Monete, l’odissea del premio: il ministero si oppone di nuovo

Il caso Il ministero della Cultura ha impugnato l’ingiunzione con cui, un mese fa, il tribunale di Milano gli ha imposto di pagare alla società comasca

Il ministero della Cultura ha impugnato l’ingiunzione con cui, appena un mese fa, il Tribunale di Milano gli imponeva di pagare alla società comasca Officine Immobiliari una somma di 295mila euro a titolo di “premio” per il ritrovamento della famose monete romane di via Diaz.

Si tratta di un vero e proprio garbuglio giuridico e burocratico, di quelli nei quali, generalmente, i ministeri sguazzano (pur di non pagare). Per cercare di chiarire un po’ meglio bisogna partire dall’assunto normativo: la legge in Italia dice che al proprietario dell’area in cui venga ritrovato un tesoro, e con esso anche allo scopritore del medesimo tesoro, spetta un premio in denaro fino a un massimo del 25% del suo valore. In un primo momento, il ministero aveva riconosciuto alla società dell’imprenditore Saba Dell’Oca un bonus pari al 9,25% calcolato su un valore di 3,9milioni di euro (comunque distante dalla stima dei mercati numismatici europei, che alle monete attribuivano un valore tra i 9 e gli 11 milioni) e “addizionato” di un’ulteriore trattenuta del 25%. La prima causa intentata contro il ministero era servita per chiarire che il premio avrebbe dovuto essere erogato non solo riconoscendo la srl quale proprietaria del terreno (circostanza inconfutabile) ma anche quale scopritrice, e quindi in diritto di un premio doppio.

Ne erano scaturiti una serie di ricorsi provvisoriamente sfociati nell’emissione del decreto ingiuntivo di marzo, ora opposto. « È sconcertante -dice l’avvocato Oliver Pucillo Furer, legale di Officine Immobiliari- constatare con quanta pretestuosità i funzionari con il loro comportamento ostacolino il disegno del legislatore, che è poi quello di stimolare grazie al premio il cittadino a davvero fare quanto la legge impone, anziché violare la legge e impossessarsi illecitamente dei beni ritrovati. È un sistema ricorrente, finalizzato a fare accettare somme irrisorie per non dovere combattere in tutte le sedi per decenni. Non è questa l’Italia che vorremmo». Prima udienza a Milano ad ottobre, ma prima saranno decorsi i 120 giorni che occorre attendere per potere eseguire l’ingiunzione provvisoriamente esecutiva del Tribunale, previa notificazione di “atto di precetto di pagamento”. Che ci si aspetta verrà anch’esso opposto.

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