Cronaca / Como città
Martedì 18 Giugno 2024
Maturità, i ragazzi comaschi tra paure, speranze e gesti scaramantici (il video)
Scuola Ecco tutte le tracce del tema di italiano: dalla Costituzione all’elogio dell’imperfezione di Rita Levi Montalcini
“Il pellegrinaggio” di Ungaretti e “I quaderni di Serafino Gubbio operatore” di Luigi Pirandello per l’analisi del testo; un passaggio tratto da “Storia d’Europa” di Giuseppe Galasso, un testo di Maria Agostina Cabiddu pubblicato sulla “Rivista Aic (Associazione italiana dei costituzionalisti)” e un articolo della giornalista Nicoletta Polla Mattiot su “Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, Natura fra ascolto e comunicazione” per il testo argomentativo; infine per i temi di attualità l’”Elogio dell’imperfezione” di Rita Levi Montalcini e una riflessione partendo da un testo Testo tratto da Maurizio Camilito in “Profili, selfie e blog”.
Sono questi i temi proposti anche ai 3892 ragazzi comaschi chiamati alla prima prova dell’esame di Stato, ovvero il tema di italiano.
Domani tutti di nuovo in classe per la seconda prova che, parlando con ragazzi e professori, sembra essere quella che preoccupa di più. Gli studenti del classico avranno a che fare con il greco, mentre matematica toccherà allo scientifico, quindi la terza lingua al linguistico, proseguendo in tutti gli altri indirizzi con una prova riguardante le discipline caratterizzanti i singoli percorsi di studio. La sorpresa più grande è sicuramente stata il greco al classico, dato che non usciva dal 2018.
L’ultimo scoglio da superare sarà quello del colloquio orale, a partire da lunedì, volto a valutare la capacità del candidato di cogliere i collegamenti tra le conoscenze acquisite durante l’anno. Si partirà da uno spunto iniziale scelto dalla commissione e, da lì, i ragazzi dovranno collegarsi alle varie materie. Date e ordine degli orali sono stati stabiliti lunedì, quando si sono svolte le riunioni plenarie delle commissioni d’esame e relativo sorteggio della lettera alfabetica. Il consiglio degli esperti, sia per quanto riguardava la preparazione pre esame che tra una prova e l’altra, è quello di evitare di passare troppe ore sui libri o addirittura le notti, ma piuttosto di arrivare in classe quanto più possibile riposati, rivedendo eventualmente solo i concetti su cui si hanno dei dubbi.
Analisi testo, proposta A1
La prima traccia proposta è l’analisi della poesia di Giuseppe Ungaretti “Pellegrinaggio” scritta nell’agosto 1916, in piena Prima Guerra Mondiale.
In agguato
in queste budella
di macerie
ore e ore
ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
come una suola
o come un seme
di spinalba
Ungaretti
uomo di pena
ti basta un’illusione
per farti coraggio
Un riflettore
di là
mette un mare
nella nebbia
Gli studenti potevano o «rispondere punto per punto» a una serie di 4 quesiti oppure «costruire un unico discorso» che però doveva «comprendere le risposte a tutte le domande proposte». Ecco le domande:
1. Presenta sinteticamente il contenuto della poesia e descrivine la struttura metrica
2. Individua le similitudini utilizzate da Ungaretti nella prima parte della poesia e illustrane il significato
3. Per quale motivo il poeta si riferisce a se stesso come “uomo di pena”
4. La parte conclusiva del componimento esprime la volontà di sopravvivenza attraverso il ricorso a un’immagine attinente al tema della luce: illustrala e commentale
Analisi testo, proposta A2
La seconda proposta relativa all’analisi del testo chiama in causa Luigi Pirandello e, in particolare, i Quaderni di Serafino Gubbio Operatore.
“Soddisfo, scrivendo, a un bisogno di sfogo, prepotente. Scarico la mia professionale impassibilità e mi vendico, anche; e con me vendico tanti, condannati come me a non esser altro, che una mano che gira una manovella.
