Cronaca / Como città
Venerdì 24 Gennaio 2025
I minori e quei “giri pericolosi” in centro: «Ci siamo passati. Vite rovinate per nulla»
Le testimonianze Due ragazzi di 15 e 17 anni dopo un reato commesso in città si raccontano: «Con Fondazione Somaschi un percorso per capire la giustizia. Felici di questa seconda chance»
«Sono contento che mi abbiano beccato, altrimenti avrei potuto combinare qualcosa di peggio. Ora mi rendo conto che non vale la pena buttare via la propria vita così».
Da quando hanno commesso il reato per cui ora sono in attesa di processo, due dei ragazzi che hanno preso parte alla nuova edizione del progetto MyMap della comunità per minori Annunciata di Como (al progetto hanno contribuito Fondazione Somaschi Onlus, Asci Don Guanella e Csv Insubria), avevano solo 14 e 16 anni. È passato circa un anno, da quel giorno, in centro a Como, e il loro rapporto con l’aggressività e la violenza che si respirano in certe occasioni per le vie della città è cambiato notevolmente.
Risse e furti
Protagonisti, insieme ad altri coetanei, di un percorso che ha portato alla realizzazione di due video dal titolo “ Giusta giustizia” (usciranno lunedì e saranno disponibili sul canale YouTube della Fondazione Somaschi Onlus), finalizzati a informare i più giovani sui meccanismi della giustizia riparativa e della messa alla prova, questi adolescenti ripercorrono senza imbarazzo le proprie azioni. «Abbiamo rubato perché vedevamo gli altri togliersi sfizi e abbiamo pensato che ne valesse la pena, per venti o cinquanta euro in più. Non era vero. Chiedere scusa non è semplice, soprattutto in certi ambienti, ma quando lo fai ti senti libero. Anche questa è una cosa che non sapevo prima di affrontare questo percorso», racconta il più giovane dei due, oggi quindicenne.
Lo sfondo della loro esperienza è quello di Como e delle sue zone di movida, dove, tra furti e risse, si registrano anche episodi più gravi, come quello di sabato scorso in piazza Volta che ha portato all’accoltellamento di un giovane di 22 anni.
«Non mi dispiace che mi abbiano beccato, perché in quelle situazioni puoi sempre fare di peggio. In questo percorso, invece, ho iniziato a stare meglio», confessa il giovanissimo ospite del centro diurno So-stare, che si svolge negli spazi dell’oratorio di viale Varese e che accoglie ragazzi fragili a rischio di incappare in situazioni socialmente pericolose così come ragazzi già coinvolti in casi giudiziari. «Capita di parlare con amici di quello che è successo - dice invece il diciassettenne, anche lui coinvolto nelle attività del centro diurno -A loro provo a raccontare quello che ho imparato realizzando i video “Giusta giustizia” e cioè che la violenza come vendetta non porta a nulla. Eppure, ne capitano ancora di episodi così tra i miei coetanei... c’è chi è finito nei casini per spaccio».
«Vendetta e giustizia»
La loro storia è importante per i giovani che, invece, rischiano di cascarci. Ne sono consapevoli i due adolescenti del centro dell’Annunciata: «Per i video che usciranno su YouTube abbiamo realizzato una scena, che poi è stata tagliata ma il cui significato è importante: si vedono due persone, prima uno tira un colpo alla nuca e l’altro risponde allo stesso modo, poi c’è un pugno e l’altro risponde con un pugno, alla fine si arriva alla rissa. Succede perché si pensa che con la vendetta si può ottenere rispetto. Ma non è vero. Giustizia è anche mettersi nei panni dell’altro, pensare prima di agire. Bisogna raccontarlo».
Il concetto di messa alla prova minorile, una sospensione temporanea della pena che permette ai minori colpevoli di reato di rimandare il giudizio e affrontare un percorso educativo, è una speranza per i due ragazzi, che sperano di poter avere accesso a questo istituto penale.
«È una seconda chance - conclude il quindicenne - Dovrebbero conoscerla i ragazzi, ma anche chi dice che chi sbaglia deve andare in carcere a prescindere. È importante per chi, come me, finisce nei guai a quattordici anni. È un periodo di tempo per crescere. Il percorso fatto al centro diurno mi ha già aiutato
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