Medici di base in difficoltà: la visita va chiesta con l’app

Salute Faticano a rispondere al telefono e l’appuntamento è tra un mese. Il nostro test con i dottori della città. «Ma accesso libero in caso di urgenza»

Il primo appuntamento con il proprio medico? Tra quaranta giorni, il prossimo 20 novembre.

Diversi medici di famiglia hanno iniziato ad usare una applicazione, doctolib, per dare modo agli assistiti di fissare una visita. Ma il risultato è tutt’altro che un successo: negli ambulatori c’è un effetto overbooking. Al telefono molti pazienti riferiscono di faticare molto prima di trovare libero nelle fasce orarie indicate. Alcuni medici preferiscono, nonostante le code, lasciare una finestra per le urgenze ad accesso libero.

Fatta una prova ieri, per esempio, la dottoressa Lucia Cacciapuoti, la cui segreteria risponde tra le 8 e le 10, sulla nuova piattaforma online risulta avere posti solo dal 20 novembre. E molti medici hanno posto anche più in là. «Uso l’app solo per le visite programmabili – riferisce la dottoressa – per tutte le urgenze al mattino nell’ambulatorio di via Torriani si può invece accedere senza prenotazione. Quanto alle altre richieste rispondo sempre alle mail».

L’effetto overbooking

«L’app può essere uno strumento di supporto per fissare visite nel lungo periodo – dice la collega Antonella Zaccariello – per un confronto, per ricevere un consiglio. È facile magari per chi non riesce a chiamare la segreteria durante le ore aperte alle prenotazioni. Però chi sta male o deve fare un certificato ha di prima mattina la possibilità di venire in ambulatorio. Poi, certo, con il grande aumento degli assistiti riuscire a dare a tutti una risposta è complicato».

Servono dialogo e collaborazione tra medici e pazienti. Questi ultimi sono circa 1600 per ogni medico, a Como e provincia. «C’è un effetto overbooking – spiega Massimo Monti, dottore e segretario provinciale della Federazione medici di medicina generale – i pazienti sono tanti e le chiamate al telefono sono decine e decine ogni mattina. Io faccio ancora fissare a tutti la prenotazione e la percezione è che in effetti gli assistiti facciano fatica a mettersi in contatto. Dunque i canali online possono aiutare, ma hanno senso se le tempistiche sono ragionevoli».

Per le ricette dei farmaci d’uso abituale, le medicine per malattie croniche, quasi tutti i medici usano mail e sistemi automatici. «Ma per malattia o nuovi bisogni bisogni venire per forza – dice Raffaella Petruni – io online uso millebook, un sito che permette di condividere alcune informazioni e di consultare l’agenda. In ambulatorio invece tengo sempre qualche buco per le urgenze da vedere in giornata. Whatsapp non si può usare per ragioni di privacy. Se poi un paziente vuole inviarmi un messaggio lo leggo, rispondo, non blocco, però non va bene per ricette o referti».

A proposito di accesso libero la dottoressa Elisabetta Setti in via Leoni riceve di prima mattina senza prenotazione e i pazienti segnalano lunghe attese. Ieri è stato impossibile contattare al telefono la dottoressa. Online si trova un numero fisso mentre il portale dell’Asst Lariana ne riporta un altro, entrambi non hanno messaggi in segreteria per dare ulteriori informazioni.

La zona grigia

«I nuovi portali online sono molto pubblicizzati e per noi sono a pagamento – spiega Arnaldo Butti, medico albatese con una pronta risposta al telefono che utilizza anche per i pazienti – diciamo che il problema è reale, piove sul bagnato. Le attese si allungano, gli assistiti sono troppi. Noi abbiamo una segreteria e il sito della cooperativa Medici Insubria utile anche alle prenotazioni».

«Siamo in una zona grigia – dice Chiara Ponzoni, giovane dottoressa comasca – non siamo ancora abbastanza informatizzati, noi medici come pure la popolazione. Ciascuno di noi come libero professionista si organizza come crede, abbiamo delle segreterie, ma in effetti non è facile dare a tutti una risposta pronta, come non per i pazienti è facile orientarsi».

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