Questo doveva avvenire, e questo è finalmente avvenuto!L’uomo che prima, poeta, deificava i suoi sentimenti e li adorava, buttati via i sentimenti, ingombro non solo inutile ma anche dannoso, e divenuto saggio e industre, s’è messo a fabbricar di ferro, d’acciajo le sue nuove divinità ed è diventato servo e schiavo di esse.Viva la Macchina che meccanizza la vita!”“Vi resta ancora, o signori, un po’ d’anima, un po’ di cuore e di mente? Date, date qua alle macchine voraci, che aspettano! Vedrete e sentirete, che prodotto di deliziose stupidità ne sapranno cavare.
Per la loro fame, nella fretta incalzante di saziarle, che pasto potete estrarre da voi ogni giorno, ogni ora, ogni minuto?”“È per forza il trionfo della stupidità, dopo tanto ingegno e tanto studio spesi per la creazione di questi mostri, che dovevano rimanere strumenti e sono divenuti invece, per forza, i nostri padroni.
La macchina è fatta per agire, per muoversi, ha bisogno di ingojarsi la nostra anima, di divorar la nostra vita. E come volete che ce le ridiano, l’anima e la vita, in produzione centuplicata e continua, le macchine? Ecco qua: in pezzetti e bocconcini, tutti d’uno stampo, stupidi e precisi, da farne, a metterli sù, uno su l’altro, una piramide che potrebbe arrivare alle stelle. Ma che stelle, no, signori! Non ci credete. Neppure all’altezza d’un palo telegrafico. Un soffio li abbatte e li ròtola giù, e tal altro ingombro, non più dentro ma fuori, ce ne fa, che – Dio, vedete quante scatole, scatolette, scatolone, scatoline? – non sappiamo più dove mettere i piedi, come muovere un passo. Ecco le produzioni dell’anima nostra, le scatolette della nostra vita!“Che volete farci? Io sono qua. Servo la mia macchinetta, in quanto la giro perché possa mangiare. Ma l’anima, a me, non mi serve. Mi serve la mano; cioè serve alla macchina. L’anima in pasto, in pasto la vita, dovete dargliela voi signori, alla macchinetta ch’io giro. Mi divertirò a vedere, se permettete, il prodotto che ne verrà fuori. Un bel prodotto e un bel divertimento, ve lo dico io”.
Anche qui i maturandi avevano due scelte: fare un discorso unico o rispondere a quattro domande e, nello specifico:
1. Sintetizza il contenuto del brano e individua la tesi sostenuta dal protagonista
2. Nel testo Pirandello utilizza numerosi espedienti espressivi: individuali e illustrane lo scopo
3. Commenta la frase “Per la loro fame, nella fretta incalzante di saziarle, che pasto potete estrarre da voi ogni giorno, ogni ora, ogni minuto”?
4. Illustra la visione del futuro che Serafino prospetta quando afferma: “Mi divertirò a vedere, se permettete, il prodotto che ne verrà fuori. Un bel prodotto e un bel divertimento, ve lo dico io”
Inoltre i maturandi «sulla base dell’analisi condotta» erano chiamati ad approfondire «l’interpretazione complessiva del brano, facendo ricorso alle conoscenze e alle letture personali, con opportuni collegamenti ad altri testi e autori noti che presentino particolari riferimenti agli effetti che lo sviluppo tecnologico può produrre sugli individui e sulla società contemporanea».
Testo argomentativo, proposta B1
La prima traccia sul testo argomentativo parte da uno scritto di Giuseppe Galasso sulla situazione dell’Europa nel periodo della Guerra fredda.
