L’ex parroco di Civiglio e Brunate ora in Spagna: «A Paiporta, città travolta dall’alluvione. Più di cento morti»

L’intervista Don Gustavo Riveiro D’Angelo. Dal Comasco (dove è stato per quattro anni) alla Spagna: «In quasi ogni famiglia c’è un lutto. E da giorni cerchiamo i dispersi»

I quattro anni passati tra Civiglio e Brunate sembrano un ricordo lontano e felicissimo mentre don Gustavo Riveiro D’Angelo si guarda intorno, circondato com’è da fango e dolore. La sua parrocchia, San Jorge Martir, a Paiporta, città di 23mila abitanti, al centro delle gravissime alluvioni che martedì hanno colpito la regione di Valencia in Spagna, è stata completamente distrutta. Delle 200 e passa vittime provocate dalle esondazioni di fiumi e canali nel sud ovest della città spagnola, almeno un centinaio vivevano proprio lì, a Paiporta. Tra le rovine che il fiume di fango ha lasciato dietro di sé, in un paese in lutto e isolato da giorni, senza elettricità o acqua potabile, don Riveiro sprona i suoi parrocchiani a guardare avanti. «Stiamo soffrendo per chi è morto o disperso. Ma dobbiamo rimetterci in piedi, insieme».

Per donare alla parrocchia l’Iban è: Caixa Popular ES3831590029342932321629.

Dove si trova in questo momento, Padre?

Sono in strada, insieme alle persone che stanno ancora spalando il fango, a pochi metri dalla mia chiesa, che è in una situazione penosa, come tutto qui intorno. Io ero lì quando è iniziata.

Cosa stava facendo?

Stavo parlando con una coppia che ha da poco perso un figlio, quando una parrocchiana è entrata di corsa in chiesa avvertendoci dell’alluvione. Non era stata data nessuna allerta, è stato qualcosa di impensabile.

Si parla di Dana, una massa d’aria che si stacca da una corrente fredda, per spiegare questo fenomeno meteorologico inaspettato che vi ha colpiti, ma voi di fronte a cosa vi siete trovati esattamente?

Sì, è vero, ma ripeto: è stato inaspettato. Dana è un fenomeno che avviene tutti gli anni e segna un po’ la fine dell’estate, con piogge forti e grandine ma un disastro del genere non si era mai visto. Martedì, quando ho visto che sulla piazza di fronte alla chiesa si erano raccolti già quattro centimetri di acqua, ho esortato tutti i fedeli che erano in chiesa per l’adorazione eucaristica a scappare. Nemmeno il tempo di farli tornare a casa che in chiesa e negli ambienti della casa parrocchiale c’erano già due metri d’acqua. Poi sono uscito e ho visto i frigoriferi e gli elettrodomestici trascinati fuori dalle vetrine spaccate di due supermercati inaugurati pochi giorni fa. E poi c’erano le auto che sfrecciavano davanti alla chiesa, portate via dalla corrente come dei pezzi di carta.

Cosa si prova di fronte a una forza della natura così violenta?

Paura. Ho sentito un rumore, o meglio un fragore come il rombo di un fiume o di una frana in montagna. Dopo quattro anni tra Civiglio e Brunate sono venuto a vivere qui con mia madre, di 96 anni, ormai sei anni fa. Cercavo un posto tranquillo dove una persona anziana come mia madre potesse stare, perché quelle zone di Como sono complesse per chi fatica a muoversi. In sei anni non ho mai visto nulla di paragonabile a quello che sto vedendo ora.

E cosa sta vedendo ora?

Una cosa bellissima, in realtà. Un esercito di angeli del fango, come quelli che vidi anni fa a Firenze, nelle immagini in bianco e nero in televisione. Sono arrivati a piedi ieri mattina, percorrendo i sei chilometri che separano Paiporta da Valencia. Hanno iniziato a spalare, spalla a spalla con noi, e non si sono più fermati. Sono stati come un sole per noi.

Hanno riportato a Paiporta la speranza di cui avevate bisogno?

Sì, ma è difficile. Qui in quasi ogni famiglia c’è il dolore di un lutto di un genitore, un fratello o una sorella, un figlio, un amico lontano o vicino, un parente caro... oppure la paura per una persona scomparsa.

Sapete quante sono?

Sono arrivati fino a 2500 avvisi di persone disperse, ma è difficile capire dove si trovino. Stiamo provando a svuotare i sotterranei perché magari, nel panico del momento, qualcuno è sceso nei parcheggi a recuperare l’auto ed è rimasto intrappolato. Il dubbio è che siano vivi ma imprigionati da giorni e impossibilitati a comunicare con noi perché i telefoni non prendono.

È vero che, oltre ai ritardi nel dare l’allerta, ci sono stati problemi anche nell’assistenza?

L’esercito è arrivato dopo quattro giorni. Tenete conto che Paiporta è stata spaccata a metà dall’alluvione, perché c’è una parte del paese in cui il livello del suolo è più basso. Lì l’acqua ha completamente travolto le abitazioni, fino ai tetti. Davvero dobbiamo ringraziare i tantissimi ragazzi volontari, ci danno forza: la loro invasione festosa ci ha fatto rialzare.

Che futuro si immagina?

Venerdì, nella giornata di Ognissanti non abbiamo potuto celebrare nessuna messa, i cimiteri sono stati invasi da detriti e fango... non abbiamo potuto ricordare i nostri morti, ci siamo messi subito a spalare e a cercare i vivi. Ora il cammino sarà lungo, tolto il fango dovremo pulire e poi ricostruire. A tutti i miei parrocchiani continuo a dire che dobbiamo guardare avanti. Dobbiamo avere questo desiderio profondo di guardare avanti, insieme.

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