Nido Magnolia, la storia dall’inizio in attesa della sentenza

Como Il dibattito nel merito è avvenuto ieri, dopo che il Consiglio di Stato, quest’estate, ha emesso un’ordinanza con cui ha sospeso la delibera della giunta Rapinese sulla chiusura dell’asilo di via Passeri

L’udienza del Tribunale amministrativo regionale sul caso del nido Magnolia, situato in via Passeri e chiuso per delibera della giunta guidata dal sindaco Alessandro Rapinese lo scorso marzo, si è tenuta ieri, senza però che nuovi elementi venissero aggiunti alla vicenda per il momento. I giudici, infatti, dovranno ora decidere nel merito di quanto discusso in udienza, come da ordinanza emessa dal Consiglio di Stato lo scorso luglio sul ricorso operato dalle famiglie contro la delibera comunale che prevedeva la chiusura del nido già a partire da settembre 2024. I tempi di attesa per la decisione dei giudici potrebbero rivelarsi più o meno lunghi: il deposito della sentenza infatti potrebbe richiedere 60 giorni o più.

La ricostruzione della vicenda

Le motivazioni del Comune

Con una delibera di giunta di marzo 2024, l’amministrazione comunale ha predisposto a partire da settembre dello stesso anno la chiusura dell’asilo nido Magnolia. II sindaco Alessandro Rapinese ha spiegato i motivi della futura programmazione degli asili comunali di via Passeri e Monte Olimpino nel corso di una conferenza stampa, lo scorso marzo: «Con noi i posti per i bambini aumentano – aveva detto il primo cittadino – quando in passato sono sempre diminuiti. Dagli attuali 325 bambini che possiamo accogliere con questa razionalizzazione passiamo a 361 il prossimo anno. Minimo. È un balzo dell’11%. Concentriamo il personale sempre carente riuscendo a garantire il servizio. Con noi le liste d’attesa sono state azzerate».

Le ragioni della scelta sono anche di natura economica, anche se Rapinese nel corso dell’incontro con la stampa ha spiegato che il risparmio non è diretto, ma legato alla vetustà degli edifici scolastici, ad esempio in via Passeri secondo l’amministrazione era necessario fare ingenti interventi. Inoltre alcuni educatori, sommati ai pensionandi, avevano chiesto di essere trasferiti ad altro settore e solo un accentramento secondo la giunta avrebbe potuto salvaguardare il servizio dedicato ai bambini da zero a tre anni. Infine nell’occasione dell’incontro con la stampa era stato sottolineato il calo demografico costante negli ultimi vent’anni. «Così ottimizziamo e aumentiamo anche i servizi, dal post nido all’asilo aperto ad agosto per la prima volta in via Palestro – aveva detto ancora il sindaco – e grazie al fondo nazionale, senza spese per il Comune, è possibile presentando l’Isee iscriversi anche negli asili privati convenzionati. Gli asili comunali a gestione diretta rimarranno tre, negli altri apriamo a una co-progettazione con enti del terzo settore».

Il ricorso al Tar

La decisione dell’amministrazione comunale è stata impugnata dai genitori dei bimbi frequentanti la struttura, che sono ricorsi prima al Tar, con la richiesta di un’istanza cautelare per sospendere la delibera di giunta. La scorsa primavera però i giudici del Tar hanno ritenuto di respingere l’istanza.

Il Tar infatti in una prima fase aveva considerato che i posti disponibili all’interno del territorio comunale per quanto riguarda gli asili nidi, nonostante la chiusura del Magnolia non sarebbero diminuiti, ma bensì aumentati dell’11% nell’anno 2024-2025 e del 12,6% nell’anno 2025-2026, grazie a una riorganizzazione della rete educativa che dovrebbe portare da 325 posti a 366. Si legge nell’ordinanza del Tar datata 24 maggio: «il risultato dell’operazione di riordino è una crescita del livello di copertura dei servizi educativi per l’infanzia, che raggiunge nel Comune di Como, la misura del 41,34 %». I dati hanno quindi portato i giudici a pensare che la scelta dell’amministrazione comunale non fosse «affetta da irragionevolezza, illogicità o travisamento dei fatti». Inoltre, nell’ordinanza de tribunale amministrativo regionale veniva anche citato il fatto che la nuova sede prevista per i bimbi del nido Magnolia e le loro famiglie si trova a 1,5 chilometri da via Passeri, una distanza tale da non costituire «alcun pericolo di interruzione del servizio offerto a favore dei figli dei ricorrenti».

Il passaggio al Consiglio di Stato e l’ordinanza

A seguito della decisione presa dai giudici, tuttavia, le famiglie ricorrenti, seguite dagli avvocati Giovanni Murgia e Ruggero Tumbiolo, hanno deciso di procedere con un appello cautelare al Consiglio di Stato, organo di secondo grado per la giustizia amministrativa, impugnando l’ordinanza emessa a maggio dal Tar. A inizio luglio, con un’ordinanza particolarmente approfondita, che scende nel merito della questione, il Consiglio di Stato ha deciso di accogliere la richiesta delle famiglie e ha emesso di conseguenza un’ordinanza di sospensione della delibera di giunta relativa alla chiusura del nido Magnolia. La seconda conseguenza è stata la decisione di una data - il 24 ottobre, ieri - per l’udienza con la quale il Consiglio di Stato invitava il Tar a tornare nel merito della questione.

