Laboratorio Bene Comune “Teresio Olivelli” e dal centro culturale Alcide De Gasperi, coordinato dal giornalista Bruno Profazio, in Camera di Commercio .

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«Santa Chiara, San Francesco, i Musei civici, la Pinacoteca, palazzo Natta, San Pietro in Atrio, il centro scientifico Volta, una biblioteca prestigiosa per una città colta, la pedonalizzazione del centro (in occasione della quale i commercianti organizzarono una serranda, ricordata ieri sera, e affrontata da Spallino con un’assemblea pubblica, ndr) e una cultura di pace». Ha riassunto così Anzani gli anni da sindaco di Spallino, ricordando che, al termine dei suoi mandati, l’Onu riconobbe alla città il titolo di “messaggera di pace”. «Era un uomo di pensiero, presupposto indispensabile per essere un uomo d’azione. Altrimenti le azioni sono disastrose, come ci rammenta quello che accade in Borsa in questi giorni», ha detto il giudice. Un’azione che si manifestava nelle imprese sportive, ricordate da Enzo Molteni, past president della Canottieri Lario, che più volte ha richiamato la vocazione al fair play dell’ex sindaco ed ex campione olimpico.

Una biblioteca per tutti

Ma prima ancora di essere sindaco, Spallino fu assessore alla Cultura. Chiara Milani, direttrice della biblioteca “Paolo Borsellino”, ha rammentato la «forte volontà di Spallino di creare un presidio di formazione permanente. Adesso la biblioteca presenta qualche traballamento, ma allora era una biblioteca del futuro: andrebbe ripensata secondo quello che era il sogno di Spallino». Milani ha raccontato nel dettaglio quel sogno: «Venne da me per una chiacchierata su un incunabolo pliniano, perché era un collezionista di libri antichi, ma io capii subito che quello era un test per capire in che mani stesse finendo quella biblioteca che amava». E che aveva rifondato.

Scienza e umanesimo

Un visionario. Così lo ha descritto Giulio Casati. Ovvero uno che, anche quando la città non era pronta ad accogliere un’università - «erano tutti contro», ha raccontato ieri sera - appoggiò il team di Casati nel dare il via al Centro Volta, nel 1979. «Questo centro, negli anni, ha seguito passo per passo la formazione dell’università - ha spiegato Casati -. C’era da fare tutto, non c’era niente di pronto. E Spallino è stato presidente del Centro Volta: ci ha creduto fin dall’inizio. Oggi vorrei potergli parlare per chiedergli consigli, soprattutto sul Tempio Voltiano, oggi dimenticato. Francis Bacon diceva che in ogni città ci vorrebbe un luogo dove il cittadino può vedere come funziona la natura: mi piacerebbe sottoporre a Spallino quest’idea per Como. Chissà cosa direbbe». L’avventura al Centro Volta era condivisa anche con il filosofo della scienza Federico Canobbio Codelli: «Era capace di misurarsi alla pari con gli altri. Aspetto che lo accomunava alle caratteristiche del metodo scientifico. E che ci ricorda che scienza e umanesimo sono la stessa cosa. Spallino era un umanista ma entrò nel Centro Volta con grande rispetto per la scienza e per i giovani scienziati».

Federico Gramatica, giovane sindaco di Oliveto Lario, ha scelto di leggere un brano del discorso “Etica e prassi”, pronunciato da Spallino nel 1992, dove emerge tutta l’attenzione posta nel tenere le istituzioni vicine alla vita delle persone.

Il figlio, Lorenzo Spallino, ha raccontato Antonio Spallino come un uomo «che ha avuto tanti doni dalla vita e la disciplina per coltivarli tutti e per non fare delle difficoltà una scusa. Per farlo ci vuole rigore con sé stessi: papà ne ha avuto. Era rigorosissimo nel convincersi delle proprie ragioni solo dopo essersi confrontato con tutti. Oggi, invece, incoerenza e dileggio degli avversari sono la moneta quotidiana della politica».

L’aneddoto del figlio

«Vi racconterò un aneddoto su mio padre, questo è il momento: non posso aspettare altri cento anni». Scherza, ma si emoziona Lorenzo Spallino ripensando a una storia di vita vera che riassume appieno la personalità del padre.

«Avevo 14 anni ed ero con mia sorella Maria, che era una bimba - spiega l’ex assessore all’Urbanistica, che nella passione per la politica ha seguito le orme del padre -. Dovevamo raggiungere nostra nonna a Colonno. Prendemmo il battello fino ad Argegno e poi saremmo dovuti salire sull’autobus, ma scoprimmo che c’era sciopero». Ricorda quindi la chiamata fatta con il telefono a gettone di Argegno al padre. «Rispose la sua segretaria, le chiesi di chiedere a papà cosa avrei dovuto fare. Quindi la sentii allontanarsi dal telefono per parlare con lui. Tornò e mi disse: “La disposizione è: procedere”. Quindi presi per mano mia sorella e camminai per cinque chilometri, fino a Colonno, lungo la statale Regina. Mio padre era così: un uomo di rigore, che credeva che le cose andassero fatte bene e fino in fondo».

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