Milano vieta il fumo nelle aree pubbliche. I medici: «Anche qui»

Il dibattito Dal 2025 stretta sulle sigarette all’aperto a meno di avere 10 metri di distanza da altre persone. Spata: «Controlli difficili». Marzorati: «Passo importante

I divieti che dal 1 genanio il Comune di Milano metterà in atto nei confronti dei fumatori mettono d’accordo i medici comaschi. «È un passo in più nella lotta al tabagismo», riassume la pediatra Roberta Marzorati.

Le nuove regole meneghine rientrano nel regolamento per la qualità dell’aria approvato nel 2020 con l’obiettivo di ridurre della metà le emissioni di CO2 entro il 2050, in particolare all’art. 9 del titolo V in cui si legge che «A far data dal 1 gennaio 2025 il divieto di fumo è esteso a tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico, ivi incluse le aree stradali, salvo in luoghi isolati dove sia possibile il rispetto della distanza di almeno 10 metri da altre persone». La nuova norma andrà a integrare il divieto di fumare tabacco nei parchi pubblici (ecco i luoghi in cui si possa tenere una distanza di almeno 10 metri da altre persone), nei parchi giochi o nelle aree attrezzate per lo sport, alle fermate dei mezzi pubblici, incluse quelle dei taxi, nei cimiteri, nelle aree cani e nelle strutture sportive.

«Inquina come le auto»

E se è vero che a Como, per il momento, non è previsto nulla di simile, in città dal 2019 sono in vigore norme che vietano il fumo di sigaretta «nei giardini pubblici, delimitati con recinzione o con vegetazione, attrezzati con giochi per bambini». Farle rispettare però è complesso, anche se Palazzo Marino ha previsto multe da 40 fino a 240 euro. «È un progetto nobile, soprattutto in un’area metropolitana come Milano dove a volte è difficile distinguere la nebbia dallo smog - commenta Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como - Mi chiedo però come si effettueranno i controlli. Sarebbe più semplice del tutto il fumo». Ancor più, secondo Spata, queste regole potrebbero essere fatte rispettare in una realtà urbana piccola, come Como.

I vantaggi non mancherebbero. «Sono d’accordo con il regolamento - conferma la pneumologa Anna Maspero - Negli Stati Uniti, quando si esce da un locale, bisogna allontanarsi di 8 metri prima di poter fumare, perché il particolato che si produce resta nell’aria e causa danni. D’altra parte ci sono studi acclarati, in particolare quelli di Roberto Boffi (responsabile della Pneumologia dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano) sulla dannosità del fumo per il polmone». Non solo per la maggiore incidenza di tumore che si registra in chi fuma, ma anche perché le polveri sottili che si liberano dalla combustione di sigaretta producono particolato paragonabile all’inquinamento prodotto dalle automobili. «Secondo alcuni studi - ribadisce Marzorati - ci sono aree pedonali con alta presenza di fumatori più inquinate di aree a scorrimento di auto». E a pagarne le conseguenze sono soprattutto le persone più fragili e i bambini. «L’irritazione delle mucose delle vie respiratorie provoca predisposizione ad allergie e malattie virali. Non bisogna essere superficiali ed ignorare queste evidenze scientifiche - conclude Marzorati - Che il fumo aumenti il particolato è un dato di fatto». «L’aria è un bene di tutti - sostiene il pediatra Angelo Selicorni - Ben venga un regolamento come questo che va a migliorarne la qualità».

«Efficacia da confermare»

A confermare questa posizione è il consigliere comunale forzista, nonché medico, Giordano Molteni, pur con qualche distinguo: «Mi sembra un provvedimento di non facile applicazione, la cui efficacia reale è tutta da confermare. C’è un vasto panorama di strumenti per la prevenzione attraverso cui intervenire con certezza di risultati». Ma l’idea trova il favore persino di chi, come Patrizia Lissi, consigliera comunale dem, fuma:«Bisogna avere rispetto degli altri. A Como si potrebbe iniziare con l’obbligo per i fumatori di avere ciascuno il proprio posa cenere portatile».

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