Secondo il Consiglio di Stato nella delibera di giunta sussisterebbe un «pregiudizio, attestato anche da relazione psicologica di parte, alla continuità del percorso formativo di bambini in tenera età», che in altre parole devono poter restare «nello stesso ambiente prescolare e nella comunità di riferimento». Si legge nell’ordinanza datata 5 luglio: «Nell’edificio ove ha sede l’asilo nido Magnolia vi è anche la scuola dell’infanzia e pertanto l’asilo nido, insieme alla scuola dell’infanzia costituisce un polo dell’infanzia, idoneo a garantire un percorso educativo continuativo dalla nascita sino ai sei anni (...) La qualità del servizio (...) si apprezza anche avendo riguardo al rapporto tra educatori e bambini, laddove con la delibera medesima i posti disponibili negli altri asili nido vengono aumentati sino al massimo ed anche oltre il limite massimo, usufruendo della possibilità di deroga; ciò in disparte dalla considerazione che le rappresentate esigenze manutentive dell’immobile – tra l’altro in condivisione con la scuola dell’infanzia – si sostanziano all’attualità nella necessità della sostituzione della vetrata di ingresso e che alcun diritto soggettivo sussiste in capo ai dipendenti all’accoglimento delle istanze di mobilità». In altre parole, secondo i giudici del Consiglio di Stato, neppure le pretese esigenze di manutenzione (la sostituzione di una vetrata) sarebbero sufficienti a giustificare la chiusura del nido.

La riapertura (temporanea)

La conseguenza immediata dell’ordinanza del Consiglio di Stato è stata la sospensione della precedente delibera e quindi la chiusura del nido Magnolia è stata, temporaneamente, sospesa a sua volta. Dal momento della pubblicazione dell’ordinanza è scattato un periodo di attesa da parte delle famiglie coinvolte, incerte sul da farsi: iscrivere o meno i propri figli in altri nidi?

Ad agosto, il Comune ha nuovamente riaperto il canale di comunicazione con le famiglie inviando, a nome della dirigente Maria Antonietta Luciani, una mail con la quale veniva fatta richiesta alle tredici famiglie, che nelle settimane precedenti avevano resa nota la propria volontà di continuare il percorso al Magnolia, di confermare questa decisione. Solo dieci famiglie su tredici hanno optato per questa scelta e i loro figli a settembre sono regolarmente rientrati nell’immobile di via Passeri. Con una delibera comunale del 12 agosto poi le iscrizioni al nido Magnolia sono state riaperte (il Comune aveva parlato allora di un’apertura «di carattere interinale, in attesa di pronuncia da parte del Tar») limitatamente ai bimbi nati prima del 14 aprile 2024, data entro cui si sarebbero chiuse le iscrizioni se il Comune avesse avviato l’iter di soppressione.

Chi nel frattempo, in previsione della chiusura del Magnolia, aveva deciso di inserire i propri figli nelle liste d’attesa degli altri nidi, ha avuto la possibilità di scegliere la frequenza al nido “Magnolia” ripresentando la domanda, senza ripagare la tassa di iscrizione, entrando così in una nuova graduatoria e annullando in tal modo la precedente posizione in graduatoria.

Ma la linea politica non cambia

A fine luglio, nel corso di un incontro tra il sindaco Alessandro Rapinese e le famiglie coinvolte dalla vicenda della chiusura del nido, l’amministrazione comunale aveva però nuovamente chiarito le proprie intenzioni. «C’è una situazione legale in itinere - ha detto Rapinese - che andrà definita nel merito, ma politicamente non è cambiato nulla: anzi sono più convinto di prima».

Non solo vie legali: i genitori protestano

Nel corso dello svolgimento dell’iter legale che ha portato da un primo passaggio al Tar, all’ordinanza del Consiglio di Stato e poi all’udienza di ieri cui seguirà nelle prossime settimane la sentenza dei giudici del Tar, le famiglie non sono rimaste con le mani in mano. La protesta per la chiusura del nido Magnolia ha in qualche modo anticipato le proteste che si stanno dispiegando in queste ultime settimane sul fronte della chiusura delle scuole, in particolare quelle di via Perti e via Carluccio.

La prima occasione di manifestazione pubblica della propria contrarietà alla decisione del sindaco è stata per i genitori dei bimbi frequentanti il nido di via Passeri proprio a marzo, a ridosso della delibera di giunta, quando mamme e papà si sono presentate nel cortile antico di Palazzo Cernezzi, insieme ai giostrai che manifestavano invece contro un’altra decisione del Comune (quella che ha ridotto gli spazi a disposizione del Luna Park a Muggiò).

Quindi, a pochi giorni di distanza, i genitori hanno organizzato una nuova protesta, questa volta proprio all’interno della struttura di via Passeri, dove si sono riunite le 32 famiglie coinvolte dalla vicenda.

Al momento quindi non resta che attendere la pronuncia dei giudici del Tar che, di fatto, costituirà la prima sentenza sul tema. Nel frattempo, dal 2 settembre l’attività educativa al nido Magnolia è ripresa, vista la sospensiva sulla delibera del Comune, sebbene ci sia stata una riduzione degli educatori impiegati nella struttura, anche a fronte del numero più esiguo di bambini frequentanti. Tante famiglie, infatti, nei mesi intercorsi tra la delibera e l’ordinanza del Consiglio di Stato, hanno deciso di iscrivere o spostare i propri figli in altre strutture del territorio comunale.

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