Lite sul Pgt della città di Como per il palazzo di via Magni. Dieci anni non bastano per la sentenza

I tempi della giustizia Nel 2013 Iniziative Lariane fa ricorso al capo dello Stato contro il Comune. Nel frattempo la società fallisce e per la decisione finale il Consiglio di Stato chiede nuovi atti

A nessuno capiti di ritrovarsi a dover avere dissidi con la pubblica amministrazione. Soprattutto se conta di approdare velocemente a una risoluzione. Perché i tempi della giustizia amministrativa sono così lunghi che può capitare che una società presenti un ricorso e, in attesa della sentenza, faccia a tempo a fallire. Se dieci anni vi sembran pochi, allora sappiate che non sono neppure bastati per dirimere la controversia amministrativa tra il Comune di Como e la società (dichiarata fallita nel 2018) Iniziative Lariane, ovvero l’impresa che ha realizzato l’intervento di recupero edilizio su una ex area industriale, quella di via Magni. La questione è molto tecnica. Proveremo a sintetizzarla, ma il succo della vicenda trascende il contenuto del dissidio, perché se ci vogliono dieci anni - anzi di più, visto che non c’è stato alcun pronunciamento - per avere torto o ragione, si finisce per non aver comunque alcun tipo di giustizia.

E torniamo al contenuto dello scontro. Nel 2013, come detto, Iniziative Lariane, reduce dalla realizzazione del condominio “Corti nuove” di via Magni, a ridosso del rondò tra via Cecilio e via Paoli, presenta un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per chiedere l’annullamento delle delibera di adozione al Pgt (il piano generale del territorio) da parte del Comune di Como tra il 2012 e il giugno 2013. In base al ricorso, la società edilizia contestava l’inserimento dell’immobile di via Magni in un ambito urbanistico «la cui trasformazione potrà avvenire soltanto attraverso un programma di riassetto urbano da definirsi con l’amministrazione comunale».

Il ricorso

La contestazione riguardava il fatto che il Pgt precedente considerava l’area come edificabile per fini residenziali, quello nuovo di fatto ne sanciva l’inedificabilità. Il ricorso al Presidente della Repubblica prevede che gli atti vengano trattati dal ministero competente per materia (in questo caso quello delle Infrastrutture) ma che la decisione debba passare dalla richiesta - vincolante - di parere al Consiglio di Stato. Dopo aver negato la domanda di sospensiva, nel 2014, il ministero ha impiegato sei anni a stabilire che il ricorso di Iniziative Lariane fosse fondato e andava accolto. Ma succedono due cose. La prima: nel 2018 la società è fallita. La seconda: il Comune fa avere una memoria nella quale sostiene che una variante del 2016 avrebbe di fatto superato la problematica.

Nuovo rinvio

Risultato: si riapre nuovamente l’iter. Il ministero ricontatta il Consiglio di Stato per il parere, il curatore fallimentare della società - autorizzato dal giudice delegato - comunica l’intenzione di procedere con il ricorso.

L’organo di appello della giustizia amministrativa - e siamo all’ultima puntata - analizzati i vari atti chiede un supplemento di indagine. Da un lato bacchetta il Comune sottolineando come non «sia dato comprendere le ragioni» per cui il Pgt sia stato mantenuto anche di fronte alla variante decisa a fronte «delle criticità nel corso del biennio successivo all’approvazione», dall’altro sulla scarsa chiarezza «del contenuto de programma di riassetto urbano rispetto al Pgt». In sostanza: nuovo invito al ministero a chiarire. E per la decisione: attendere, prego.

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