Minorenni, senza famiglia, in fuga verso il Nord Europa. In due mesi in città ne sono arrivati 140

Migranti Manca una struttura per accoglierli. Don Giusto: «Va riaperto il centro Puzzle di Tavernola. Oggi ci scorrazzano i topi, ma siamo in emergenza»

Tra agosto e settembre in città sono arrivati oltre 140 minori stranieri non accompagnati. Ed ora la grande incognita: dove ospitarli? Eppure a Como una struttura dedicata alla primissima accoglienza esiste e da anni, anche se oggi versa nell’abbandono più completo. Ma secondo gli operatori basterebbe poco per ripristinarla. Si tratta per lo più di adolescenti che sono sbarcati dall’Africa del Nord sulle coste italiane attraversando il Mediterraneo o che sono giunti nel nostro Paese tramite la rotta balcanica. È un’emergenza con dei numeri che sembrano destinati a crescere nel breve periodo.

Mentre si cercano strutture in cui accogliere i minori, la parrocchia di Rebbio, a sue spese, oggi sta facendo dormire in oratorio ben 18 ragazzi. Ne sono passati da lì, da inizio 2022, ben 180. E il Comune, attualmente, ne gestisce circa altri 100, dislocati in varie comunità di accoglienza.

L’impegno su più versanti è notevole. Sono coinvolte sia le istituzioni che dal basso le associazioni e i singoli cittadini che si sono fatti avanti, proponendosi come tutori legali. Ma anche in questo caso solo la rete e il lavorare per un obiettivo comune potranno fare davvero la differenza. «Parte della soluzione per una primissima accoglienza è sotto gli occhi di tutti - ribatte don Giusto Della Valle – Di fronte ha una ripresa così intensa dei flussi migratori va riaperto il centro “Puzzle” di Tavernola, un contesto di proprietà comunale, destinato ai minori stranieri non accompagnati, che purtroppo dal 2015, anno della sua chiusura, è in mano all’incuria».

«Como è città di frontiera, puntualmente si fa carico anche delle “espulsioni” di minori stranieri dalla Svizzera, nonché è presa come tappa di passaggio da giovani che vogliono raggiungere l’Europa centrale»

L’edificio, realizzato su tre piani, presenta tutti i segni del degrado. «Ci scorrazzano i topi, alcuni vetri delle finestre sono rotti, in passato è stato anche un luogo di ricovero per persone senza fissa dimora che ci passavano la notte – continua don Giusto - Fu chiuso per un contenzioso tra il Comune e la cooperativa che lo aveva in gestione, ma in questa fase emergenziale occorre la volontà politica di farlo tornare presto agibile e funzionante. Da parte nostra c’è l’impegno per diventare parte attiva del progetto e a collaborare perché si trovino interlocutori seri con cui insieme far fronte a questa ondata di nuovi arrivi». Da Rebbio l’intenzione è chiara. «Como è città di frontiera, puntualmente si fa carico anche delle “espulsioni” di minori stranieri dalla Svizzera, nonché è presa come tappa di passaggio da giovani che vogliono raggiungere l’Europa centrale, la Germania in particolare, come sta succedendo in questi giorni per molti afghani. Il tema accoglienza - conclude il parroco - deve rimanere una priorità per le istituzioni. Il centro di via Tavernola può ospitare senza problemi i servizi di prima accoglienza e volendo anche una comunità residenziale . È il momento di riaprirne le porte».

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