L’esempio di Padova per gestire il turismo: «Dovete programmare»

Overtourism L’assessore della città veneta spiega: «Un sito e un biglietto unico per governare i flussi. Oltre a un tavolo di regia con tutti i player principali»

«Per gestire l’impatto del turismo sulla città siamo entrati da tempo in una logica di programmazione. E lo stesso dovete fare voi».

Andrea Colasio è l’assessore al Turismo del Comune di Padova. La città veneta è una realtà molto diversa da quella comasca: più del doppio degli abitanti, un turismo fortemente polarizzato sui beni artistici e culturali, che va ad aggiungersi a un’imponente popolazione universitaria (70 mila studenti) e concentrato quasi esclusivamente sul capoluogo, oltre che relativamente poco social (almeno per quanto riguarda il riscontro di Vip e influencer). Gli indicatori presi in esame dall’istituto Demoskopika per valutare l’overtourism tuttavia collocano le due città nella medesima fascia, quella “moderata”.

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Numeri raddoppiati

«Padova negli ultimi anni ha raddoppiato gli arrivi - dice l’assessore - Eravamo a un milione e ora ci stiamo avvicinando ai due. Parlo del capoluogo: in provincia abbiamo due destinazioni turistiche, Padova e la zona termale di Abano e Montegrotto, che da sola conta 3 milioni di presenze l’anno. Sono due universi separati, con alcune aree di intersezione. La nostra fortuna nella gestione dei flussi turistici è che uno dei grandi magneti del turismo è la Cappella degli Scrovegni, che non è a ingresso libero. Da anni è obbligatorio prenotare e questo in un certo modo funziona da filtro regolatore degli eccessi».

Non solo: il patrimonio di cicli di affreschi del Trecento della città, riconosciuto dalla World Heritage List dell’Unesco, ha dato vita a un “sito seriale” che va sotto il nome di Padova Urbs Picta che viene anche gestito in modo unitario, facilitando la gestione dei flussi.

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Biglietto unico

«Ci abbiamo lavorato per anni, abbiamo creato un sito e un biglietto unico, al quale presto ne verrà affiancato un altro - spiega Andrea Colasio - Questo ci permette di diluire gli accessi in tutto il centro storico, evitando che i turisti si concentrino, per esempio, alla Basilica del Santo piuttosto che a Palazzo della Ragione. Siamo entrati insomma in una logica programmatoria, l’unico approccio che consente di spalmare le presenze. Da voi invece i turisti che vogliono andare a Bellagio cosa fanno? Arrivano e si mettono in coda. Dovete entrare nella stessa logica di programmazione, anche per salvaguardare la qualità emozionale della visita».

«La cosa fondamentale - prosegue - è la regolazione degli accessi al patrimonio culturale, noi stacchiamo 600 mila biglietti l’anno, quasi 400mila dei quali per la Cappella degli Scrovegni. Altri 400mila sono per le visite all’università, di cui 300mila per l’Orto botanico. Centrale, come hanno detto anche altri, è il tema della capacità di carico: Padova è una città di una certa dimensione e può sopportare una determinata pressione, Como deve capire qual è il suo limite. Sappiamo di poter arrivare a 2 milioni di pernottamenti l’anno, poi si va in overbooking, e il biglietto unico si sta rivelando la strategia vincente. Per fortuna abbiamo una periodicità complementare, che ci aiuta: d’estate arrivano soprattutto stranieri, d’inverno invece soprattutto italiani».

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Alla definizione della capacità di carico concorre anche la capacità ricettiva e la sua natura: «Abbiamo una cinquantina di alberghi, nessuno dei quali a cinque stelle, al massimo quattro stelle lusso. Anche da noi gli affitti brevi e i b&b sono in grande aumento, e stanno causando il rincaro delle case per gli studenti e per i residenti. Per fortuna ora molti hanno fiutato il business degli studentati».

«Per gestire questa complessa regia esiste da anni un tavolo di concertazione o Dmo (Destination Management Organization) - spiega ancora Colasio - al quale siedono i principali player del settore, io come presidente poi albergatori e ristoratori, i siti culturali, i manager di concerti e grandi mostre. La città sta beneficiando di questa crescita ma certo all’orizzonte si intravedono situazioni critiche. L’obiettivo deve essere il controllo dei flussi: noi per esempio abbiamo avviato anche il monitoraggio con il roaming, cioè il controllo delle celle telefoniche, questo ci dà la misura dei turisti che non dormono in città. Grazie a questa gestione Padova in questi anni è cambiata, una volta era la città del turismo business in settimana e culturale nel weekend, ora siamo riusciti a spalmare il turismo culturale su sette giorni, con grande gioia degli operatori. E nostra - conclude l’assessore - che riusciamo a salvaguardare la qualità della visita».

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