Luna Park, secondo round al Comune: ma ancora non è finita

Muggiò Il Consiglio di Stato respinge il ricorso dei giostrai contro la mancata concessione della sospensiva. Nel mirino c’è sempre la decisione di ridurre i metri quadri a disposizione delle attrazioni

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato da un gruppo di “giostrai”, dai sindacati degli “attrazionisti viaggianti” affiliati Cgil e Cisl e dal presidente nazionale dell’Associazione nazionale esercenti spettacolo viaggiante (Anesv).

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La questione è un po’ tecnica: il ricorso era stato presentato contro la mancata concessione cautelare della sospensiva del provvedimento con cui il sindaco Rapinese aveva deciso di ridurre da 20mila a 5mila la superficie a disposizione del Luna Park, tradizionalmente allestito a Muggiò, in piazza d’Armi, e contro la scelta di accorciare i termini utili alla presentazione delle domande di partecipazione. Secondo i giudici del Consiglio di Stato - che hanno comunque compensato le spese di giudizio - l’intero ricorso è viziato in origine dal fatto che i giostrai abbiano mancato di proporre la propria candidatura all’organizzazione del Luna Park 2024, circostanza che comporterebbe il venir meno del cosiddetto periculum in mora, uno dei presupposti - insieme al fumus boni iuris (apparente sussistenza del diritto soggettivo vantato) - dell’azione cautelare. Il periculum in mora è il possibile danno in cui rischia di incorrere un diritto soggettivo che rimanga privo di tutele giuridiche fino alla pronuncia di merito (che in questo caso spetta al Tar). La mancata candidatura rende impossibile l’organizzazione dell’evento pasquale, «stante l’assenza - scrivono i giudici - dei necessari tempi tecnici, il che non consente di ravvisare il carattere di attualità del periculum in mora». A questo punto la palla torna al Tar, che dovrà entrare nel merito del ricorso. In altre parole l’esito del procedimento è ancora tutto da scrivere.

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