Cronaca / Como città
Domenica 15 Ottobre 2023
Michael, così geloso e spesso ossessivo prima dell’aggressione «era taciturno»
Il retroscena Da due giorni almeno i fidanzati non si parlavano. Il precedente di luglio e il ritorno di Erika dalla madre
Da due giorni non si parlavano. Michael Patellaro era «taciturno», stando a quanto riferito dalla fidanzata agli inquirenti. Il giorno dell’aggressione, la ragazza alla mattina era uscita, rincasando per pranzo e rimanendo in casa tutto il giorno. Lui non c’era ed era sopraggiunto in un secondo momento. Alla sera lei aveva cucinato e cenato, mentre il venticinquenne non aveva mangiato. Poi la giovane era andata a letto, dove è stata aggredita.
Ma le indagini stanno ricostruendo anche i mesi precedenti, non solo le ultime ore della coppia, partendo da quando i due si erano conosciuti un anno e mezzo fa in un bar della stazione di Varese dove Erika lavorava. Una relazione che per i primi sei mesi – come confermato alla polizia anche dalla madre della giovane, sentita subito nella notte dell’aggressione – era stata normale, con la figlia descritta come «serena e tranquilla».
I problemi sarebbero iniziati a gennaio di quest’anno, con una telefonata in piena notte in cui la figlia, parlando con la mamma, raccontava l’altro volto del fidanzato, quello geloso e ossessivo. Granelli nell’ingranaggio di quella relazione che si sono fatti giorno dopo giorno più presenti e problematici. «Le dissi di lasciarlo e di tornare da me», ha confidato la madre agli inquirenti. Cosa che avvenne effettivamente nel luglio di quest’anno, quando Erika trovò la forza di lasciare Michael e di tornare in casa dalla madre. Poi però la coppia tornò a riavvicinarsi, perché il ragazzo non aveva dove stare. Ecco dunque la richiesta della figlia alla madre di ospitarlo. Ma la gelosia di Michael rovinò anche quella insolita convivenza in casa della madre fin quando – dopo un violento litigio – la mamma lo cacciò di casa. Siamo al 23 agosto. Erika decise di seguire – di nuovo – Patellaro prima da un amico in provincia di Como, poi in quell’appartamento che nelle ultime ore è diventato tristemente noto anche alle cronache nazionali.
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