«La condizione così determinatasi nelle relazioni internazionali, in particolare fra i grandi vincitori della guerra e in Europa, fu definita «guerra fredda». La definizione, volutamente antitetica, esprimeva bene la realtà delle cose. Lo stato di pace tra le due massime potenze dei rispettivi campi e tra i loro alleati non poteva ingannare sulla realtà di un conflitto ben più consistente e, soprattutto, ben diverso nella sua cronicità, nelle sue manifestazioni e nei modi del suo svolgimento rispetto alla consueta contrapposizione di posizioni e di interessi nei rapporti fra potenze anche nelle fasi di grande tensione internazionale. A conferire al conflitto questo aspetto inedito valse certamente, e fu determinante, l’«equilibrio del terrore» affermatosi con l’avvento delle armi atomiche. E tanto più in quanto nel giro di una dozzina di anni i nuovi armamenti e i sistemi di piazzamento, lancio e destinazione fecero registrare perfezionamenti di tecnica, di precisione e di potenza tali da lasciar prevedere senza possibilità di incertezza che un conflitto atomico avrebbe provocato una catastrofe totale delle possibilità stesse di vita dell’intera umanità non solo e non tanto per le perdite e le rovine che avrebbe provocato quanto per l’alterazione insostenibile che avrebbe arrecato all’ambiente terrestre dal punto di vista, appunto, della sopravvivenza stessa del genere umano.
Si prospettava, insomma, un tipo di conflitto i cui risultati finali, chiunque fosse il vincitore, sarebbero stati relativi proprio a questa sopravvivenza più che a qualsiasi altra posta in gioco. Ciò costringeva tutti i contendenti al paradosso di una pace obbligata, di un confronto che poteva andare oltre tutti i limiti tollerabili in una condizione di pace e perfino giungere all’uso di armi potentissime, ma pur sempre non atomiche, armi «convenzionali», come allora furono definite, ma non poteva e, ancor più, non doveva superare la soglia critica segnata da un eventuale impiego delle armi atomiche. Come non era mai accaduto prima, l’uomo restava, così, prigioniero della potenza che aveva voluto e saputo raggiungere. Uno strumento di guerra, di distruzione e di morte di inaudita efficacia si convertiva in una garanzia, del tutto impreveduta, di pace a scadenza indefinita. La responsabilità gravante sugli uomini politici e sui governi dei paesi provveduti di armi atomiche superava di gran lunga, nella sua portata e nella sua stessa qualità morale e politica, qualsiasi altro tipo di responsabilità che fino ad allora si fosse potuto contemplare nell’esercizio del potere. Sorgeva anche subito il problema della eventuale proliferazione di un siffatto tipo di armamenti. Che cosa sarebbe potuto accadere se essi fossero venuti nella disponibilità di un gran numero di paesi e, soprattutto, se si fossero ritrovati nelle mani di leaders che non fossero quelli di grandi potenze aduse a una valutazione globale dei problemi politici mondiali e continentali e fossero, invece, fanatici o irresponsabili o disperati o troppo potenti in quanto non soggetti al controllo e alle limitazioni di un regime non personale e alle pressioni dell’opinione pubblica interna e internazionale? La lotta contro la proliferazione delle armi atomiche e per il disarmo in questo campo divenne perciò un tema centrale della politica internazionale e vi apportò un considerevole elemento sedativo (per così dire) di eventuali propensioni a varcare le soglia del temibile rischio di una guerra atomica».
Come per la comprensione del testo, anche qui i candidati potevano o «rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte». Ovvero:
1.Sintetizza il contenuto del brano.
2. Qual è, secondo lo storico Giuseppe Galasso (1929-2018), il significato delle espressioni «guerra fredda» e «equilibrio del terrore»?
3.Spiega per quale motivo l’uso dell’arma atomica provocherebbe «una catastrofe totale delle possibilità stesse di vita dell’intera umanità».
4.Quali sono le considerazioni che, secondo l’autore, motivano «la lotta contro la proliferazione delle armi atomiche e per il disarmo»?
