Liste d’attesa record: «Una colonscopia?
Torni tra due anni»

Sanità L’incredibile situazione riferita da un paziente: «Ero disposto anche a spostarmi in altre province ma la prima data che mi hanno proposto è maggio 2026»

Ci vogliono due anni per fare una colonscopia.

Per una presunta malattia oncologica, eseguiti i testi di primo livello, il medico di famiglia a metà giugno ha prescritto a una donna comasca la ricetta per fare entro due mesi una esame più approfondito. Il marito, tramite fascicolo elettronico, non ha trovato appuntamenti liberi, il portale online suggerisce di ritentare in un momento successivo. Quindi ha cercato di contattare il centralino regionale al telefono.

La vicenda

«Ho specificato che siamo anche disponibili a spostarci in altre province – spiega Enrico Prosdocimi – ma l’operatore mi ha detto che c’è molta attesa. Quindi mi ha indicato la prima colonscopia disponibile: l’11 maggio del 2026 all’ospedale Sant’Anna. Io mi chiedo che senso abbia, due anni di attesa per una sospetta malattia vanno oltre ogni limite d’accettabilità. Come cittadini contribuenti ci sentiamo indifesi, servirebbe un’azione corale di protesta».

Quindi di ritorno dal medico di famiglia il cittadino tenterà (come molti già fanno) di ottenere una prescrizione con un termine di urgenza per poi bussare di nuovo alle porte degli ospedali. In alternativa (una strada tentata da un numero crescente di assistiti) proverà tramite pec e ufficio relazioni con il pubblico di “forzare” la procedura.

Tutti i cittadini, infatti, hanno infatti diritto ad ottenere visite ed esami entro i termini della ricetta nei confini coperti dalla propria Ats, per noi Como e Varese. E se non ci sono appuntamenti disponibili tocca agli enti pubblici offrire gratis la stessa prestazione sottratta dall’offerta riconosciuta a pagamento. Anche alcuni medici di famiglia suggeriscono questo metodo ai loro assistiti.

Si tratta di una possibilità già spiegata anche dall’Asst Lariana: «In caso di indisponibilità della prestazione entro i tempi previsti, la struttura si attiva per individuare altri enti (pubblici o privati accreditati) del territorio, inserisce il cittadino in lista di attesa per programmare l’appuntamento entro i tempi e in ultima istanza erogherà la prestazione in regime di libera professione con oneri a proprio carico, escluso il ticket».

Settore in crisi

Per dovere di cronaca ieri mattina anche noi, ricetta alla mano, abbiamo provato a prenotare una colonscopia tramite fascicolo sanitario. A Como, Lecco e Monza non risultano posti liberi, a Chiavenna e a Morbegno risultano date solo dalla metà del 2025.

Una delle ragioni per cui li liste d’attesa per alcune prestazioni sono così lunghe è la carenza di personale. Ed è noto che proprio il Sant’Anna in questi giorni ha dovuto far ricorso ai medici gettonisti perché era rimasto senza ortopedici per il Pronto soccorso. I casi lievi di competenza ortopedica vengono già inviati - e sarà così per tutto luglio - al Gaetano Pini e all’ospedale di Circolo di Varese.

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