
Cronaca / Como città
Sabato 29 Marzo 2025
Lungolago di Como finito: 5.200 giorni di ritardo
Lo scandalo Gli ultimi operai hanno lasciato ieri l’area: è la fine di un’odissea durata 17 anni, 14 più del previsto. Ora mancano solo alcuni coperchi dei contenitori delle barriere e, soprattutto, i parapetti (serviranno mesi)
Como
Per gli ultimi (tre) operai del cantiere del lungolago ieri è stato l’ultimo giorno di lavoro e in serata hanno fatto ritorno a Venezia.
Un’uscita di scena (torneranno per sgomberare le attrezzature di cantiere rimaste verso i giardini, a ridosso della cabina elettrica) che segna almeno dal punto di vista visivo la fine di un’odissea iniziata nel gennaio del 2008. Un cantiere, quello delle opere antiesondazione con annesso rifacimento della passeggiata a lago, che avrebbe dovuto durare 1.085 giorni e, quindi, concludersi all’inizio del 2011.
Gli imprevisti
Nel frattempo è successo di tutto: dal “muro” ai ritardi, dagli imprevisti alle inchieste giudiziarie (finite in nulla) e ancora dall’addio alla prima impresa al “commissariamento” del Comune da parte della Regione con una nuova gara d’appalto e una nuova ripartenza dei lavori nel luglio del 2020.
E proprio gli operai della Renzo Rossi Costruzioni (capofila del gruppo di aziende che si erano aggiudicate i lavori cinque anni fa) che se ne vanno segnano la ricucitura della ferita che ha privato la città del suo intero lungolago per oltre 17 anni. E ci sono comaschi che i 17 anni li hanno voluti seguire quasi quotidianamente dietro le finestre in legno prima, le grate e le transenne poi. Un’opera che, pur tra mille traversie e con attori diversi in campo, si va a chiudere per la città con un ritardo di 14 anni, che corrispondono a circa 5.200 giorni rispetto ai poco più di mille previsti inizialmente.
Dalle prime transenne e palizzate, installate l’8 gennaio del 2008 sono passati 6.300 giorni. Sei volte quelli ipotizzati. E se si tiene conto che di paratie si iniziò a parlarne 35 anni fa, dopo l’alluvione in Valtellina del 1987 e l’omonima legge del 1990 nella quale erano stati inseriti fondi da destinare all’«esecuzione di opere di protezione, con riguardo specifico alla città di Como» è chiaro quanto la vicenda abbia inciso nella storia cittadina.
Per chi volesse verificare di persona lo stato del lungolago ci sono ancora alcune micro zone transennate (i due bastioni in piazza Cavour e una porzione davanti alla nuova sala d’attesa della Navigazione oltre a un pezzetto verso i giardini a lago), ma le opere sono tutte concluse. Mancano alcuni coperchi dei contenitori che ospitano le barriere manuali da estrarre in caso di esondazione che saranno posizionati non appena saranno concluse le verniciature, ma si trovano comunque al di là delle barriere provvisorie al posto dei parapetti.
Il prototipo
E saranno proprio i parapetti a non consentire di scrivere la parola fine in stampatello poiché probabilmente non saranno pronti per quest’anno. Deve infatti ancora essere posato il prototipo richiesto dalla Soprintendenza e in ogni caso, anche se dovesse arrivare il via libera al progetto, bisognerà effettuare i passaggi successivi fino ad arrivare alla gara d’appalto, alla realizzazione e all’installazione. A seguire l’iter è la Regione, che ha già stanziato i fondi necessari.
Il Comune nelle prossime settimane completerà le piantumazioni alla base delle fioriere e le bordure a ridosso della ciclabile, ma non saranno più necessarie chiusure o interventi radicali. Sempre la Regione seguirà anche il collaudo. Ormai, però, il lungolago – con l’ampiezza praticamente raddoppiata essendo ora di oltre 11 metri – è di fatto tornato ai comaschi. Con le citazioni di Plinio il Vecchio e le panchine di Ico Parisi.
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