Inoltre la traccia proponeva un’ulteriore riflessione per i maturandi:
«Ritieni che il cosiddetto «equilibrio del terrore» possa essere considerato efficace anche nel mondo attuale, oppure sei dell’opinione che l’odierno quadro geo politico internazionale richieda un approccio diverso per affrontare gli scenari contemporanei?
Sviluppa in modo organico e coerente le tue argomentazioni, richiamando le tue conoscenze degli avvenimenti internazionali, anche facendo riferimento ad opere artistiche, letterarie, cinematografiche e/o teatrali attinenti all’argomento».
Testo argomentativo, proposta B2
La seconda traccia sul testo argomentativo, invece, prende spunto da un testo della costituzionalista Maria Agostina Cadiddu.
«Bellezza, a nostro avviso, dovrebbe essere, in una immaginaria carta di identit dell’Italia, il primo fra i suoi segni particolari, questa essendo, principalmente, la ragione per cui milioni di visitatori arrivano ogni anno nel nostro paese, attratti dal suo immenso patrimonio naturale e culturale, che non ha eguali nel resto del mondo, e nella densità e diffusione, cioè dal radicamento di questo patrimonio nel territorio, nella storia e nella coscienza del suo popolo. [...]
La lungimirante intuizione dei Costituenti di riunire in un unico articolo e di collocare fra i principi fondamentali la promozione dello sviluppo culturale e della ricerca scientifica e tecnica e la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione ci dice non solo del rango da essi assegnato a beni e interessi con ciò posti a fondamento dell’identità nazionale ma anche della loro consapevolezza circa lo stretto legame tra memoria del passato e proiezione nel futuro di un paese così ricco di storia, natura e cultura come l’Italia. [...]
Sappiamo come la furia della ricostruzione prima e il prevalere delle ragioni di un malinteso sviluppo economico poi abbiano troppo spesso pretermesso quei principi, finendo per colpire anche il nesso fra salvaguardia del patrimonio e progresso culturale e sociale del Paese che la Costituzione indica come fondamentale. [...]
Eppure, a ben guardare, la coscienza della funzíone civile del patrimonio storico-artistico non è mai, nel frattempo, venuta meno e anzi spesso si è tradotta in manifestazioni spontanee di cittadinanza attiva e nella nascita di formazioni sociali, più o meno strutturate, per la cura delle cose d’arte, dei paesaggi e dei luoghi “del cuore”, per l’organizzazione di festival e manifestazioni culturali e artistiche di diverso genere: da Italia nostra al Touring club italia, al Fai fino alle associazioni e comitati privi di personalità giuridica ma non per questo meno capaci di testimoniare quei “legami e responsabilità sociali che proprio e solo mediante il riferimento a un comune patrimonio di cultura e di memoria prendono la forma del patto di cittadinanza”.
Questo è allora, il punto: la crescente domanda di arte, di musica, di paesaggio, di letteratura, in una parola di “bellezza” non può, in alcun modo, essere ricondotta alla categoria dei “beni di lusso” o, peggio, all’effimero e al superfluo. Al contrario, essa ha direttamente a che fare con il senso di appartenenza, di identità e memoria, con il benessere e la (qualità della) vita delle persone e delle comunità, insomma con una cittadinanza “pleno iure” e se è così nessuno deve rimanerne escluso.»
Ecco i quesiti legati al testo:
1. Riassumi il contenuto del brano nei suoi snodi tematici essenziali.
2. Per quale motivo, a tuo avviso, “l’intuizione dei costituenti” è definita lungimirante?
3. Nel brano si afferma che ’la coscienza delle funzione civile del patrimonio storico-artistico non è mai, nel frattempo, venuta meno’: individua i motivi di tale convinzione.
4. Perché, a giudizio dell’autrice, la ’crescente domanda (...) di “bellezza non può rientrare nella ’categoria dei beni di lusso’?
Produzione
Sulla base delle tue conoscenze personali, delle tue esperienze e della tua sensibilità elabora un testo nel quale sviluppi il tuo ragionamento sulla tematica proposta nel brano. Argomenta in modo tale che gli snodi della tua esposizione siano organizzati in un testo coerente e coeso.
