Lesioni, violenza e tentata estorsione. Due anni e 11 mesi all’ex farmacista di Lora

Tribunale Si è concluso con una condanna il processo nei confronti di Marco Arrighi

Due anni e 11 mesi di condanna. Una provvisionale per la vittima quantificata in 10mila euro, in attesa di una futura definizione della vicenda in sede civile. L’ex farmacista di Lora, Marco Arrighi, molto noto in città proprio per la sua attività, è stato condannato ieri poco dopo mezzogiorno dal giudice monocratico Emanuele Quadraccia che ha accolto quella che era stata la ricostruzione della pubblica accusa, con il pm Alessandra Bellù che al termine della propria requisitoria aveva invocato una condanna solo di poco più altra, 3 anni. Le motivazioni della decisione saranno rese note entro trenta giorni. Si è conclusa così una vicenda che si trascinava da anni, che ha vissuto attimi di tensione sia nelle testimonianze sia nel corso delle arringhe delle parti, con le posizioni di difesa e parte civile nettamente all’opposto.

Un botta e risposta che è proseguito anche ieri mattina prima che il giudice monocratico si chiudesse in camera di consiglio per uscire con la sentenza. La lunga vicenda che ha portato a processo l’ex farmacista di Lora - che nel frattempo ha lasciato l’attività di famiglia, lungo la Statale per Lecco, trasferendosi a lavorare in un’altra città– aveva messo sul piatto accuse molto pesanti. Secondo pm e parte civile, ovvero un famigliare del farmacista rappresentato dall’avvocato Roberto Rallo, il quarantenne avrebbe tentato una estorsione per ottenere la firma di un foglio con una diversa spartizione delle quote societarie dell’attività commerciale.

Tra le accuse sono poi comparse pure quelle di lesioni e violenza privata, che avevano spinto l’accusa a definire il clima presente in farmacia di «violenza brutale» e l’avvocato della parte civile a descrivere la vicenda come «angosciante». Posizioni che i legali della difesa, Giuseppe Sassi e Rita Mallone, hanno contrastato in modo altrettanto forte. Nel corso della arringa della difesa, i legali avevano parlato di una «indagine sorda e orba davanti ad una miriade di contraddizioni». «Chi è parte lesa e chi no? – aveva detto la Mallone - La vittima per dieci anni ha preso pugni ogni due mesi? Dove sono le prove? Una foto? Un referto medico? Qui a muovere tutto c’è stato solo il mero interesse economico». E l’avvocato Sassi: «Le lesioni non ci sono mai state. Quelle modestissime rilevate sono frutto della mano del mio cliente per tenere distante la controparte. Possiamo discutere di questo, al massimo». Ma proprio su questo punto era giunta la replica di Rallo: «Non ho mai visto un processo con una serie così ampia di elementi di veridicità, i fatti sono quelli che sono stati raccontati dalla mia cliente, non c’è stata alcuna menzogna». Un braccio di ferro che si è concluso ieri, con la condanna di Arrighi. M. Pev.

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