Limiti a 50 all’ora, comaschi contrari: «Impossibile rispettarli»

Città I cittadini chiedono di alzare il limite a 70 km/h, almeno in Napoleona. Ma tutti riconoscono l’esigenza di garantire maggiore sicurezza stradale

Gli autovelox sono una buona soluzione per garantire più sicurezza sulle strade, ma i limiti imposti sono troppo stringenti: questo il punto di vista maggiormente condiviso dai comaschi sui cinque nuovi dispositivi per la rilevazione della velocità che verranno installati. I numeri di un sondaggio realizzato sul nostro sito e sui nostri canali social ricalcano quanto espresso a voce dai cittadini interpellati: su 500 votanti, il 60% si è detto contrario al decreto.

Se da un lato i cittadini riconoscono agli autovelox la capacità di dissuadere gli automobilisti dal procedere a grande velocità su strade cittadine molto frequentate, dall’altro il limite di 50 km/h sembra inopportuno. Il caso che solleva più polemiche è quello di via Napoleona, che per conformazione e posizione all’ingresso della convalle, porta a superare i 50 km/h, in particolare in discesa, senza quasi accorgersene. Tanto che il limite è difficile da rispettare anche per chi viaggia su una bici elettrica, come raccontato proprio su queste pagine.

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Limiti troppo bassi

«Mi sembra assurdo pensare di imporre un simile limite sulla Napoleona - commenta Luca Giacomini, citando proprio l’esperimento riportato sul giornale di ieri - Capisco la necessità di installare gli autovelox, perché ormai c’è chi davvero va a piacere su queste strade, però aumenterei il limite massimo consentito». A difendere l’installazione dei nuovi autolevox invocando una maggior tutela della sicurezza stradale era stato proprio il sindaco Alessandro Rapinese, che ne aveva chiesto l’approvazione alla Prefettura. «Il concetto è giusto - sostiene Giovanni Colombo - Gli autovelox sono funzionali, ma bisognerebbe mettere mano ai limiti o dare maggior margine di tolleranza».

La sua è un’opinione condivisa in città, tanto che c’è anche chi parla di «strage di multe annunciata» e non nasconde il timore che l’operazione celi una strategia del Comune per “fare cassa”. Per Roberto Riente e Luciano Fusco del ristorante Pro Nobis, in via Lambertenghi, l’installazione dei rilevatori non risolverebbe comunque il problema di chi supera i limiti: «Chi è di corsa troverà altre strade per evitare gli autovelox, come la via San Carpoforo a salire o la via dei Mulini a scendere, nel caso della Napoleona. Così si creeranno nuovi imbuti di traffico e ci saranno nuovi problemi. Più pattuglie che controllino le strade: questa sarebbe una vera soluzione».

Compromessi

Nell’approvare i nuovi autovelox, secondo Simone Trombetta, sarebbe stato giusto fare un compromesso tra garanzie di sicurezza stradale ed esigenze dei cittadini: «I luoghi interessati dal decreto sono quelli in cui spesso succedono incidenti, quindi bene installare gli autovelox lì, ma bisogna tenere conto anche del contesto della città e della conformazione di alcune strade. In particolare per quanto riguarda la Napoleona che è la principale via d’accesso a Como: capirei di più un limite di 70 km/h su questa via». Regina incontrastata del dibattito sugli autovelox, via Napoleona però non è la sola strada a finire nel mirino delle critiche dei comaschi: «Sulla Pasquale Paoli gli automobilisti viaggiano a grande velocità - commenta Vincenzo Malpede, titolare del bar Pinocchio che si affaccia proprio sulla via - Però dei semafori intelligenti, che fanno scattare il rosso se vai troppo veloce, sarebbero meglio. Con gli autovelox quello che si otterrà è che si rallenta solo nel punto in cui si sa di trovare il rilevatore».

Qualcuno è a favore

Ma tra i cittadini c’è anche chi vede in questi dispositivi l’unico deterrente a una cultura della strada sempre più spericolata. Come Martina Graziano, che lavora all’edicola-tabaccheria di via Paoli, a pochi passi dalle strisce pedonali posizionate di fronte al liceo Paolo Giovio, spesso utilizzate dagli studenti: «Qui le auto vanno davvero troppo veloce e sono un pericolo, ci sono incidenti e quando si attraversa c’è da avere paura». Daniele Frassoldati, che invece lavora al mercato coperto, fa l’esempio della Svizzera: «La presenza di radar e controlli porta tutti a rispettare i limiti di velocità, speriamo lo stesso accada qui».

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