Testo argomentativo, proposta B3
È di una giornalista il terzo testo della traccia argomentativa. Lei è Nicoletta Polla-Mattiot e lo scritto da analizzare è “Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura tra ascolto e comunicazione”.
«Concentrarsi sul silenzio significa, in primo luogo, mettere l’attenzione sulla discrezionalità del parlare. Chi sceglie di usare delle parole fa un atto volontario si assume dunque tutta la responsabilità del rompere il silenzio.
Qualsiasi professionista della comunicazione studia quando è il momento opportuno per spingersi nell’agone verbale: la scelta di «smettere di tacere» è un atto rituale di riconoscimento dell’altro. [...] Si parla perché esiste un pubblico, un ascoltatore. Si parla per impostare uno scambio. Per questo lavorare sull’autenticità del silenzio e, in particolare, sul silenzio voluto e deliberatamente scelto, porta una parallela rivalutazione del linguaggio, la sua rifondazione sul terreno della reciprocità. Dal dire come getto verbale univoco, logorrea autoreferenziale, al dialogo come scambio contrappuntistico di parole e silenzi.
Ma il silenzio è anche pausa che dà vita alla parola. La cesura del flusso ininterrotto, spazio mentale prima che acustico. [...] Nell’intercapedine silenziosa che si pone tra una parola e l’altra, germina la possibilità di comprensione. Il pensiero ha bisogno non solo di tempo, ma di spazi e, come il linguaggio, prende forma secondo un ritmo scandito da pieni e vuoti. È questo respiro a renderlo intelligibile e condivisibile con altri. Il silenzio è poi condizione dell’ascolto. Non soltanto l’ascolto professionale dell’analista (o dell’esaminatore, o del prete-pastore), ma della quotidianità dialogica. Perché esista una conversazione occorre una scansione del dire e tacere, un’alternanza spontanea oppure regolata (come nei talk show o nei dibattiti pubblici), comunque riconosciuta da entrambe le parti. L’arte salottiera e colta dell’intrattenimento verbale riguarda non solo l’acuta scelta dei contenuti, ma la disinvoltura strutturale, l’abile dosaggio di pause accoglienti e pause significanti, intensità di parola e rarefazione, esplicito e sottinteso, attesa e riconoscimento. Si parla «a turno», si tace «a turno».
Queste le domande proposte ai candidati:
1. Riassumi il contenuto del brano e individua la tesi con le argomentazioni a supporto.
2. Perché la scelta di «smettere di tacere» è un atto rituale di riconoscimento dell’altro? Illustra il significato di questa frase nel contesto del ragionamento dell’autrice.
3. Quali sono le funzioni peculiari del silenzio? E i benefici che esso fornisce alla comunicazione?
4. La relazione tra parola, silenzio e pensiero è riconosciuta nell’espressione ’spazio mentale prima che acustico’: illustra questa osservazione.
Commenta il brano proposto elaborando una tua riflessione sull’argomento come delineato criticamente da Nicoletta Polla-Mattiot. Condividi le considerazioni contenute nel brano? Elabora un testo in cui esprimi le tue opinioni organizzando la tua tesi e le argomentazioni a supporto in un discorso coerente e coeso.
Tema di attualità, proposta C1
L’imperfezione come valore è il tema della prima traccia sull’attualità. Spunto un testo tratto da Rita Levi-Montalcini, Elogio dell’imperfezione
«Considerando in retrospettiva il mio lungo percorso, quello di coetanei e colleghi e delle giovani reclute che si sono affiancate a noi, credo di poter affermare che nella ricerca scientifica, né il grado di intelligenza né la capacità di eseguire e portare a termine con esattezza il compito intrapreso, siano i fattori essenziali per la riuscita e la soddisfazione personale. Nell’una e nell’altra contano maggiormente la totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà: in tal modo possiamo affrontare problemi che altri, più critici e più acuti, non affronterebbero.
