Minacce dall’Iraq sui social del Como: «Se Alì non gioca ribalteremo il mondo»

Il caso Anche la Digos monitora i profili della società sportiva inondati di messaggi - Gli autori? I tifosi del giovane talento Jassim, che per il momento non è mai sceso in campo

All’inizio pareva una cosa folcloristica, esotica, figlia di una squadra, il Como 1907, arrivata in serie A e sempre più internazionale. Con il passare dei giorni, tuttavia, e soprattutto con le prime partite del club guidato da Fabregas, la pressione si è alzata, diventando fastidiosa, culminata con – nelle ultime ore – la comparsa di messaggi pesanti, di insulti e minacce (per fortuna pochi), oltre a “dichiarazioni di guerra” che al momento paiono essere ancora battute fuori luogo, ma su cui comunque la Digos ha iniziato a lanciare un occhio attento. Perché a tutto c’è un limite e la soglia del superamento è abbastanza vicina.

Il tenore dei messaggi

Stiamo parlando del pesante apporto dei tifosi iracheni alle pagine social del Como 1907 successivo all’ingaggio e all’arrivo sul lago della giovanissima stella del calcio asiaticoAli Jassim, classe 2004, senza dubbio promettentissimo come dimostrato anche dal recente gol realizzato con l’Iraq alle Olimpiadi di Parigi. Ali Jassim è un calciatore con dietro un popolo intero che stravede per lui. Al suo arrivo in città, aveva parlato di un «passo importante per la mia carriera», un approdo che era anche il sogno di suo padre purtroppo scomparso.

Dietro al suo nome, e se ne sono accorti subito i tifosi del Como, c’è davvero una nazione intera che ne sta seguendo con passione l’avventura in Italia. Una bella storia, che tale rimane, anche perché Jassim è un giocatore giovane e forte. Tuttavia, in queste prime partite di coppa e campionato il giovane non ha giocato, non impiegato da Fabregas. E la pressione dei suoi tifosi è salita esponenzialmente, con un primo abbozzo di dichiarazioni per nulla simpatiche, principalmente contro l’allenatore (ovviamente non riportiamo gli insulti) colpevole di non far giocare il talento iracheno. La più clamorosa, caricaturale e volutamente esagerata, parla di «attacchi alla Lombardia» e al Lago di Como in caso di mancato impiego nelle prossime partite. «Vi abbiamo regalato un gioiello – dice un altro – non merita la panchina», «la prossima partita se non entri torna in aria» (con il traduttore, ovviamente, non è semplice capire alcuni riferimenti), e ancora «Ali è venuto giù per distruggere la tua religione». A chi fa notare la mancanza di rispetto per gli altri tifosi derivante da questa «occupazione», la risposta è «Incorona la tua testa, prendi subito il tuo turbante». Per concludere con un abbastanza chiaro «ribalteremo il mondo» in caso di mancato impiego nella prossima partita.

Una voce fuori dal coro

Insomma, siamo appena alla seconda gara di serie A e il clima è bello caldo, forse troppo. La situazione non è sfuggita nemmeno alla Digos, che dagli uffici della Questura sta tenendo monitorato i messaggi (e i profili) dei tifosi iracheni che ogni giorno paiono aumentare di tenore e cattiveria, anche se quelli oltre il limite sono davvero (per fortuna) la parte largamente minoritaria. La sintesi migliore, tuttavia, arriva proprio da un supporter di Ali Jassim che si rivolge ai connazionali: «Fratelli, i commenti sulla pagina del Como non dovrebbero concentrarsi solo su Ali Jassim... questa pagina è dedicata a tutta la squadra, non solo a Ali Jassim, capisco il vostro amore ma potrebbe avere un risultato negativo».

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