Mister Tan, il cinese milionario di Como. Fattura, non paga Iva e scompare

L’indagine La Procura sulle tracce di un imprenditore che nel 2019, in soli sette mesi, incassò oltre due milioni

La Procura di Como ha notificato in queste ore il decreto di irreperibilità al legale che assiste il signor Ke Tan, cinese, 60 anni, che dopo aver passato mesi tra Como e la Chinatown di Milano dove era il titolare di una attività di commercio all’ingrosso di indumenti non si trova più. Scomparso nel nulla.

Il pubblico ministero Michele Pecoraro lo sta cercando perché sulla sua scrivania c’è un fascicolo che lo riguarda e che è appena stato chiuso, in attesa della fissazione dell’udienza. Un fascicolo che, oggettivamente, ha del clamoroso e che racconta bene anche un problema per nulla marginale: quello delle aziende che aprono, fatturano (anche tanto), non pagano le tasse – nemmeno un centesimo – e poi scompaiono nel nulla inghiottendo anche il titolare, proprio come in questo caso che riguarda l’indagato signor Ke Tan. Irreperibile per tutti, compreso per il proprio avvocato, il legale del foro di Como Davide Arcellaschi. Ma per quale motivo la procura cerca questo sessantenne straniero?

Perché nel 2019, in pochi mesi – stiamo parlando di un periodo che va appena da gennaio a luglio, quando l’attività della “Ji Xiang” cessò, impresa individuale che aveva residenza fiscale a Como – il buon Ke Tan fatturò 2 milioni e 200 mila euro nel commercio all’ingrosso di abbigliamento e accessori, senza però versare allo stato italiano un solo euro di Iva.

Salvo poi chiudere tutto in luglio e, come detto, rendersi irreperibile.

Secondo il pubblico ministero Pecoraro, insomma, il sessantenne cinese, titolare della già citata “Ji Xiang”, avrebbe omesso di versare l’imposta per il valore aggiunto per l’anno 2019, per un importo quantificato – solo in Iva – in 462.679 euro, divisi in due parti da 412 mila euro e poco più di 50 mila. Una tassa che, appunto, avrebbe dovuto essere versata entro il 28 dicembre del 2020 (termine per il periodo di imposta in oggetto) e che si riferiva al fatturato dell’azienda che era stato calcolato in 2 milioni e 200 mila euro in appena sei mesi o poco più.

L’impresa, come detto, aveva cambiato più volte il domicilio fiscale tra Como e la provincia di Milano, con una attività aperta anche in Paolo Sarpi nel capoluogo meneghino, in quella che è la Chinatown milanese.

Il fascicolo è invece finito nel palazzo di giustizia lariano perché il domicilio fiscale è sempre stato nel Comasco, rendendo dunque competente l’Agenzia delle Entrate della nostra città.

Un “fantasma”, insomma, il signor Ke Tan, ma anche un presunto evasore su cui la procura spera di mettere al più presto le mani.

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