Senza seguire un piano prestabilito, ma guidata di volta in volta dalle mie inclinazioni e dal caso, ho tentato [...] di conciliare due aspirazioni inconciliabili, secondo il grande poeta Yeats: «perfection of the life, or of the life and of the work». Il fatto che l’attività svolta in modo così imperfetto sia stata e sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia, mi fa ritenere che l’imperfezione nell’eseguire il compito che ci siamo prefissi o ci è stato assegnato, sia più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione.».
Nell’opera autobiografica da cui è tratto il testo proposto, Rita Levi-Montalcini (1909 — 2012), Premio Nobel per la Medicina nel 1986, considera l’imperfezione come valore. A partire dal brano e traendo spunto dalle tue esperienze, dalle tue conoscenze e dalle tue letture, rifletti su quale significato possa avere, nella società contemporanea, un ’elogio dell’imperfezione’.
Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.
Tema di attualità, proposta C2
Il secondo tema di attualità, nonché ultima traccia delle prove proposte alla maturità 2024, parte da un testo diMaurizio Caminito, direttore della Biblioteca centrale per ragazzi di Roma. Il testo si intitola: “Profili, selfie e blog“
«Quando cambia il modo di leggere e di scrivere, cambiano anche le forme più consolidate per trasmettere agli altri (o a se stessi) le proprie idee e i propri pensieri. E non c’è forse nessuna forma lettera (o para letteraria) che, nell’epoca della cosiddetta rivoluzione digitale, abbia subìto una mutazione pari a quella del diario.
Il diario segreto, inteso come un quaderno o un taccuino in cui si annotano pensieri, riflessioni, sogni, speranze, rigorosamente legati alla fruizione o (ri)lettura personale, non esiste più. Non solo perché ha mutato forma, lasciando sul terreno le sembianze di scrigno del tesoro variamente difeso dalla curiosità altrui, ma perché ha subìto un vero e proprio ribaltamento di senso. Nel suo diario Anna Frank raccontava la sua vita a un’amica fittizia cui aveva dato il nome di Kitty. A lei scrive tra l’altro: “Ho molta paura che tutti coloro che mi conoscono come sono sempre, debbano scoprire che ho anche un altro lato, un lato più bello e migliore. Ho paura che mi beffino, che mi trovino ridicola e sentimentale, che non mi prendano sul serio. Sono abituata a non essere presa sul serio ma soltanto l’Anna ’leggera’ v’è abituata e lo può sopportare, l’Anna ’più grave’ è troppo debole e non ci resisterebbe.”
Chi oggi scrive più in solitudine, vergando parole sui fogli di un quaderno cui solo lui (o lei) ha la chiave?
Chi cerca attraverso il diario, la scoperta di un “silenzio interiore”, la parte più profonda di sé che costituirà, per chi lo scrive, il fondamento dell’incontro con gli altri?
I primi elementi a scomparire sono stati la dimensione temporale e il carattere processuale della scrittura del diario, non tanto rispetto alla vita quotidiana, quanto nei confronti di un formarsi graduale della personalità. Il diario dell’era digitale è una rappresentazione di sé rivolta immediatamente agli altri. Nasce come costruzione artificiale, cosciente, anzi alla ricerca quasi spasmodica del giudizio (e dell’approvazione) degli altri. Rischiando di perdere così uno degli elementi essenziali del diario così come lo abbiamo conosciuto finora: la ricerca di sé attraverso il racconto della propria esperienza interiore. Che viene sostituita dall’affermazione di sé attraverso la narrazione mitica ( o nelle intenzioni mitopoietica) di ciò che si vorrebbe essere».
Nel brano l’autore riflette sul mutamento che ha subìto la scrittura diaristica a causa dell’affermazione dei blog e dei social: esponi il tuo punto di vista sull’argomento e confrontati in maniera critica con le tesi espresse nel testo. Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.
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