L’esercito dei venditori di griffe false. Tra nullatenenti, pensionati e falliti

L’inchiesta I finanzieri hanno compiuto oltre cinquanta perquisizioni in case, ditte e box. Contraffazione: sequestrati stoffa, etichette e merce, ma anche computer e telefonini

C’è chi non presenta una dichiarazione dei redditi da anni. Chi sostiene di non percepire alcuno stipendio dal 2006. Ci sono ex piccoli imprenditori che hanno perso tutto e vivono di espedienti. E poi ci sono pensionati, tra i quali ex dipendenti di società tessili e pure ex bancari. Dietro al presunto giro illecito di foulard, borse, sciarpe e scarpe di griffe del lusso che ha travolto il mondo del tessile comasco, i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Como hanno identificato un piccolo esercito di volenterosi procacciatori d’affari e rivenditori.

Sconosciuti al fisco

Ad esempio, uno degli imprenditori finiti sotto accusa e che ha accettato di collaborare con gli inquirenti - l’indagine, aperta per associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione e vendita di prodotti industriali con segni mendaci - ha raccontato che a procurargli le etichette in stoffa del marchio Gucci era un siciliano con cara a Bregnano, che in passato - oltre vent’anni fa - aveva una piccola ditta di confezioni a Paderno Dugnano. Ma che dal 2006 non risulta percepire alcun tipo di reddito.

Nella ditta di Cantù perquisita nel novembre dello scorso anno dai finanzieri, perquisizione che ha poi dato il via all’inchiesta che ha portato a indagare non meno di una ventina di persone, le fiamme gialle hanno osservato in almeno una decina di volte nell’arco di un paio di mesi il passaggio di un’auto guidata da un pensionato residente a Cantù. Ogni volta quell’auto ripartiva carica di scatole e prodotti tessili. L’automobilista in questione fino a 25 anni fa aveva una ditta di confezioni in quel di Como e che, prima di andare in pensione, non ha mai presentato alcuna dichiarazione dei redditi.

E ancora è emersa la figura di un cittadino marocchino, terminale della merce in quel del Modenese, ex titolare di una ditta specializzata nel commercio di tessuti che - pure lui - non risulta avere alcun reddito.

Perquisizioni e sequestri

Nel frattempo è emerso che nei mesi scorsi, su delega del pubblico ministero di Milano Paolo Storari, i finanzieri di Como hanno effettuato perquisizioni in non meno di una cinquantina di posti, tra aziende, capannoni, box, abitazioni riferite alle persone i cui nominativi sono emersi dopo il blitz in quel di Cantù del novembre dello scorso anno.

Nella rete del nucleo di polizia economico finanziaria sono finiti non soltanto tessuti, rotoli di stoffa, merce già confezionata con etichette di griffe di lusso, ma pure computer, agente, telefoni cellulari, chiavette Usb, denaro contante. Ci sono voluti mesi per analizzare tutto il materiale che è stato sequestrato. Anche per questo motivo l’indagine, che di fatto ha preso il via poco più di un anno fa, ancora non è stata chiusa. Anche se il grosso dell’attività sarebbe già stata fatta, al punto che si attende ora soltanto una decisione finale da parte della Procura sulla valutazione che sarà fatta su tutto il materiale sequestrato e gli elementi di prova raccolti in questi mesi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA