Mercato, da oggi lo sfratto: «E ora il ricorso»

I produttori locali Primo giovedì senza produttori nel padiglione. Banconi ancora presenti, su alcuni il saluto ai clienti

Dopo undici anni di affari e incontri, il padiglione del mercato coperto riservato ad agricoltori e produttori locali oggi resterà vuoto e silenzioso. È un giovedì che segna uno stacco tra un prima e un dopo, tanto nelle abitudini dei comaschi che qui hanno trovato un’alternativa a chilometro zero alla spesa nei supermercati, quanto per le quindici aziende che per undici anni hanno occupato l’ala del mercato il martedì, il giovedì e il sabato mattina. Già ieri il padiglione del Comac (Consorzio mercato agricoltori comaschi) si mostrava ai passanti con un volto diverso. Vuoto, come è normale di mercoledì mattina, ma piccoli dettagli capaci di segnare l’inizio di un periodo nuovo per quest’ala del mercato cittadino. I banconi utilizzati fino a sabato scorso dalle aziende agricole non sono stati spostati perché non sono di proprietà del Comune di Como, bensì della Provincia e rimarranno quindi qui fino a quando non verrà trovata loro una nuova sistemazione.

Il padiglione vuoto

Alcuni però sono già coperti da teli, altri invece conservano igli inviti alla raccolta firme proposta alla clientela nel tentativo di far cambiare idea all’amministrazione comunale che un anno fa ha comunicato la volontà di non rinnovare la convenzione in scadenza (poi prorogata fino a ieri, 31 luglio). Tremila firme che non hanno modificato il corso degli eventi: in consiglio comunale, settimana scorsa, il sindaco Alessandro Rapinese ha ribadito la volontà di intervenire all’interno del padiglione per rimetterlo a norma: «In autunno ci piacerebbe procedere con i lavori e quando lo avremo messo a posto faremo un bando di gara», ha dichiarato in aula.

Nell’attesa però su qualche bancone, come nel caso di quello gestito fino a ieri dall’azienda agricola Rossoni, compare anche un messaggio di arrivederci alla clientela, scritto a penna per chi dovesse passare dal padiglione vuoto, prima che venga definitivamente chiuso e si dia il via ai lavori di ristrutturazione. «Per il momento ci dobbiamo salutare, ma non perdiamoci! I nostri orti sono carichi di prodotti» si legge sul foglio attaccato al bancone, che non è l’unico a ricordare numeri di telefono e contatti delle aziende agricole, distribuite in tutta la provincia. «Siamo molto abbattuti - conferma Giacomo Rossoni - ci vogliono anni per costruirsi una clientela affezionata, per perderla invece bastano pochi giorni. I prodotti dei nostri orti abbondano, ora dovremo pensare a una soluzione per non buttarli».

Il Tar e il futuro del Comac

Intanto, all’interno del consorzio si pensa al futuro e in particolare al ricorso al Tar, per il quale l’assemblea del Comac ha votato a favore e rispetto a cui si attende il parere dei legali. La speranza dei produttori è che, anche se i lavori nel padiglione dovessero iniziare il prossimo autunno, il tribunale dia ragione al Comac e imponga all’amministrazione di trovare ai produttori locali una nuova sistemazione.

Il futuro però resta incerto: «Alcuni di noi cercheranno altri mercati, altri ancora rischiano di chiudere, qualcuno ha trovato una sistemazione nel padiglione dei commercianti: a questo punto il consorzio perde ragione d’esistere, ognuno giustamente dovrà prendere la sua strada - commenta il presidente Giancarlo Costenaro - C’è amarezza, un buon politico dovrebbe agevolare i servizi utili ai cittadini e questo mercato lo era».

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