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Cronaca / Como città
Lunedì 24 Febbraio 2025
Monete romane, lo Stato tace. E si rifiuta (ancora) di risarcire
Le monete varrebbero, sul mercato internazionale, tra i 9 e gli 11 milioni di euro, mentre da Roma, pur di non scucire un centesimo, sono arrivati a sostenere che le monete avrebbero un valore commerciale pari a zero
Pensiero un po’ scontato ma incontrovertibile: quando c’è da riscuotere lo Stato è puntualissimo, quando invece gli tocca pagare allora scompare. Chiedere, per credere, ai malcapitati scopritori delle celebre monete romane di via Diaz, che in questi giorni hanno incassato l’ennesimo (e definitivo?) parere favorevole di un ennesimo tribunale (il Consiglio di Stato) e che dal 2018 aspettano di incassare anche il premio previsto per gli scopritori di beni archeologici, che la legge quantifica in un una dote «non superiore al 25% del valore del ritrovamento».
Inutile bussare al ministero della Cultura. Da mesi non risponde più nessuno; non alle telefonate, non alle pec, non alle richieste di appuntamento, zero, spariti tutti, silenzio tombale. E questo benché di lavoro da fare ce ne sia ancora parecchio, a partire da quello che dovrebbe condurre a una quantificazione definitiva del valore del tesoro, visto che è su quel valore che andrebbe calibrato il premio. Anche qui, tanto per capirsi: secondo i consulenti numismatici di Officine Immobiliari - la società guidata da Saba Dell’Oca cui si devono scavi e ritrovamento - le monete varrebbero, sul mercato internazionale, tra i 9 e gli 11 milioni di euro, mentre da Roma, pur di non scucire un centesimo, sono arrivati a sostenere che siccome, pur potendolo fare, il ministero per prassi non vende mai i suoi beni, allora le monete avrebbero valore commerciale pari a zero (e il 25% di zero è ovviamente zero).
Vale la pena ricordare anche che, prima di farsi maltrattare dal Tar e dal Consiglio di Stato, gli stessi funzionari si erano detti disponibili a elargire una mancia di 270mila euro, pari a circa il 9% di un valore che loro stessi avevano quantificato a spanne in 4 milioni di euro, e però anche al netto di una ritenuta del 25%, la stessa che si applica alle vincite al gioco, applicata non si capisce sulla base di quale norma (tant’è vero che poi il Consiglio di Stato l’ha dichiarata inapplicabile). Un passaggio va chiarito: Officine Immobiliari, nell’operazione monete, ha iniettato un bel capitale; per consentire la prosecuzione degli scavi all’ex Cressoni e permettere alla squattrinata Soprintendenza di eseguire tutte le lavorazioni del caso, la società si era fatta carico di circa 400mila euro di spese supplementari, ivi compresi i soldi necessari a “sponsorizzare” i successivi studi numismatici. «È desolante - commenta Dell’Oca -. La posizione del ministero è del tutto contraria ai principi della buona fede e della collaborazione voluti dal legislatore nei rapporti tra cittadini e pubbliche amministrazioni, ed è tanto più desolante alla luce di quello che Officine Immobiliari ha fatto e speso per gli studi archeologici».
«Il capo dipartimento - aggiunge l’avvocato Oliver Pucillo Furer, socio nonché legale della srl - è arrivato a sostenere che l’indagine archeologica che abbiamo completato in via Diaz era in realtà necessaria per completare i lavori edili progettati, quando la verità è che la ricerca si estese su un’area di oltre 600 metri quadrati senza nessuna necessità progettuale, se non quella di offrire agli studiosi l’occasione e la possibilità di completare la loro indagine».
Spetta infine al professor Sergio Lazzarini che coordina, quale avvocato e docente di diritto romano, tutta l’attività legale e culturale di Officine Immobiliari, ricordare come anche di recente, il Consiglio di Stato abbia stigmatizzato «una prassi ministeriale gravemente dilatoria riconoscendo al privato, per un caso simile (risalente al 1996), un significativo risarcimento del danno, ma soprattutto trasmettendo d’ufficio copia della sua sentenza alla Corte dei Conti». Sì, perché negare un risarcimento dovuto fino a incappare in una condanna, potrebbe configurare un danno erariale.
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