L’ex primario che cura i bimbi poveri: «Il sistema sanitario oggi fatica a includere»

La storia Riccardo Longhi dopo 23 anni al Sant’Anna ha aperto un ambulatorio nel Milanese. Per cinque anni si è dedicato a famiglie straniere ed emarginate: «Esperienza magnifica»

L’ex primario del Sant’Anna ha scelto di diventare un pediatra di strada, per aiutare i bambini stranieri più poveri.

Dopo aver retto le sorti della Pediatria dell’ospedale di Como per 23 anni, Riccardo Longhi ha aperto un ambulatorio a Baranzate, nel Milanese, grazie all’iniziativa dell’associazione La Rotonda e con il sostegno della Fondazione Bracco, del Centro diagnostico italiano, di cui è stato responsabile. Adesso inizia una nuova sfida: emancipare gli emarginati e richiamare le istituzioni al loro ruolo.

Quasi tutti stranieri

«Per cinque anni ho curato bambini al 99% stranieri - racconta Longhi, 76 anni – soprattutto nordafricani, ma anche figli di famiglie provenienti dal sudamerica e dall’estremo oriente. Un’esperienza di fatto di volontariato, molto arricchente. Ho avuto modo di aiutare non solo i bambini, ma anche le loro madri. Spesso giovani, sole, senza mariti presenti. A volte spaventate per problemi di poco conto, altre volte inconsapevoli di essere davanti a gravi campanelli d’allarme. Più spesso si tratta di correggere soltanto le abitudini, gli stili di vita, dettati anche dalle possibilità. Tanti piccoli sono entrati in ambulatorio con le patatine fritte in mano. Tante mamme magrebine d’inverno non conoscendo la lana vestono con due o tre magliette di cotone i loro figli. Occorre partire dalla base, educare e insegnare loro l’italiano».

Questo ambulatorio è stato un freno contro l’emarginazione. «Il sistema sanitario oggi ha difficoltà ad includere – spiega ancora il pediatra – I medici sono pochi, devono far fronte alla burocrazia, anche tanti cittadini italiani faticano ad avere accesso alle cure. Sappiamo bene perché i Pronto soccorso sono sempre pieni. Gli ultimi sono ancora più a rischio. Ma si tratta di brava gente, famiglie gentili e riconoscenti pronte a regalare dolci e cibarie ai medici per gratitudine. Persone che hanno carte e documenti in regola e che quindi hanno diritto come tutti alla salute».

“Pediatra di strada”

Longhi, che ha salutato la Pediatra del Sant’Anna nel 2015, per la sua recente attività è stato ribattezzato “pediatra di strada”. Anche se in realtà rifiuta l’etichetta e dice di non avere affatto un’impronta simile: «Direi di no, ho altre idee, ciò detto questa è stata un’esperienza magnifica – dice l’ex primario – Umanamente ho imparato moltissimo. Come professionista ho lavorato in trincea, sono davvero stato in prima linea».

«Ho dovuto fidarmi molto del mio intuito - prosegue Longhi - senza far ricorso a esami sofisticati. Adesso però da poche settimane l’associazione e la fondazione hanno deciso di chiudere l’ambulatorio. È una decisione non casuale, che ha uno scopo. Serve ad emancipare questi cittadini affinché facciano valere i loro diritti. E al contempo a richiamare le istituzioni a fare la loro parte, per tutti. Io resto a disposizione in attesa di nuove modalità, nuove forme d’aiuto per questa fetta della popolazione. Gente che se potesse vivere con maggiore serenità, assicuro, lavorerebbe a pieno per il bene della nostra società».

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