Emergenza e chirurgia, le specialità snobbate dai nostri giovani medici

Il caso In aumento il numero dei posti scoperti - Tra le meno richieste Anestesia e Medicina interna - Scarso appeal per Malattie infettive e Farmacologia

Il 44% delle borse delle scuole di specializzazione in medicina tra Varese e Como non sono state assegnate. Su 204 posti totali 89 all’università dell’Insubria sono rimasti vuoti.

Negli ultimi anni la percentuale di banchi rimasti vuoti per diventare medico specialista è cresciuta, complice anche il maggior numero di borse finanziate. Al mondo della sanità mancano nuove leve.

Sopra la media

All’interno del nostro ateneo ci sono scuole di specializzazione che tengono e che nel 2024-2025 hanno ottenuto risultati sopra la media nazionale. Per esempio Geriatria (20% di borse non assegnate) e Ortopedia (11%), due scuole che sono ormai di stanza a Como all’interno dell’ospedale Sant’Anna.

Altre invece hanno un numero di iscrizioni preoccupante. Chirurgia toracica, come Farmacologia e Malattie infettive, hanno pochi posti a disposizione, ma quest’anno in classe non c’è nemmeno uno studente, zero le borse assegnate. Sono pochissimi i novelli dottori alla scuola di Chirurgia generale, una sola borsa assegnata su dieci, una su quattro ad Anatomia, tre su dieci in Anestesia e Medicina riabilitativa. Le borse non assegnate in Medicina d’urgenza sono il l’82% (nonostante il potenziamento del corso), in Medicina interna l’81%. Già a settembre il ministero ha disposto la chiusura delle scuole di Dermatologia, Medicina legale e Chirurgia plastica in mancanza di studenti e docenti.

A questi dati poi occorre sommare il tasso di abbandono, gli studenti che si ritirano in corso d’anno sono in media l’11%. Nel 2023, tra borse non assegnate e ritiri, nell’ateneo varesino e comasco i posti vuoti erano il 47%, nel 2022 il 33%, nel 2021 il 29%.

A livello nazionale la media delle borse non assegnate nel 2024 è pari al 32%. Ad essere più in crisi sono sempre le specialità più dure e meno remunerative, mentre tra gli atenei italiani soffrono le università più periferiche. Non hanno particolari problemi le scuole di medicina di Palermo, della Cattolica di Milano, di Bologna, Torino o della Sapienza, tutte sopra al 90% di copertura delle borse nel periodo compreso tra il 2020 e il 2024. La Statale è all’86%, l’Humanitas all’85%. L’Insubria nello stesso lustro è invece nella parte bassa della classifica con il 70% di borse assegnate, pari ad atenei come Foggia, Perugia, meglio di Udine ma peggio di Catanzaro.

Stesso ragionamento per gli infermieri, il corso di laurea presente a Como quest’anno ha assegnato circa la metà delle borse che aveva a disposizione.

Motivi geografici

«Le ragioni sono principalmente geografiche – commenta Massimo Minerva, presidente dell’Associazione liberi specializzandi – Città come Milano, Torino, Roma e Palermo attraggono il maggior numero di iscritti. I centri più periferici hanno invece maggiori difficoltà. Poi è vero ci sono singole scuole che fanno eccezione, che nonostante la posizione calamitano storicamente gli iscritti perché sono famose e blasonate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA